lunedì 19 dicembre 2011

Daniela Dessì trionfa a Roma negli ultimi Quattro Lieder di Strauss in Quotdiano Arte 20 dicembre

Il 18 e 19 dicembre scorso all’Auditorium di Via della Conciliazione

Daniela Dessì trionfa a Roma negli ultimi Quattro Lieder di Strauss
Giuseppe Pennisi
Nel periodo natalizio, in cui si mettono in scena e si suonano spettacoli spesso strettamente legati alle feste, l’Orchestra Sinfonica di Roma (della Fondazione Roma) ha proposto un evento eccezionale all’Auditorium di Via della Conciliazione, il 18 e il 19 dicembre: il debutto di Daniela Dessì nei Quattro Ultimi Lieder di Richard Strauss, diretta da Francesco La Vecchia, di ritorno da una trionfale tournée personale in Cina, dove ha riscosso applausi lunghissimi dirigendo Il Flauto Magico di Mozart presso la China National Opera House di Pechino.
Il percorso artistico di Daniela Dessì è particolarmente importante per la maestria con cui il soprano ha gestito la propria vocalità nel passaggio degli anni. Ha iniziato la carriera giovanissima con Pergolesi, per passare poi al repertorio belcantista e oggi affronta più diversi ambiti del repertorio melodrammatico “pesante”.
I Quattro Ultimi Lieder di Richard Strauss si basano su tre componimenti di Hesse, a cui si accoda un testo di un grande poeta romantico, Joseph von Eichendorff.
Strauss ha composto questo lavoro, a 85 anni, sapendo che sarebbe stato il suo canto del cigno. Circa la sua ultima composizione, i Quattro Lieder, non lascia indicazioni di sorta. Il primo Lied racconta un momento di rinascita: Frühling (Primavera) pennella con tratti leggeri l’emozione di una nuova stagione verdeggiante. Gli altri tre descrivono un lungo commiato, che passa attraverso la chiusura dell’estate in September, la fine di una giornata in Beim Schlafengehen (Andando a dormire) e i rossori del tramonto (Im Abendrot). L’addio si rivolge anche al lessico della grande stagione romantica: la voce en plein air del corno in September, la vibrante melodia del violino solista in Beim Schlafengehen, il canto lineare e spiegato in Frühling.
Tutte sonorità che non si sentivano più da decenni; ma che in mano a Strauss riescono a far dimenticare ogni classificazione storiografica. L’esecuzione richiede un’orchestra enorme ma con sonorità cameristiche e un soprano che sappia ascendere alle tonalità più alte e ridiscendere a quelle gravi.
Successo enorme con bis del primo movimento.

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