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Roma, 25 mar (Velino) - Il 27 marzo di 25 anni fa, terminata una lezione ai suoi studenti ed avviandosi alla sua automobile nel parcheggio della Facoltà d’Economia dell’Università La Sapienza, in quel di Castro Laurenziano a Roma, Ezio Tarantelli veniva freddato da quella che allora venne chiamata “una scheggia impazzita” delle Brigate Rosse. La colpa attribuitagli dai terroristi era di avere trovato, con una formula matematica, un modo per ridurre l’inflazione senza contenere la crescita. Ezio non poteva essere definito un “emblema del capitalismo”; era, in un certo qual modo, espressione del sindacato, in quanto aveva, tra l’altro, istituito il centro studi della CISL, un centro che presiedeva con maestria.
In occasione del quarto di secolo dal suo assassinio, l’Università La Sapienza lo commemora con un convegno internazionale di due giorni (il 26-27 marzo) e con il conferimento di un Premio in suo nome da parte del Club dell’Economia, un’associazione apolitica di economisti ed editorialisti.
In questo quarto di secolo molte cose sono cambiate: oggi il tema centrale della politica economica non è il rientro dall’inflazione senza frenare la crescita ma la exit strategy dalla crisi internazionale in corso dal 2007. Se fosse stato vivo, Ezio, avrebbe, senza dubbio, dato un contributo importante di idee e di proposte alle strategie in via di elaborazione. Tuttavia, un elemento fondante non è cambiato: la campagna d’odio che avvelena la politica italiana e che, dopo quella di Ezio, ha portato via la vita di Massimo D’Antona e di Marco Biagi. (segue)
Gli agguati a Massimo D’Antona ed a Marco Biagi sono stati ancora una volta imputati a “schegge impazzite” . Le vicende non solo degli ultimi decenni ma soprattutto degli ultimi mesi e delle ultime settimane dimostrano che tali “schegge” hanno bisogno di un terreno fertile e di concimi appropriati per crescere e diventare pericolose. Nei mesi precedenti l’assassinio di Tarantelli – e quelli di D’Antona e di Biagi – venne scatenata una vera e propria campagna d’odio analoga a quella che si respira oggi. Le radici delle Brigate Rosse, vecchie e nuove, sono analizzate nel bel libro di Alessandro Orsini "Anatomia delle Brigate Rosse – Le radici ideologiche del terrorismo rivoluzionario" (Rubettino, 2009). Ne raccomando la lettura a tutti coloro che anche indirettamente, e senza rendersene conto, stanno alimentando il clima d’odio nel quale gli italiani stanno andando a votare per elezioni regionali. E’ uno studio documentato ed approfondito che va meditato con cura, specialmente da coloro che mostrano simpatia per lo schieramento legatosi a forze estremiste (pur se solamente per motivi di convenienza elettorale di breve periodo, e da tutti quelli che pensano di disertare il voto.
Occorre andare alle urne – e votare bene- per Ezio, per Massimo, per Marco per tanti altri.
(Giuseppe Pennisi) 25 mar 2010 10:32
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