LETTURE/ Teatro, vita da
sovrintendente errante
Lo Sguardo
Riflesso: nuovi segni per il teatro dell’opera all’aperto con il
contributo di Enrico Girardi, Zecchini Editore, è il libro di Claudio
Orazi. Ne parla GIUSEPPE PENNISI
20 aprile
2017 Giuseppe Pennisi
La copertina del libro
I teatri
lirici sono in ebollizione. Sembra che la ‘legge Bray’, che avrebbe dovuto
rimettere in senso diverse fondazioni, abbia avuto risultati inferiori alle
aspettative. Alcune istituzioni un tempo gloriosoe paiono sull’orlo del
fallimento. Il pubblico diserta anche La Scala, forse anche perché è diventata
il teatro con i biglietti più costosi d’Europa. Di solito, nei loro interventi
(interviste, articoli e saggi), i Sovrintendenti, sono tristi, ove non
piagnucolosi,
In questo
contesto fa indubbiamente piacere leggere un libro divertente e non lamentoso,
di un manager musicale che ha guidato diversi teatri e racconta, anche con un
po’ di ironia, la propria esperienza. Il libro, inoltre, esce per i tipi di
Zecchini Editore, di norma caratterizzato da grafica austera e rigore
strettamente musicologico
Il
saggio di Claudio Orazi (Lo Sguardo Riflesso: nuovi segni per il
teatro dell’opera all’aperto, con il contributo di Enrico
Girardi, Zecchini Editore, 2017 pp.180, € 30) è, invece,
riccamente illustrato, non è diretto solamente ai cultori di musicologia, ma
può essere un bel volume da regalo ad una persona ‘colta’, come un certo ceto veniva
chiamato un tempo non troppo lontano. Il volume contiene anche ‘riflessioni’ di
tre registi (Henning Brockhaus, Graham Vick e Denis Krief).
Orazi è ora
Sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari che ha preso in mano in condizioni
piuttosto difficili. Il libro narra la sua esperienza alla guida di due teatri
lirici all’aperto (lo Sferisterio di Macerata e l’Arena di Verona- è stato
anche Sovrintendente del Teatro Verdi di Trieste ma non parla); il suo
obiettivo è stato, per lustri, quello di trasformare teatri nati all’inizio del
secolo scorso principalmente come luoghi di intrattenimento estivo per famiglie
in vacanza in ‘officine delle meraviglie’ di alta qualità artistica.
Non per
nulla a Cagliari ha definito un accordo con il Forte Village, un resort elegante
della Sardegna meridionale, dove è stata costruita un’arena in cui questa
estate porterà un’edizione storica di Rigoletto (ideata dal
compianto Pierluigi Samaritani per il Regio di Parma e riproposta da Joseph
Franconi Lee) con Leo Nucci come protagonista.
Il saggio
dimostra come tale trasformazione è possibile, date le condizioni acustiche che
raramente all’aperto sono ottimali, e non comporta necessariamente il
dissesto dei teatri che le intraprendono. Il racconto di Orazi prende avvio da La
Traviata, nella due versioni (molto differenti) messe in scena a Macerata
ed a Verona, opera non solo concepita per un teatro al chiuso e relativamente
piccolo (La Fenice di Venezia) ma caratterizzata da un intimismo, che si temeva
si sarebbe perduto all’aperto. Si conclude con le ultime produzioni da lui
realizzate a Verona. C’è anche un utile cenno a messe in scena originali ed
innovative realizzate al teatro Filarmonico di Verona.
E’ un libro
basato sull’esperienza di un organizzatore di spettacoli lirici. In tale
contesto forse non sarebbe stato appropriato indicare come tale percorso è
stato condotto anche da altri teatri all’aperto italiani (come gli spettacoli
estivi del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla) mentre altri
ancora (ad esempio i festival lirici di Taormina e Siracusa) mantengono la
caratteristica popolar – vacanziera (nonostante il Teatro Greco di Siracusa
abbia un’ottima acustica). Sarebbe utile anche un cenno ad esperienze analoghe
all’estero che Orazi conosce bene (ad esempio, Savonlinna , Aix-en- Provence,
Santa Fè, Wolf Trap).
Infine Orazi
nella conclusione accenna al fatto che ‘i teatri all’aperto’ hanno la capacità
di conservare il senso primigenio di theatron nelle pulsioni dell’uomo
contemporaneo’ ma dovrebbe sottolineare con maggiore enfasi come in tutti
i continenti, non solo in Europa, il teatro nasce all’aperto, e come l’opera
lirica, è fusione di dramma, canto e danza.
Il saggio ci
induce ad accennare alla rivoluzione in corso a Cagliari: nove turni di abbonamenti
(compresi due per le scuole) e soprattutto un’alleanza con i teatri lirici
americani (privati, a costi generalmente più bassi delle produzioni italiane, e
con programmi tali da attirare il grande pubblico).
Il 31 marzo
è andata in scena alla New York City Opera La campana sommersa di
Ottorino Respighi, una nuova produzione del Teatro Lirico di Cagliari che ha
avuto successo la scorsa stagione nelle capitale della Sardegna. Il 23 aprile
2017 debutterà all’Opera Carolina di Charlotte, La fanciulla del West di
Giacomo Puccini, una nuova coproduzione internazionale tra Teatro Lirico di
Cagliari, Opera Carolina, New York City Opera e Teatro del Giglio di Lucca.
Andrà forse anche e Pisa e Livorno. Nell'estate 2017 debutterà a Cagliari
e nei diversi siti archeologici della Sardegna la terza nuova produzione
internazionale: L'ape musicale di Lorenzo Da Ponte che si vedrà a New
York ed altre città USA. Dal 24 novembre si vedrà a Cagliari La Ciociara di
Marco Tutino (dal romanzo di Moravia e dal film di De Sica) che ha debuttato
trionfalmente alla War Memorial Opera House di San Francisco nel giugno 2015.
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