giovedì 27 aprile 2017

La Berlin Staatsoper ricorda i 25 anni di Capaci in Tempi del 27 aprile



La Berlin Staatsoper ricorda i 25 anni di Capaci

aprile 27, 2017 Giuseppe Pennisi
È un’opera di teatro musicale, dedicata a perpetuare e trasmettere la memoria di Giovanni Falcone attraverso il linguaggio della musica e del teatro



Per il mondo musicale la ricorrenza è passata in cavalleria. Non per il maggior teatro tedesco, la Staatsoper di Berlino, dove a 25 anni e pochi giorni dalla strage di Capaci, va in scena, il 28 maggio, la prima de “Il tempo sospeso del volo”. È un’opera di teatro musicale, dedicata a perpetuare e trasmettere la memoria di Giovanni Falcone attraverso il linguaggio della musica e del teatro. Una prima versione dell’opera è andata in scena il 10 ottobre 2007 a Reggio Emilia, accolta con emozione dagli spettatori e della critica per la sua capacità di evocare una figura centrale per il nostro paese; il pubblico, reso parte integrante dello spettacolo dalla scenografia che ricorda l’aereo dell’ultimo volo del giudice, è stato profondamente coinvolto e spinto a ricostruire la propria memoria dei fatti. Il lavoro è stato aggiornato e ri-orchestrato per il debutto a Berlino
La musica di Nicola Sani prevede, oltre all’organico strumentale, 3 cantanti, 2 attori, coro femminile, oltre ad un sistema di diffusione multicanale e di live-electronics; il libretto di Franco Ripa di Meana è interamente costruito da materiale d’archivio, montato secondo una drammaturgia serrata, antiretorica e non sentimentale.
È il venticinquesimo anniversario (23 maggio 1992) della strage di Capaci, nella quale persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta: riprendere oggi a Berlino “Il Tempo sospeso del volo” significa sottolineare che il teatro musicale può farci riflettere sulla storia recente, aiutando la costruzione di una possibile memoria collettiva.
In questa prospettiva è stata realizzata questa nuova versione dell’opera, che antepone al titolo originale il nome di “Falcone”, più adatta a circuitare con facilità.
La produzione della Staatsoper di Berlino è completamente nuova, interamente in lingua tedesca (il libretto di Franco Ripa di Meana, basato su documenti della cronaca del tempo è stato tradotto), con una nuova strumentazione e con un cast tedesco, per favorire la migliore comprensione del testo, molto importante per la ricezione di questo lavoro, presso il pubblico tedesco. La regia è stata affidata a Benjamin Korn, profondo conoscitore delle vicende politiche italiane. Egli stesso è una figura molto conosciuta in Germania, non soltanto come regista teatrale, ma anche come opinionista sulle questioni politiche e sociali. Ad interpretare la figura di Giovanni Falcone è Andreas Macco, uno dei bassi più interessanti della nuova generazione. Dirige David Coleman, uno dei migliori conoscitori della musica d’oggi.
L’Istituto Italiano di Cultura di Berlino ha dedicato, il 23 aprile, a questo importante evento un incontro dibattito che ha avuto luogo il 23 aprile, con esponenti del mondo culturale e del giornalismo politico.
Lo spettacolo prevede no spazio comune per gli esecutori e per il pubblico: al centro di questo spazio, le due poltrone d’aereo dell’ultimo volo di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo Falcone. Gli spettatori, come i protagonisti, avranno della vicenda una visione frammentaria, spesso duplice; grazie ad un impianto scenico molto coinvolgente, che simula al tempo stesso lo spazio di un aereo e l’aula di un tribunale, saranno letteralmente inghiottiti dall’azione. I musicisti e il coro – presenti ma non partecipi dell’azione – assieme alla diffusione acustica ed elettronica a dieci canali, daranno vita a un ambiente sonoro anch’esso sospeso, come sospesi nello spazio saranno i cantanti, gli attori e il pubblico. Nell’ambiente adatto e riconfigurabile della Werkstatt (il palcoscenico della Staatsoper dedicato all’opera contemporanea) le parole del libretto, parole già pronunciate nel passato, avranno una nuova vita, una definizione immediata che le renderà parole di teatro.
Foto di Gianmarco Bresadola

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