FONDO UNICO PER LO SPETTACOLO, CONSIGLI PER L’USO
OPERA E ROMA PRIMA DI TUTTI
Giuseppe Pennisi
La riforma del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) è in dirittura d’arrivo poiché il comitato ristretto della Camera ne ha appena licenziato il testo (un articolato di 20 pagine a stampa fitta). Merita di essere seguito con attenzione non per ragioni campanilistiche ma per le implicazioni che ha per Roma in quanto Capitale d’Italia. In sintesi, la riforma amplia la dotazione del Fus (del 50% nell’arco dei 12 mesi dal varo della normativa – negli ultimi esercizi ha oscillato tra € 500 ed € 350 milioni circa ) facendo ricorso a destinazione specifiche (al Fus) di quote dei proventi dal lotto e dalle lotterie, delle entrate del sistema audiovisivo pubblico, dei fondi Ue e dei fondi della Arcus s.p.a (la società pubblica per il potenziamento di beni ed attività culturali). Chiarisce il ruolo di indirizzo di Regioni, Peovince e città metropolitane nell’operatività del Fus ed amplia la platea dei beneficiari, tramite , ad esempio, uno sportello per i giovani talenti e fondi perequativi per le aree dove lo spettacolo dal vivo è poco sviluppato. Molti aspetti della disciplina sono rinviati a decreti attuativi. Quali i punti specifici di interesse:
a) In primo luogo, evitare la polverizzazione degli interventi. Un’analisi comparata dell’Istituto Bruno Leoni dimostra come tale approccio ha diminuito l’efficacia e l’efficienza del Fus per tutti, beneficiari compresi.
b) In secondo luogo, tenere presente che circa un terzo dell’occupazione culturale italiana (stimata in mezzo milione) fa capo direttamente od indirettamente a Roma. Per se non ci sono dati precisi, una proporzione importante è nello spettacolo dal vivo.
c) In terzo luogo, nella prospettiva delle Olimpiadi lo spettacolo del vivo a Roma va potenziato non compresso. Ci sono numerosi studi economici in materia. Un esempio è eloquente: Pechino ha creato il Teatro dell’Opera occidentale (il magnifico National Center for Performing Arts) in occasione dei giochi.
d) In quarto luogo, la metà circa del Fus è destinata alla lirica , arte dal vivo “italianissima” che altrimenti sparirebbe – il totale è inferiore a quanto il Governo federale austriaco destina ai 4 teatri d’opera di Vienna ed al Festival di Salisburgo. Vanno fugate al più presto le voci secondo cui il Teatro dell’Opera di Roma verrebbe relegato “in seconda posizione” nelle categorie Fus. Lo stesso Sindaco, Presidente del Teatro, non ha mancato di sottolinearlo, il primo marzo, nel corso di un concerto ad inviti in Campidoglio.
e) In quinto luogo, Roma è la sede di due grandi orchestre sinfoniche- quella dell’Accademia di Santa Cecilia (che ha appena compito 103 anni) e la giovane Orchestra Sinfonica di Roma. OSF (8 anni di vita ma già grandi successi internazionale e due serie fitte di abbonati). Alla prima il Fus destina circa 10-11 milioni di euro l’anno, alla seconda 10 mila. Volendo incoraggiare i giovani talenti (e la partecipazione dei privati che tra biglietteria e sponsor finanziano il 99% dei 6 milioni di euro del budget SFO), occorre forse riflettere su queste cifre.
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