Roma, Accademia Nazionale di Santa
Cecilia
ZEMLINSKY-MAHLER Sinfonietta
Op.23- Sinfonia n.1 in re minore Il Titano Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
– Direttore Vladimir Jurowski
L’Accademia
Nazionale di Santa Cecilia ha organizzato il 30 ed il 31 marzo un convegno
internazionale sulla seconda scuola di Vienna. Un’iniziativa importante
realizzata in collaborazione con la Società Italiana di Musicologia , Institut für
Musikwissenschaft und Interpretationsforschung, l’Università di Roma Tor Vergata,la
Biennale e la Fondazione Luigi Nono di
Venezia, il Conservatorio Verdi di Milano ed il Conservatorio ‘A.Casella’ de
L’Aquila. Il convegno è intitolato ‘Vienna
1884 .1834’ E’ stata un’iniziativa particolarmente significativa in una
città dove il pubblico della musica colta si divide in due gruppi : i
tradizionalisti per i quali la musica ‘grande’ termina a metà ottocento e gli
innovatori che seguono solo l’avanguardia- con la conseguenza che la musica del
periodo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento viene poco
eseguita e, quindi, ancor meno, frequentata. Il convegno si inquadra nella
strategia del nuovo Sovraintendente di preparare e rinnovare il pubblico.
Quasi in
contemporanea con il convegno, nella stagione in abbonamento, si è tenuto dal
31 marzo al primo aprile un concerto , diretto da Vladimir
Jurowski con la Sinfonietta Op.23- di
Zemlinski nella prima parte e la Sinfonia
n.1 in re minore Il Titano nella seconda. I due lavori abbracciano il
periodo ed il clima della ‘Vienna 1884-1934’ I rigoristi potrebbero dire che si
tratta di composizioni essenzialmente tonali e che , quindi, escludono la
musica atonale e la dodecafonia , da numerosi musicologi considerate come il
maggior apporto agli stili musicali della Vienna dei primi decenni del
Novecento storico. Tuttavia, questi generi mal si adattano alla Sala Santa
Cecilia concepita per la sinfonica con grande organico e sono comunque spesso
presenti nella stagione cameristica dell’Accademia e in altri programmi di
‘Musica per Roma’ al Parco della Musica.
E’
, invece, importante notare che si tratta quasi di due prime assolute, almeno
per Roma. La Sinfonietta Op.23- di
Zemlinski non stata eseguita nei concerti dell’Accademia prima del 30 marzo
2017 e la versione iniziale e completa della Sinfonia No 1 Il Titano, pur eseguita una trentina di volte nelle
stagioni sinfoniche dell’Accademia, unicamente nel 1979 era stata presentata
nella versione iniziale con il secondo movimento (andante) chiamato Blumine.Questo movimento era stato eseguito
nelle tre prime esecuzioni della sinfonia a Budapest, Amburgo e Weimar ma non
era piaciuto al pubblico perché troppo avanti rispetto ai gusti di fine
Ottocento. Mahler stesso aveva deciso, a malincuore, di tagliare gli otto
minuti , pur se li considerava ‘ la mia composizione più ardita’.
La Sinfonietta
è del 1934 . Segna la fine della ‘seconda scuola di Vienna’. Sembra
imparentata con l’austero mondo neoclassico di Paul Hindemith e di Kurt Weill
nonché di Igor Stravinskij , compagno di esilio americano di Zemlinski. Non è affatto un lavoro arido e la lettura che
ne da Vladimir Jurowski è eccellente, piena di ritmo e di vigore, specialmente
nel secondo movimento (Ballade). Il
pubblico ha reagito con applausi molto calorosi. E’ possibile che la Sinfonietta
venga ripresa nelle stagioni sinfoniche dell’Accademia.
La
Sinfonia No 1 Il Titano di Mahler è
stata recensita più volte in questa rivista, tanto in esecuzioni dal vivo
quanto in registrazioni discografiche. Per me è stato quasi naturale raffrontarla
con l’ultima esecuzione dal vivo ascoltata nell’aprile 2016 al Festival Le Printemps des Arts a Monte-Carlo.
Daniel Harding dirigeva l' Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo e la prima
parte del concerto era dedicata all’adagio
dell’incompiuta Decima Sinfonia.
Harding giustappose i due brani . Nell’adagio
della incompiuta Decima , composto
quando Mahler sapeva che la sua avventura terrena stava per terminare, entrò
nei misteri della vita e della morte. Interpretò invece la Prima Sinfonia (composta ventisette anni prima) come una visione
gioiosa della vita con richiami a una notissima canzonetta per bambini ed una
vera esplosione di speranza nel finale.
Differente la lettura di Jurowski . Condivide con Harding il braccio largo e l’aspetto atletico. La sua interpretazione è altamente
drammatica . Ha tratto il meglio dall’orchestra , specialmente in termini di
dinamismo e ha dimostrato una perfetta comprensione di questa difficile
partitura. Si è meritato dieci minuti di ovazioni.
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