il Velino/AGV presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite.
PERCHÉ LA BCE HA DELUSO I MERCATI
Edizione completa
Stampa l'articolo
Roma - Diciamolo francamente: la Banca Centrale Europea (Bce) ha ieri 8 dicembre deluso i mercati. Hanno reagito alle decisioni del Consiglio con un crollo dei maggiori indicatori sulle piazze azionarie e con un aumento dello spread tra le obbligazioni degli Stati più indebitati ed i “bund” tedeschi, ormai diventati il valore di riferimento. Non nascondiamoci dietro ad un dito: non hanno convinto né il ribasso dei tassi di riferimento né il fervorino di Mario Draghi sulla “perpetuità” dell’euro. Il ribasso dei tassi era scontato da tempo a ragione dei segni sempre più eloquenti di recessione nell’eurozona. Il fervorino è parso quello di un parroco di campagna che ammonisce giovanotti in piena esplosione ormonale a non peccare contro il sesto comandamento. Alla vigilia di un vertice europeo difficilissimo, ci si aspettava che la Bce prendesse quelle misure concrete che sono nella sua batteria per evitare il crollo di questo o di quello Stato a rischio nelle more di trattati definiti “stupidi” da Romano Prodi quando era Presidente della Commissione Europea.
A statuti vigenti, infatti, la Bce può uti¬lizzare una chiave importante per giungere ad un duplice obiettivo: rasserenare i mercati e facilitare il negoziato. Può stabilire (ed annunciare) che, in attesa della revisione dei trattati, sosterrà, con acquisti di obbligazioni, gli Stati in difficoltà concretamente impegnati (con fatti non solo con parole) a ri¬strutturare le loro economie, a pareggiare i propri bilanci, a ridurre il debito pubblico e, soprattutto, a migliorare competitività e produttività per rimettersi su un sentiero di sviluppo inclusivo. Ciò naturalmente richiederebbe una delibera del Consiglio della Bce (ed una proposta dall’Esecutivo al Consiglio) – percorso complesso per le difficoltà che possono avere alcuni Stati membri della Banca – ma in linea con l’obiettivo di assicurare stabilità finanziaria e molto meno complicato del negoziato per la revisione dei trattati.
Non solo non lo ha fatto ma da qualche giorno, l’istituto ha rallentato il programma di acquisti di obbligazioni so¬vrane degli Stati dell’eurozona. E’ un segnale più eloquente del fatto che il suo Presidente. Mario Draghi, nella sua prima audizione al Parlamento Europeo ha indicato che, a suo avviso, la Bce dovrebbe assumere un ruolo maggiore nella soluzione della crisi. Potrebbe ma non lo fa. (ilVelino/AGV)
(Giuseppe Pennisi) 09 Dicembre 2011 08:50
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento