Soprattutto, lo merita l'informazione libera su internet
Ha creato la “comunità mondiale”:
adesso il web si merita il Nobel
di Giuseppe Pennisi L’idea iniziale è di Nicholas Negroponte, il creatore del Media Lab del Massachusetts Institute of Technology (il mitico Mit); l’ha presentata meno di due mesi fa al presidente della Camera Gianfranco Fini; nel giro di poche settimane sono state raccolte le firme di 160 parlamentari italiani. Di cosa di tratta? Della proposta di conferire a internet (la rete delle reti) il Premio Nobel per la Pace per il 2010. La notizia ha fatto il giro del mondo: Lawrence Lessing, di Harvard University e Consigliere del presidente degli Stati Uniti Barack Obama per la digitalizzazione degli Usa, in una lectio magistralis tenuta l’11 marzo a Montecitorio, ha detto di avere trovato a Roma, e in particolare, nel Parlamento italiano, il terreno più fertile per dare un forte impulso alla rete delle reti, raffrontandolo con il clima comparativamente sterile (Lessing ha parlato di “dinosauri”) incontrato nella tappa precedente (in Francia) del suo tour europeo.In un momento in cui i giornali italiani spesso associano l’alta tecnologia ad alcuni scandali tributari su cui la magistratura sta indagando, è importante sottolineare la notizia, le motivazioni della proposta, il ruolo di Roma nella sua attuazione e il problema pratico (ancora con risvolti per l’Italia) che la sua realizzazione comporta.In primo luogo, pochi sanno che Giuseppe Scanni in un libro del lontano 1995 (Miti e Speranze del Terzo Millennio) era stato quasi un precursore di Negroponte. La parte più corposa del saggio individuava nell’informatica, nei pc e nelle prime forme di internet le determinanti che avevano, se non causato, accelerato l’implosione dell’Impero Sovietico, la fine del comunismo reale (con l’eccezione dei camaleonti che ancora si vestono in varie guise) e l’inizio di una nuova fase storica ed economica. Internet è stato il grimaldello per una nuova epoca in cui 500 milioni di uomini e donne sono usciti dalla miseria più acuta nel giro di due decenni (un successo mai prima ricordato) e il Pil mondiale è cresciuto a tassi mai prima segnati, diffondendo quel benessere che è ingrediente essenziale della pace.In secondo luogo, internet accomuna le giovani generazioni quali che siano le differenze di lingua, di ceto sociale, di razza, di religione. In meno di due decenni ha creato quella “comunità mondiale” che la Società delle Nazioni, prima, e le Nazioni, Unite, poi, con tutta l’architettura di agenzie specializzate (circa 100.000 dipendenti) non sono riuscite (nell’arco di un secolo) a far sorgere. È questa comunità la grande speranza per il futuro. Speranza non solo di aumento dei tenori di vita ma anche di migliore distribuzione e, quindi, di concordia.In terzo luogo, modificherei la proposta: il Nobel per la Pace lo merita più che internet per sé, l’informazione e l’analisi giornalistica tramite internet. E ciò per due motivi: è l’informazione e l’analisi giornalistica (più che altri aspetti del web) che fanno paura a chi non vuole che i propri concittadini sappiano cosa avviene nel mondo (a dittature grandi e piccole) ; il giornalismo su internet pare destinato a soppiantare la stampa su carta (e in una prospettiva più lunga la stessa tv) – destinate a diventare sempre più strumenti di nicchia oppure di servizio a livello locale. Negli ultimi dieci anni, il numero dei giornalisti della stampa scritta e della tv sono passati, negli Usa, da 425.000 a 300.000. In Francia, nonostante i forti aiuti pubblici, stampa scritta e tv hanno mandato a casa 2300 giornalisti. Ciò vuol dire anche che l’informazione su internet merita la stessa attenzione di quella su carta o su tv dei poteri pubblici (e pari trattamento).In quarto luogo, però, internet non è né una persona né un’organizzazione chiaramente identificabile, ma una rete di centinaia di milioni di computer. Si pone il problema di chi ha titolo a ritirare il Nobel. Facciamo da Roma una proposta concreta: il Cern, (allora guidato dall’italiano Carlo Rubbia), dove nel 1993, proprio grazie all’impulso di Rubbia, la tecnologia del World Wide Web, pur se inizialmente elaborata al Mit negli Anni Sessanta, è stata resa gratuitamente pubblica, innescando la diffusione mondiale di internet. Rubbia ha già ritirato un Nobel (nel 1984 per la fisica). Sarebbe giustificato che sia lui a ritirare il Nobel a internet, per devolverne la somma al Cern. Certo, se Rubbia non può o non vuole, ci candidiamo noi di Ffwebmagazine...
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