Simon Boccanegra spoglio ed efficace
Di Giuseppe Pennisi
Inscena
Il notoriamente severo loggione del Regio di Parma, dopo avere applaudito a scena aperta, ha prolungato per 15 minuti le ovazioni quando è calato il sipario su Simon Boccanegra, a cui Verdi ha lavorato circa 30 anni. Nella città emiliana fino al 3 aprile in un'edizione quasi spoglia (quinte e scene dipinte di Guido Fiorato, regia di Giorgio Gallone), l'opera si presenta molto differente da quella grandiosa di Tiezzi-Balò in arrivo a Milano da Berlino e in scena alla Scala dal 16 aprile al 7 maggio. In una Genova in bianco e nero che trae ispirazione da un'incisione tedesca del Quattrocento, si intrecciano due drammi: uno dell'uomo del mare che entra in politica per sposare la donna amata ed è logorato dagli intrighi, l'altro della paternità sofferta dei due protagonisti: a uno muore la figlia giovane, l'altro ritrova la propria il giorno prima di morire. Daniele Callegari dà la tinta giusta, ossia un grigio cupo, all'orchestra. Ancor più scura la concertazione dilatata di Daniel Baremboim. Trionfo per il giovane Francesco Meli e per la giovanissima, e sconosciuta in Italia, Tamar Iverio. A circa 70 anni, Leo Nucci riempie il teatro con la sua voce baritonale; nel prologo sembra un 25nne e nei tre atti un 50nne precocemente logorato dal potere. Roberto Scandiuzzi, un basso dai mezzi poderosi, è il suo antagonista. Un'ultima scoperta è Simone Piazzola nei panni del malvagio Paolo Albiani, anche lui debuttante o quasi, ma già più che una promessa. A Milano, la grande attesa è per Placido Domingo (appena operato) nel ruolo baritonale di Simon. (riproduzione riservata)
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