Il 27 marzo dell’anno scorso veniva ucciso l’economista cattolico
Giuseppe Pennisi
Il 27 marzo ricorrono i 25 anni dall’assassinio di Ezio Tarantalli, l’economista che, con un’idea semplice semplice, cambiò, più di ogni altra, il corso dell’economia (e della politica) italiana negli Anni 80. Ezio viene commemorato con un convegno internazionale di due giorni alla “sua” università, La Sapienza di Roma, venerdì e sabato quando il Capo dello Stato del Premio conferirà il Premio istituito in suo nome “per la migliore idea economica” dal Club dell’Economia (un’associazione di economisti e di editorialisti economici). Si badi bene “idea”, non teoria, teorema o algoritmo.
Molti ricordano che il problema economico centrale dell’Italia di quel periodo consisteva nel coniugare strategie economiche per ridurre l’inflazione (che aveva raggiunto le due cifre) con quelle per mantenere al tempo stesso un tasso di crescita adeguato. Un rebus che pareva irrisolvibile. Pochi sanno che l’idea della predeterminazione degli scatti della scala mobile venne ad Ezio in volo dagli Usa in Italia. In una di quelle lunghe traversate senza poter riposare, Tarantelli ebbe l’idea e la vergò su un tovagliolino di carta con una nitida equazione:da economista avvezzo al ragionamento matematico, definiva il nesso tra scala mobile ed inflazione e, quindi, come ridurre l’avanzata dei prezzi senza frenare quella dell’economia.
Cattolico, creatore e Presidente del Centro Studi dell’Economia e del lavoro della Cisl, venne ucciso mentre usciva dalla Facoltà dopo avere tenuto una lezione. Meno di tre mesi dopo, gli italiani onorarono in massa la sua memoria respingendo quel referendum abrogativo in materia di modifiche alla scala mobile (nate dalla sua idea), un referendum voluto dal Pci e dai suoi alleati anche sindacali. All’esito del referendum, ha contribuito la reazione dell’Italia che lavora e che produce alla brutalità dell’assassinio.
I suoi scritti principali sono stati raccolti in L’utopia dei deboli è la paura dei forti (Milano 1988) ed in La forza delle idee (Roma-Bari 1995). I suoi lavori teorici sul salario, sulla contrattazione , sul sindacato hanno un posto importante nella storia del pensiero economico del Ventesimo Secolo. Tuttavia, è l’idea , adombrata in un saggio a quattro mani con Franco Modigliani nel 1972, ma sviluppata e formalizzata durante quel volo attraverso l’Atlantico che lascia il messaggio più profondo di Ezio: le ide (più delle teorie e degli algoritmi) cambiano il mondo e, per esse, si può perdere la propria esistenza terrena.
Oggi , il nodo di fondo proprio all’economia italiana (distinto, quindi, da quelli internazionali) non è coniugare crescita con lotta all’inflazione ma ridurre il divario tra il Sud ed il resto del Paese. Un gap che si colma solo con profondi mutamenti dei comportamenti. Il Premio in memoria di Ezio non viene attribuito ad un economista, ma ad un industriale, Ivanhoe Lo Bello per le sue denunce per la spesa clientelare che alimenta la malavita e per la sua proposta di espellere dalle associazioni imprenditoriali coloro che cedono a prassi come il pizzo e le tangenti. Trenta anni fa, un’idea del genere era adombrata in alcuni degli scritti raccolti in L’utopia dei deboli è la paura dei forti . Allora , però, la priorità centrale era un’altra : tornare a crescere senza inflazione (la tassa più iniqua) e rendere l’Italia uno dei protagonisti della scena mondiale. Se Ezio non fosse stato assassinato, probabilmente, oggi avrebbe formalizzato idee come quella di Lo Bello sarebbe tra
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