Il problema non è unicamente romano anche se due “fatti” relativi alla capitale hanno scatenato l’attenzione nazionale (ed estera): a) il Teatro dell’Opera è in difficoltà perché sulla stagione 2009, indicata come quella della “svolta”, si staglia la minaccia di un forte disavanzo (tra i 5 e gli 11 milioni di euro) a ragione della riduzione dello stanziamento del Fondo unico per lo spettacolo (Fus); b) gli 80 teatri di prosa della città sono in affanno poiché oltre alla riduzione dei contributi, la recessione colpisce gli spettatori (una contrazione del 4% dei ricavi da biglietteria nel gennaio-settembre 2008, rispetto allo stesso periodo del 2007). Tre delle 13 fondazioni lirico-sinfoniche del Paese sono commissariate (ed altre due ne sono sull’orlo). Compagnie di prosa grandi e piccole piangono alla lettura dei dati di botteghino e di “impegni” per contributi pubblici (erogati dopo diversi mesi dallo stanziamento).
Come disse Piero Bargellini (allora Sindaco di Firenze) con il fango sino alle ginocchia negli Uffizi, durante l’alluvione del 1966, “la situazione è tanto grave che non c’è tempo per piagnistei”. L’assessore alla Cultura del Comune di Roma, Umberto Croppi, dichiara che è necessario dare “più spazio ai privati per gestire il sistema”. Numerose le esperienze positive all’estero. In Francia, il “patronage” è tale che festival come quelli di Avignone e Aix en Provence- sono finanziati al 30% da sponsor privati. In Gran Bretagna, interessante il sistema degli “angels”, a supporto di attività di teatro di prosa sperimentale o di autori (ed attori) giovani; “angeli” incoraggiati da detrazioni tributarie. Negli Usa ed in Canada, la prassi è il “matching grant”: contributi pubblici “equivalenti” all’apporto privato (mentre in Italia, spesso il pubblico si fa da parte se si avvicina il privato – come avvenuto per la sinfonica sponsorizzata dalla Fondazione Roma).
Il Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi invita una maggiore partecipazione privata allo sforzo per cultura e spettacolo (indagini econometriche provato che rende in termini di crescita): tra le prime misure adottate da quando è al Collegio Romano, ha istituito una commissione tecnica per riesaminare i nodi delle agevolazioni tributarie alle attività culturali. Quelle in vigore (varate quando il centro-sinistra aveva maggioranza e Governo), da un canto, sono macchinose e, dall’altro, ipotizzano (dato che prevedono una detrazione non superiore al 19% dell’imposta sul reddito) che siano le fasce basse le più propense ad elargizioni liberali. Individui e famiglie con un’aliquota marginale del 19% sono quelli che hanno maggiori difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena; analogamente, imprese ai livelli più bassi di utili non hanno spazi per elargizioni e difficoltà ad ottenere i fidi necessari per la loro operatività. La commissione tecnica ha concluso da alcune settimane il proprio lavoro proponendo sgravi in linea con le direttive europee. Azione a livello politico sarebbe un segnale utile e tempestivo.
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