La danza moderna
protagonista all’Opera
protagonista all’Opera
di Giuseppe
Pennisi
04 aprile
2017CULTURA
Dal 31 marzo
all’8 aprile nella sala principale del Teatro dell’Opera (il Teatro Costanzi di
Roma, chiamato ironicamente il “Costanzone”; un teatro costruito “a rate”, la
prima volta inaugurato nel 1880, rimodernato negli Trenta e ampliato e
riassestato negli anni Cinquanta, sempre secondo il gusto dell’epoca) è in
scena uno spettacolo di danza moderna e contemporanea. Un genere di spettacolo
molto richiesto a Roma. Basti pensare che due teatri (Teatro Vascello e Teatro
Greco), un Festival internazionale (Roma Europa Festival) e un Festival nazionale
(quello organizzato dall’Accademia) sono interamente dedicati a questo genere.
La sera della “prima” erano in scena nella Capitale quattro differenti
spettacoli. Ciò forse spiega il perché di un teatro non esaurito in ogni ordine
di posti, con qualche fila e qualche palco vuoto.
Non è
necessariamente la prima volta in senso assoluto che il balletto moderno e
contemporaneo entri nella sala principale del Teatro dell’Opera. Però è come se
lo fosse. Credo che l’ultima volta sia avvenuto negli anni Ottanta, con uno
spettacolo di Franco Mannino. Se non altro per motivi anagrafici, pochi
spettatori di allora frequentano ancora il teatro di piazza Beniamino Gigli. Il
corpo del balletto dell’Opera si è prevalentemente dedicato al genere classico,
in particolare quello ottocentesco. E a questo fine che per decenni sono stati
addestrati. Unicamente per questo motivo occorre complimentarli per la
scioltezza con cui hanno saltato almeno un secolo di coreutica. Va in scena un
trittico d’autore Robbins/Preljocaj/Ekman. Il programma si compone di tre
titoli eseguiti nel seguente ordine: “The Concert” di Jerome Robbins,
“Annonciation” di Angelin Preljocaj e “Cacti” di Alexander Ekman. Tre punte di
diamante della danza dalla seconda metà del Novecento ai nostri giorni.
“The
Concert” del coreografo americano Jerome Robbins (noto in Italia principalmente
per le coreografie di West Side Story) è del 1956, ripresa al Teatro dell’Opera
di Roma da Jean-Pierre Frohlich e Stéphane Phavorin. “Annonciation” del
coreografo francese d’origine albanese Angelin Preljocaj è del 1995, ripresa da
Claudia De Smet con la supervisione dello stesso. “Cacti” del coreografo
svedese Alexander Ekman è del 2010, ripresa da Spenser Theberge e Nina Botkay. Jerome Robbins crea “The Concert, the perils of everybody” per il New York
City Ballet con il quale debutta il 6 marzo del 1956 al City center of music
and drama di New York. Il balletto
– particolarmente brillante, in un atto – ritrae i comportamenti di un pubblico
che ascolta un concerto per pianoforte e affresca situazioni ricorrenti durante
i concerti, innescando un crescendo di gag dalla forte componente umoristica.
Il pianista, che in questo debutto romano è la pianista Enrica Ruggiero, suona
Frédéric Chopin in scena: i suoi spettatori lo raggiungono, si portano una
sedia e animano comicamente il concerto, esternando, con gesti e atteggiamenti,
i comportamenti che li caratterizzano. C’è il ragazzo attento che siede in
prima fila, le due donne che scartano caramelle e disturbano il ragazzo parlando
in continuazione, la donna bella e sinuosa che ascolta languidamente il
concerto appoggiandosi al pianoforte, la donna vigorosa dal forte temperamento,
il marito premuroso succube della moglie dispotica, il timido occhialuto, il
ritardatario che disturba i presenti, la maschera che chiede i biglietti e fa
spostare gli spettatori da un posto all’altro. In scena con il Corpo di ballo e
i solisti del Teatro dell’Opera di Roma i primi ballerini Rebecca Bianchi e
Manuel Paruccini.
Angelin
Preljocaj crea “Annonciation” al Tndi di Châteauvallon che debutta all’Opera di
Lausanne, dove riceve un’ottima accoglienza. Nel 1997 vince il Bessie Award. La
coreografia, una pièce per due danzatrici, porta in scena un momento chiave
della cultura cattolica, ossia l’incontro tra la Vergine Maria e l’Arcangelo
Gabriele. Mentre l’iconografia ha più volte rappresentato questo soggetto,
l’arte coreografica no. Angelin Preljocaj affronta con decisione questo tema,
dando vita a una tessitura coreografica capace di rappresentare l’idea di un
corpo in trasformazione. L’incontro tra le due danzatrici è di grande impatto e
sviluppa un dualismo di grande qualità che evidenzia le sensazioni
contrastanti: tensione e forza da una parte, morbidezza e fragilità dall’altra.
Questo dualismo non solo è particolarmente evidente nella coreografia ma è
anche sottolineato dalla musica del compositore canadese Stéphane Roy, in
perfetta antitesi con il Magnificat di Antonio Vivaldi. Straordinarie
interpreti di questo cameo sono l’étoile Eleonora Abbagnato e la prima
ballerina Rebecca Bianchi.
Alexander
Ekman crea “Cacti” per il Nederlands Dans Theater 2, e debutta con grande
successo al Lucent Dans Theatre di Den Haag. È una coreografia per sedici
ballerini che, inginocchiati su quadrati bianchi, creano variazioni ritmiche
usando il proprio corpo. Il corpo strumento dei ballerini è accompagnato da
registrazioni vocali, che forniscono un’ironica narrazione dell’azione scenica,
e da un quartetto d’archi. Quest’ultimo – che per il debutto al Teatro dell’Opera
di Roma è il Quartetto Sincronie composto da Houman Vaziri (violino), Agnese
Maria Balestracci (violino), Arianna Bloise, (viola), Francesca Villiot
(violoncello) – è fisicamente presente sul palcoscenico e suona un repertorio
che include Haydn, Beethoven, Schubert e Mahler. I ballerini corrono, cadono,
scrivono e cercano di scappare dalle loro costrizioni che sono rappresentate
dalle pedane su cui agiscono. Danzano anche tenendo tra le mani dei cactus che
simboleggiano la vulnerabilità degli artisti sul palcoscenico. Alexander Ekman
con questo lavoro restituisce al pubblico un’incisiva e gioiosa parodia dei più
grandi eccessi della danza contemporanea. Cacti è diventato un successo
mondiale ed è stato eseguito da 18 compagnie di danza nel mondo. Ha ricevuto la
nomination per il premio di danza olandese Zwaan 2010, per il National Dance
Award (Uk) nel 2012 e per il prestigioso Olivier Award. È stato anche
rappresentato su richiesta della Regina Beatrice dei Paesi Bassi per i reali di
Norvegia in visita di Stato a Oslo nel 2010. Danzano insieme al Corpo di Ballo,
il primo ballerino Claudio Cocino e Annalisa Cianci.
La
direttrice del ballo Eleonora Abbagnato ha voluto sottolineare come “questa
serata rappresenti un avvicinamento alla danza del futuro. Sviluppa uno humor
speciale unendo due coreografi molto diversi come Robbins, il maestro
indiscusso, ed Ekman, il genio della danza di domani. E la profondità con
Angelin Preljocaj: la danza contemporaneità è poesia, un lavoro fondamentale
per la crescita di un danzatore completo”.
Gli applausi
non sono mancati. A mio avviso lo spettacolo avrebbe reso di più in un teatro
moderno e di minori dimensioni.
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