L’AMICO AMERICANO PER L’OPERA ITALIANA
Beckmesser
Il teatro lirico italiano è non da oggi
in affanno. Ci sono proteste e scioperi nei confronti ‘legge Bray’ che avrebbe
risolvere i problemi ma il cui esito probabile sarà la retrocessione di alcune
fondazioni liriche a teatri di tradizione. C’è , però, chi segue strade nuove .
Come il Teatro lirico della piccola Cagliari (150.000) abitanti, ora guidata da
Claudio Orazi il quale che ha portato un vento di innovazione allo Sferisterio
di Macerata ed all’Arena di Verona (come documentato nel suo libro Lo Sguardo Riflesso Zecchini Editore,
2017). Ora da Cagliari ha lanciato un’alleanza organica con alcuni teatri
d’opera americani. Non sono mancate collaborazioni della Scala e del Teatro
dell’Opera di Roma ma si è trattato soprattutto di noleggio di spettacoli.
‘Con il debutto newyorkese della Campana
sommersa di Ottorino
Respighi, avvenuto al Metropolitan Theatre il 24 novembre 1928 sotto la
direzione di Tullio Serafin, -ci ricorda Orazi-
l’opera italiana negli Stati Uniti, ormai al culmine della popolarità,
compiva un secolo di storia. ‘
‘ Una storia precorsa –
aggiunge- dall’intensa seminagione culturale di Lorenzo Da Ponte, culminata nel
1825 con l’assegnazione della prima cattedra di Letteratura Italiana in un’università
americana, l’allora Columbia College. Da quegli scranni, non meno che dalla sua
libreria italiana a Broadway, egli insegnò agli americani ad amare l’opera, ben sapendo «quali e quanti vantaggi ne ricaverebbe la
nostra letteratura, e quanto si diffonderebbe la nostra ‘
Il successo, culminato con una recita fuori
programma del Don Giovanni, fu tale
da spingere Da Ponte stesso a tornare in scena: prima come librettista, con la
quarta e ultima versione dell’Ape
musicale, rappresentata al Park Theatre il 20 aprile 1830; poi come
impresario, con la fondazione in Church Street dell’Italian Opera House,
inaugurata nel 1833 con un allestimento della Gazza ladra dell’amato Rossini. Il messaggio culturale, forte e
chiaro, puntava fin dall’inizio a radicarsi nell’identità statunitense, a
partire dalla scelta dei luoghi: già ottant’anni prima che Giacomo Puccini
portasse al Metropolitan un’opera di
soggetto americano con La fanciulla del West (10 dicembre 1910),
L’ape
musicale), La fanciulla del West e La campana
sommersa costituiscono le tre ideali campate di questo grande ponte gettato tra Italia e Stati Uniti quasi due
secoli fa. Accomunarle in un unico disegno produttivo significa ripercorrerne
consapevolmente le tappe nella prospettiva di un’opportuna celebrazione. Non
meno importanti, in tal senso, sono le affinità elettive che legano comunque i
tre autori, soprattutto per il tramite di Respighi: tempratosi, da un lato, nel
segno del recupero dell’antico e ,dall’altro, in quel gusto per l’orchestrazione
che gli guadagnò la stima e l’amicizia di Puccini. Il quale subito dopo il
trionfo della Fanciulla del West accarezzò
l’idea di mettere in musica un dramma (Hanneles
Himmalfahrt) di Gerhart Hauptmann, lo stesso autore – e qui il cerchio si
chiude – della Campana
sommersa.
L’accordo di cooperazioni si fonda su
queste radici storiche .E’ stato inaugurato
alla New York City Opera (31 marzo - 1, 4, 5 aprile 2017) dove sarà
rappresentata La campana sommersa di
Ottorino Respighi, una nuova produzione del Teatro Lirico di Cagliari Il 23,
27, 29 aprile 2017 debutterà all’Opera Carolina di Charlotte, La fanciulla del West di Giacomo
Puccini, una nuova coproduzione internazionale tra Teatro Lirico di Cagliari,
Opera Carolina, New York City Opera e Teatro del Giglio di Lucca. Andrà anche a
Lucca e Pisa.
Nell'estate 2017 debutterà a Cagliari e nei diversi
siti archeologici della Sardegna la terza nuova produzione internazionale: L'ape musicale di Lorenzo Da Ponte che
si vedrà a New York ed altre città USA.
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