martedì 30 marzo 2010

SCONCERTO Il Foglio 31 marzo

SCONCERTO
Giuseppe Pennisi
Parafrasando il Galileo Galilei di Bertold Brecht, “beati i Paesi che non hanno bisogno di osannare i loro Direttori d’orchestra”. Il pubblico romano ha coperto d’ applausi Claudio Abbado, che non veniva nella capitale da quattro anni. Le più alte cariche dello Stato sono corse alla “prima” del concerto replicato nella Sala Santa Cecilia il 26, 28 e 29 marzo, nell’ambito del cartellone in abbonamento dell’Accademia. I critici milanesi che di solito ascoltano con sussiego la musica che si esegue a Roma (e non amano “scendere” nella città “eterna”), sono corsi a frotte; dalle loro testate hanno coperto di lodi il Maestro, l’Orchestra Mozart da lui creata, il programma del concerto e la sua esecuzione. Ciò ha accentuato la vera e propria “febbre Abbado” in quella chiamata (non so quanto appropriatamente) “capitale morale” della Repubblica per i concerti che verranno tenuti al Teatro alla Scala all’inizio di giugno, non solo c’è già il “tutto esaurito” (per i biglietti in pre-vendita; un certo numero di posti deve, in ogni caso, essere disponibile al botteghino nelle ultime 24 ore) ma sono stati segnali casi di bagarinaggio.
Non voglio essere un bastian contrario ad ogni costo, ma credo non sia neanche nell’interesse del Maestro Abbado e della Orchestra Mozart, che tutti si accodino pedissequamente ai coretti a cappella. Ero alla Sala Santa Cecilia, in posizione acusticamente perfetta (fila 14 posto 42) , per il concerto pomeridiano di domenica 28 marzo. A mio avviso, gli osanna vanno temperati da numerosi rilievi.
Il primo riguarda il programma. Prevedeva tre composizioni, la Sinfonia “L’Italiana” di Felix Mendelssohn Bartholdy, il Concerto in Sol Maggiore K 216 di Wolfgang Amadeus Mozart e la Sinfonia in Do Maggiore “Jupiter” K. 551 sempre di Mozart. Due “fuori programma” in risposta alle richieste di bis: un breve pezzo per violino ed orchestra a chiusura della prima parte e l’ouverture “Egmont” di Ludwig van Beethoven al termine della seconda parte. Devo ammettere che non ho neanche riconosciuto il primo “bis” poiché sostanzialmente incolore. Il programma che andava “sul sicuro”: “pezzi” molto noti al grande pubblico, tutti composti a cavallo tra fine Settecento ed inizio Ottocento – repertorio consueto dei concerti domenicali dell’Accademia di Santa Cecilia. Per un “ritorno” a Roma, Abbado avrebbe dovuto osare di più, giustapponendo, ad esempio, quel repertorio venerato dal pubblico più tradizionale (e che comporta organici ridotti) con quegli esempi del grande sinfonismo (se possibile italiano, ad esempio Respighi, Martucci) sovente coperto da una corte di oblio. Abbado è Maestro proprio di grande sinfonismo . Viene il dubbio che i 40 elementi della “sua” Orchestra Mozart sappiano di non potere osare di più. In effetti, a Milano, per la Seconda Sinfonia di Mahler “Resurrezione” vengono rafforzati dai Filarmonici della Scala, da tre cori di prestigio e da due solisti di rango
Abbado ha diretto senza spartito, quasi immobile, con un gesto larghissimo del braccio sinistro e movimenti quasi impercettibili della bacchetta. Uno stile austero ed elegante, teso più a cesellare ed a ricamare che a dare emozioni. L”Italiana” di Mendelssohn Bartholdi, senza dubbio la parte migliore del concerto, è parsa priva della vita interiore e dei turbamenti del giovane compositore del Nord della Germania alle prese con il calore ed il colore mediterraneo. Nel Concerto per violino ed orchestra di Mozart è parso mancare il dialogo tra il violinista , Giuliano Carmignola, ed il complesso orchestrale – quasi duro il primo mentre il secondo voleva essere un merletto. Nella “Jupiter” di Mozart, infine, non si è avvertito il messaggio più profondo della sinfonia, l’ultima , in ordine cronologico, del salisburghese: quella di testamento del Settecento , ormai finito, verso l’incalzare dell’Ottocento e del Romanticismo. E per di più il cellulare nella tasca di un violoncellista ha squillato proprio nel bel mezzo dell’esecuzione. L’Orchestra Mozart deve ancora crescere; le ovazioni non la aiutano a diventare adulta.

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