Ricorrono i 60 dalla morte di Richard Strauss, uno degli autori più importanti di teatro in musica del Novecento. Questa è una delle ragioni per cui suoi titoli sono presenti in numerose “stagioni” italiane. In Germania, sono in corso veri e propri festival per celebrare la ricorrenza. La Duetches Oper Berlin, teatrone Anni 50 sulla Bismarckstrasse costruito perché i maggiori teatri d’opera erano al di là del muro, ha aperto il 2008 con “settimane straussiane” dal 18 gennaio al 27 febbraio. Si alternano sette titoli tra cui due nuovi allestimenti. Abbiamo scelto “Die Ägyptische Helena” per tre ragioni: a) è una nuova produzione che verrà ripresa gli anni prossimi; b) la firma un regista italiano relativamente giovane (Marco Arturo Marelli) tra i più noti in Europa centrali e negli Usa ma raramente presente nei nostri teatri; c) è una commedia in musica rappresentata una sola volta in Italia (a Cagliari nel 2001) anche perché considerata “eccessivamente libidinosa” nei pudibondi anni 40 e 50.
Scritta (da Hugo von Hoffmansthall) e composta (nel 1928) si ispira ad un lavoro di Europide. Dopo la guerra di Troia, Menelao (gelosissimo) vuole passare a vie di fatto con Elena (che lo ha tradito con Paride - e non solo). La trova in Egitto, dove viene persuaso che a Troia era giunto un simulacro (oggi si direbbe un clone) della bella moglie, la quale invece lo attendeva da dieci anni castamente nel letto. Dopo una travolgente notte d’amore, Elena riprende le vecchie abitudini; mentre Menelao sonnecchia, lo tradisce con un bel beduino. Nuova ira dello sposo, che viene , questa volta, convinto di avere fatto (lui) un sogno erotico; si riappacifica con la moglie, per finire di nuovo nel suo caldo letto, alla vista della loro dodicenne figliola (concepita prima della guerra di Troia). Naturalmente, c’è più di un pizzico di Freud e molta ironia sul perbenismo borghese della Germania (e dell’Europa) degli anni alla vigilia della Grande Depressione. Il dialogo è scintillante, la partitura lussureggiante.
Marco Arturo Marelli (noto per allestimenti efficaci ma a basso costo) trasporta la vicenda dai tempi omerici alla fine degli Anni Venti; si svolge in una “maison de plaisir” dove l’Egitto (piramidi, oasi, deserto) è nella carta da parati dei vari ambienti: Troneggia, come è d’uopo, un enorme letto. Gran cura alla recitazione non solo dei protagonisti (oltre a Elena e Menelao, la maga- maitresse della maison- Aithra), ma nelle numerose parti secondarie. Molto eros (ovviamente) ma nessun nudo integrale.
Andrew Litton dà una lettura briosa della ricca partitura. Robert Chalin (Menelao) è un tenorone eroico; chiara presa in giro dei tenori wagneriani, tanto robusto (nel canto e nell’aspetto) quando credulone. La giovane Ricarda Merberth è una Elena sensuale e dal vasto registro vocale. Eccezionale Laura Aikin (di casa alla Scala ed al Maggio Fiorentino) per come è transitata da soprano di coloratura a soprano lirico puro con un fraseggio chiarissimo (non si perde una virgola) in un ruolo terrificante per durata (è quasi sempre in scena) e equilibrismi vocali.
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1 commento:
Ottimo articolo!
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