martedì 3 febbraio 2009

SE MARX,SCHUMPETER E KEYNES AVESSERO RAGIONE Formiche Febbraio…….

Il 2009 sarà caratterizzato dal proseguire della crisi finanziaria ed economica esplosa nell’estate 2007. E’ probabile che la crisi continuerà anche per diversi mesi del 2010. Nell’ultimo numero della bella rivista di Columbia University “Capitalism and Society”, Edmund Phelps si chiede se alle radici del fenomeno dello scollamento tra finanza (alla ricerca d’utili sostenuti tramite un’ingegneria sempre più complicata) ed economia reale (in fase, da lustri, di rallentamento in molte parti del mondo e di stagnazione in Europa) non ci sia la scarsa integrazione tra micro e macro economia e la capacità stessa della professione di comprendere il funzionamento delle imprese. E’ una domanda pertinente ma dovrebbe essere portata al suo logico sviluppo: Marx, Schumpeter e Keynes avevano o non avevano ragione quando preconizzavano una riduzione secolare del tasso di profitto nelle economie capitalistiche? Per Marx e Schumpeter il passaggio al socialismo non sarebbe stato motivato da esigenza di giustizia sociale ma dall’incapacità del capitalismo di fornire un saggio di profitto adeguato a sostenere risparmi e, quindi, investimenti. Per Keynes, gli “aminal spirits” – l’espressione è sua non (come afferma la vulgata giornalistica) d’Adam Smith- avevano la necessità di una “socializzazione dell’investimento” (per mantenere un saggio di profitto tale da consentire il processo di accumulazione del capitale tramite risparmi ed investimenti).
Il tema è vasto e profondo. “Formiche” può aprire un dibattito, portando alcuni dati specifici all’Italia. Che io sappia c’è stato un unico studio empirico della produttività marginale dell’investimento nel nostro Paese: quello di Maurizio Tenenbaum dell’Università La Sapienza di Roma, condotto all’inizio degli Anni 80 su incarico del Ministero del Bilancio, e, in seguito, pubblicato dalla casa editrice Il Mulino in un libro curato da Fabio Nuti. Fuori catalogo da anni, il saggio esaminava l’investimento pubblico nel periodo 1950-80 con metodo aggregato e concludeva che la spesa in conto capitale aveva una produttività-marginale dell’8-12% - parametro utilizzato per lustri come riferimento (ad esempio, come tasso d’attualizzazione) nella valutazione di piani e progetti. Il periodo analizzato da Tenenbaum copre in larga misura gli anni del “miracolo economico” (1945-1968) quando, secondo analisi di Charles Kindleberger e Ferenc Janossy (due numi del pensiero economico, uno liberista ed uno marxista, distinti e distanti dalle nostre beghe) l’investimento in Italia aveva rendimenti particolarmente elevati poiché attivava l’utilizzazione di capitale umano potenzialmente molto ben addestrato e molto produttivo, ma costretto ad una relativa improduttività dal 1936 (guerra d’Africa) alla fine della seconda guerra mondiale.
Al termine degli Anni 80, seguendo un metodo differente da quello di Tenenbaum, arrivai, con l’economista finlandese Ernst Kula, a stimare un tasso molto più basso : 2,5-4,%. Alla fine degli Anni 90, l’economista americano Jaffey è giunto a conclusioni analoghe.
Di recente, il servizio studi della Banca centrale ha completato un’analisi che merita di essere meditata poiché, nonostante il lessico tecnico, è ricca di lezioni. In primo luogo, lo studio riguarda il periodo 1960-2005 – sui suoi risultati, dunque, l’eccezionalità del “miracolo economico” conta relativamente poco. In secondo luogo, è un’analisi comparata che include 14 Paesi dell’Ue, il Canada, Giappone e Stati Uniti. In terzo luogo, utilizza una metodologia VAR (una tecnica econometrica per esaminare serie storiche da non confondere con VaR – Value at Risk, una tecnica finanziaria per quantizzare valorizzazioni di titoli tenendo conto dell’elemento di rischio- sviluppata, in applicazioni operative, a partire dalla metà degli Anni 90). Quindi, il lavoro ha un contenuto informativo aggiornato e più utile di quelli condotti in passato. Infine, l’analisi entra anche nei tassi di rendimenti medi (tanto “parziali”, quindi del solo investimento pubblico, quanto “totali”, computando anche l’investimento privato attivato dalla mano pubblica). In Italia, Finlandia, Giappone e Svezia, i tassi di rendimento “parziali” dell’investimento pubblico risultano negativi. Il quadro cambia se si guarda ai tassi di rendimento “totali”; il tasso dei rendimenti privati diventa più basso se associato al pubblico generalmente in tutti i Paesi (la sola eccezione è la Francia) e diventa addirittura negativo in Austria, Finlandia, Grecia, Portogallo e Svezia. Questa seconda conclusione mette l’investimento pubblico in Italia in luce migliore di quanto non lo faccia la prima. Ma solleva, comunque, l’interrogativo di dove sta andando il tasso di profitto e se la sua contrazione non sia un fenomeno di lungo periodo da contrastare con misure differenti da quelle macro-economiche e monetaria attuate, nei maggiori Paesi Ocse, negli ultimi mesi.

Per saperne di più

Afonso A., St Aubyn M. “Macro-economic rates of returns of public and private investment – Crowding- in and crowing-out effects” Ebc Working Paper n. 864, 2008-12-25

Nuti F. “L’analisi Costi Benefici” Il Mulino, 1987

Kula E. “Modified Discounting Methods” in Project Appraisal Vol.4, n. 2 , 1988

Pennisi G. “Economic Appraisal of Environment Related Projects” in Journal of Public Finance and Public Choice, n. 1 1989

Phelps E. “Commentary. Revolutionary Times, Then and Now” in Capitalism and Society vol 3, n. 3, 2008

Yaffey M. “Modified Discount Method Revisited “ in Project Appraisal vol 3, n.3 1997.

3 commenti:

Vlad ha detto...

Leggo solo ora (23 settembre). Credo di essere lontano dai Suoi presupposti economici (sono prossimo a Janossy, tanto per capirsi...), ma trovo eccellente questo post. Complimenti.
Vladimiro Giacché

massimo gattamelata ha detto...

animal spirit è stata copiato dalle pagine di MArx

MG

massimo gattamelata ha detto...

io leggo ancora piu tardi.

however:

Animal spirit è una espressione di MArx, plagiata da keynes (3 libro capitale capitolo 45). questo plagio gli è uscito meglio della teoria, dove comunque è risucito a prendere degli elementi distonici rispetto al sistema walrasiano.

complimenti al post e a Janossy.
MG