UNO “SCHIACCIANOCI” DA BOLLINO VERDE ALL’OPERA DI ROMA
Beckmesser
Dei tre balletti di Pëtr Ill’č Čajkovskij , Lo Schiaccianoci è quello più rappresentato, in tutto il mondo, in occasione delle feste di Natale e Fine d’Anno. In Italia se ne contano una dozzina di edizioni da parte di compagnie grandi e piccole- tre nella sola Roma. Tratto da un racconto di E.T.A. Hoffmann che lo stesso autore considerava “decisamente non per bambini” tratta del sogno di una bambina che si innamora di un pupazzo-schiaccianoci regalatole per Natale. Una delle ultime opere di Čajkovskij- quando il compositore attraversava la crisi sensuale che lo portò al suicidio – viene di norma presentato in una versione favolistica edulcorata (quale quella della prima a San Pietroburgo nel 1892). Di recente , coreografie di Nuraiev e di Crancko ne hanno riscoperto (in linea con una partitura morbida e morbosa, più vicina al Novecento ormai alle porte che al tardo-romanticismo) il contenuto erotico, specialmente nel valzer dei fiori e nel pas-de-deux con cui termina il quarto quadro.
Il Teatro dell’Opera di Roma ha inaugurato il 20 dicembre con un gala di beneficienza, un nuovo allestimento che resterà in scena sino al 30. L’impostazione è tradizionale ed elegante. Le scene di Carlo Savi e le luci di Mario De Amicis sono supportate da proiezioni computerizzate che rievocano i laghi baltici non distanti da San Pietroburgo. La coreografia di Slawa Muchamedow segue fedelmente quella originale di Marius Petita. La bacchetta di Nir Kabaretti attenua gli aspetti più sensuali nella consapevolezza che è alle prese con uno spettacolo per famiglie. Una curiosità: il cast è interamente costituito dal corpo di ballo del teatro (eccelle Gaia Straccamore) con l’eccezione di Anton Bogov nel ruolo del principe. Esempio da seguire. Specialmente in questi tempi di crisi.
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