Perché divergono i giudizi delle agenzie di rating
Le agenzie di rating e i voti che attribuiscono
sono croce e delizia di Governi e investitori. Domani scadono i termini della
risposta dell’Italia alla lettera dell’Unione Europea con cui si chiede al
nostro Paese di modificare il deficit di bilancio previsto per l’anno in corso:
la correzione richiesta è di 3,4 miliardi di euro. Se le autorità europee non
vengono soddisfatte scatterebbe una procedura d’infrazione. «Una procedura
d’infrazione sarebbe un grosso problema in termini di reputazione che l’Italia
ha costruito, sarebbe un’inversione a U rispetto a quello che è stato costruito
fino ad adesso»: così ha risposto alla stampa il ministro dell’Economia Pier
Carlo Padoan, a Bruxelles per l’Ecofin. Per l’Italia sarebbe un «grande
problema» se la Commissione europea dovesse bocciare il bilancio 2017. In
effetti a Via XX Settembre e dintorni, si temono in particolare le
reazioni delle agenzie di rating. Un eventuale ulteriore ribasso del nostro
rating potrebbe fare scattare una vera fuga dai titoli di Stato italiani, con
effetti gravissimi sul nostro debito pubblici e sul suo rifinanziamento alle
scadenze. Già oggi non siamo messi particolarmente bene tra i Paesi
industrializzati a economia di mercato, come indica la tabella:
Nazione
|
S&Poor’s
|
Moody’s
|
Fitch
|
Dagong
|
|
Italia
|
BBB-
|
Baa2
|
BBB+
|
BBB-
|
|
Germania
|
AAA
|
Aaa
|
AAA
|
AA+
|
|
Francia
|
AA
|
Aa2
|
AA
|
A+
|
|
Spagna
|
BBB+
|
Baa2
|
BBB+
|
BBB+
|
|
Portogallo
|
BB
|
Ba1
|
BB+
|
BB
|
|
Stati
Uniti d’America
|
AA+
|
Aaa
|
AAA
|
A-
|
|
Regno
Unito
|
AA
|
Aa1
|
AA
|
A+
|
|
Giappone
|
A+
|
A1
|
A
|
A+
|
|
Svizzera
|
AAA
|
Aaa
|
AAA
|
AAA
|
|
Federazione
Russa
|
BB+
|
Ba1
|
BBB-
|
A
|
|
Canada
|
AAA
|
Aaa
|
AAA
|
AA+
|
|
Australia
|
AAA
|
Aaa
|
AAA
|
AA+
|
Sono piuttosto noti i criteri micro-economici e
finanziari che le agenzie di rating utilizzano quando valutano un’azienda:
tasso di rendimento, flusso di cassa, margine operativo lordo, tasso di
indebitamento e via discorrendo. In breve, gli attrezzi del mestiere
del’analisi finanziaria e della matematico attuariale. Meno conosciuti i
criteri impiegati per valutare lo stato attuale e le prospettive future di un
Paese nonché la loro evoluzione negli ultimi anni. Risponde questa domanda
un utile paper di Antonio Afonso e di André Massena Alburqueque, ambedue
dell’Università di Lisbona: “I cattivi abbinamenti nella valutazione dei
crediti sovrani” (“Sovereign
Credit Rating Mismatches“, ISEG Economics Department Working Paper
No. WP 02/2017/DE/UECE).
Il lavoro esamina le differenze di valutazione da
parte delle quattro maggiori agenzie di rating nel periodo 1980-2015. Viene
impiegato un sistema statistico abbastanza sofisticato. Il primo risultato è
che, contrariamente alle aspettative, negli ultimi dieci anni gli squilibri
strutturali e la insolvenze hanno contato relativamente poco nel giudizio complessivo.
Al contrario negli ultimi cinque anni le variabili che più hanno pesato sul
‘rating’ di un Paese sono stati il livello del debito netto, il Pil procapite e
un’insolvenza. Ciascuna agenzia attribuisce un peso differente a questi
principali indicatori; da qui ‘i cattivi abbinamenti’ e le discordanze.
Un’insolvenza nei tre- cinque anni precedenti diminuisce la differenze di
‘rating’ tra S&P e Fitch. Una differenza nel debito estero, invece, riduce
le divergenze tra S&P e Moody’s.
Articoli che potrebbero interessarti:
- Istituzioni e debito pubblico ritardano l’Italia
- Crisi e contagi
- Trent’anni di mercato unico
- Economia e democrazia nell’Unione europea
- La nemesi della libertà
Nessun commento:
Posta un commento