Se si cominciasse ad
apprezzare la musica sin dalla nascita
Giuseppe
Pennisi
Bastano poche
cifre dagli ultimi annuari SIAE per capire quanto profonda sia in Italia la
crisi della musica in generale e della lirica in particolare . In termini di
rappresentazioni la lirica copre circa il 3% del comparto ‘teatro’ (ossia poco
più del teatro per burattini e per marionette) ma conta per quasi la metà della
spesa al botteghino ed ha un decimo del pubblico totale. Nonostante circa la
metà del Fondo Unico per lo Spettacolo sia dedicata alle 12 fondazioni lirica
ed all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, e nonostante i piani straordinari
di risanamento straordinari (come la Legge Bray), alcune fondazioni sembrano
essere permanentemente in crisi, tormentate dalla difficoltà di far quadrare i
conti, scioperi e soprattutto perdita di pubblico. Non esiste
infatti nella patria della lirica un
pubblico specificamente formato all’ascolto della musica colta: a fronte dei 9
italiani su 100 che nel 2013 andavano all’opera o ad un concerto, più del doppio (19) andava a
teatro, ancora qualcuno in più (21) si recava in un sito archeologico e circsa
il triplo (26) andava a una mostra o in un museo. A rincarare la dose è il
dato proveniente dalla fruizione culturale su internet, dove tra i vari settori
di navigazione possibili (monumenti e siti archeologici, musei e mostre,
teatro, cinema, ecc.), nel 2013 quello lirico - sinfonico contava l’afflusso
meno significativo: 9,5 persone su 100.
Negli ultimi tre
anni , la situazione è peggiorata. Alla stessa Scala si vedono spesso file
vuote e l’Opera di Firenze non regge più di tre repliche per opera (sovente a
sala semi-deserta). Un’inchiesta della consorella Classic Voice mostra che alcune fondazioni hanno risposto
aumentando i prezzi dei biglietti nella convinzione di attirare pubblico scelto
anche dall’estero. Oggi , secondo l’inchiesta, La Scala è il teatro più caro
d’Europa, ma ha perso pubblico pagante. La domanda è fortemente elastica ai
prezzi, specialmente in una crisi dell’economia reale che dura da cinque anni.
Vanno meglio i
‘circuiti’ dei teatri di tradizione, due -quattro repliche per ogni produzione (di cui una per gli studenti) in ciascuna città,
dove la rappresentazione è spesso un evento che affolla il teatro. Un ‘circuito
‘ di quattro – otto fa un bel pacchetto di repliche.
Vanno benissimo
i ‘circuiti’ e le opere per ragazzi: quello orchestrato dallo As.Li.Co con
fulcro a Como presenta, questa stagione, un adattamento del Barbiere di Siviglia per tre fasce di
età (in co-produzione con il Gran Teatro Liceo di Barcellona): unicamente in
Italia ha in programma 140 repliche. Altri spettacoli lirici, come Mila, Maya ed il Giro del Mondo di Franceschini, sono stati co-prodotti
con ‘circuiti’ tedeschi e francesi superando le 200 repliche. In tal modo , non
solo si ammortizzano i costi, ma –questo è l’aspetto più importante – si
preparano le nuove generazioni a sostituire un pubblico sempre più anziano.
E’leva sui cui contare.
Nei Paesi di
cultura austro-tedesca e negli Stati Uniti lo hanno capito prima di noi. Non
solo c’è una linea specifica di produzione di opere per bambini a ragazzi (si
pensi a Britten, a Menotti, a Henze , a Humperdinck) ma in quasi tutte le scuole secondarie
ci sono teatrini per mettere in scena opere (o commedie musicali) per ragazzi
ed in alcune anche per bambini. Ho vissuto tre lustri a Washington; nel periodo
natalizio, l’opera di Menotti Amahl and the Night Visitors veniva rappresentata, in
periodo natalizio, in almeno in due
teatri (con differenti produzioni) e vi andavo con i figli (la bambina alle
elementari ed il bambino ancora all’asilo) che si appassionavano alla vicenda,
alla musica, alle scene ed ai costumi.
Le opere di un
compositore italiano Pierangelo Valtinoni che si è specializzato in questo
filone si sono viste in Italia per una ventina di repliche; la sua più nota Pinocchio ha girato il mondo con 160
repliche;un’altra La Regina della Neve è
in repertorio alla Komische Oper di Berlino ed una terza Il Mago di Oz è stata commissiona dalla Operhaus di Zurigo.
Opera Education sostiene con non è mai troppo
presto. E’ al terzo anno un programma – a Roma gestito con l’Accademia
Filarmonica Romana- di ‘concerti’ per piccoli dai 0 ai tre anni : Opera Baby, un’esperienza musicale
visiva e tattile al tempo stesso. Alla Sala Casella, i bambini ciascuno con un
genitore si accomodano su un grande tappeto e prendono conoscenza di strumenti
e di canto.
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