Apokàlypsis/ L'intervista a
Marcello Panni: una sacra rappresentazione moderna
Pubblicazione:
mercoledì 11 gennaio 2017
Marcello Panni
Approfondisci
NEWS Musica
Grande
attesa a Roma per il debutto il 21 gennaio nell’enorme Sala Santa Cecilia
(circa 3000 posti) di Apokàlypsis di Marcello Panni (autore anche del
libretto). E’ il frutto della collaborazione tra il musicista ed il Card.
Gianfranco Ravasi, il quale sarà anche sul palco nella veste di ‘introduttore’
e ‘commentatore’ .
Non è un
lavoro nuovo. E’ stato presentato la prima volta a Spoleto nell’ambito del
Festival dei Due Mondi nel 2009. Successivamente si è visto a Milano, in
Francia, in Svizzera ed altrove.
Panni è
notissimo come direttore d’orchestra in Italia ed all’estero dove ha
diretto, oltre alle opere di repertorio, numerosi lavori contemporanei di
teatro in musica. Lui stesso ha composto diverse opere liriche (scrivendone
spesso anche il libretto).
Alcune hanno
un forte carattere filosofico come The Banquet, tratto dal ‘Simposio’ di
Platone e visto ed ascoltato alcuni anni fa al Teatro dell’Opera di Roma, e Hanjo
che abbiamo recensito il 23 novembre 2016. Tra i suoi lavori di musica
sacra, ricordiamo Missa Brevis composta per la Cattedrale di Nizza, il
mottetto Laudate Dominum per il Duomo di Milano e per l’appunto Apokàlypsis.
Lo abbiamo intervistato.
Il 21
gennaio debutta a Roma l'oratorio moderno Apokàlypsis. Ce ne vuole illustrare
i contenuti?
Più che un
oratorio ‘Apokàlypsis ‘ è una sacra rappresentazione moderna in due atti con un
prologo ed un epilogo. Per fare un raffronto, ricorda ‘Jedermann’ di Hugo Von
Hofmannsthal che dal 1920 viene rappresentata ogni anno per una quindicina
di repliche nella Piazza del Duomo di Salisburgo. A differenza del lavoro
di Hofmannsthal, in versi ma senza musiche (in questi quasi cento anni di
rappresentazioni, numerosi compositori hanno composto musiche di scena),
‘Apokàlypsis’ è in primo luogo un lavoro musicale tratto dal libro
‘L’Apocalisse’ di San Giovanni.
Come ne ha
tratto un libretto per un vasto lavoro con un grande organico orchestrale,
attori, grandi cori?
I versetti
sono stati scelti secondo le indicazioni di S.E. Cardinal Ravasi, uno dei
massimi commentatori delle Sacre Scritture. Le due voci recitanti, un uomo ed
una donna , recitano i versetti in italiano, alternandosi ed a volte
sovrapponendosi alla musica . Il coro, invece, intona la versione in latino, ma
anche in francese, inglese, tedesco e spagnolo e nel finale, in greco, lingua
in cui probabilmente l’Apocalisse si è diffusa nei primi secoli del
cristianesimo.
Quali
aspetti dell’Apocalisse’ di Giovanni, Le sono stati di supporto per la
composizione?
‘L’Apocalisse’ di Giovanni è densa
di riferimenti musicali: suonano, e più volte, le sette trombe e le sette arpe,
si intonano cori angelici e di Anziani, che adorano l’Agnello, ci sono i rumori
naturali della tempesta, del tuono, del divampare delle fiamme,del terremoto.
Come dare corpo a questa gigantesca visione sonora?
Ho adottato il numero sette come elemento portante ritmico e strutturale della musica.
Ho adottato il numero sette come elemento portante ritmico e strutturale della musica.
E’
un’Apocalisse tecnologica con ricorso a musica elettronica ed elettroacustica?
Sarebbe
stata una lettura banale e riduttiva. Per un testo così complesso, ho
scelto una lettura austera con cui viene evocata una sacralità primitiva da
rito sciamanico, con elementi di folklore latino americano innestandole su una
rievocazioni di forme contrappuntistiche medievali e sulla salmizzazione
gregoriana.
Quale è il
significato più profondo?
Apokàlypsis
non illustra ‘gli ultimi giorni dell’umanità - per mutuare il titolo dalla
tragedia di Karl Kraus in cinque atti ed un epilogo - ma è piena di
speranza. Non solo le voci bianche si inserisco più volte come segno di
purezza, ma alla fine della prima parte Satana viene sconfitto ed in quella
della seconda si entra nella Gerusalemme Celeste.
©
Riproduzione Riservata.
Pubblicazione:
mercoledì 11 gennaio 2017
Marcello Panni
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NEWS Musica
Grande
attesa a Roma per il debutto il 21 gennaio nell’enorme Sala Santa Cecilia
(circa 3000 posti) di Apokàlypsis di Marcello Panni (autore anche del
libretto). E’ il frutto della collaborazione tra il musicista ed il Card.
Gianfranco Ravasi, il quale sarà anche sul palco nella veste di ‘introduttore’
e ‘commentatore’ .
Non è un
lavoro nuovo. E’ stato presentato la prima volta a Spoleto nell’ambito del
Festival dei Due Mondi nel 2009. Successivamente si è visto a Milano, in
Francia, in Svizzera ed altrove.
Panni è
notissimo come direttore d’orchestra in Italia ed all’estero dove ha
diretto, oltre alle opere di repertorio, numerosi lavori contemporanei di
teatro in musica. Lui stesso ha composto diverse opere liriche (scrivendone
spesso anche il libretto).
Alcune hanno
un forte carattere filosofico come The Banquet, tratto dal ‘Simposio’ di
Platone e visto ed ascoltato alcuni anni fa al Teatro dell’Opera di Roma, e Hanjo
che abbiamo recensito il 23 novembre 2016. Tra i suoi lavori di musica
sacra, ricordiamo Missa Brevis composta per la Cattedrale di Nizza, il
mottetto Laudate Dominum per il Duomo di Milano e per l’appunto Apokàlypsis.
Lo abbiamo intervistato.
Il 21
gennaio debutta a Roma l'oratorio moderno Apokàlypsis. Ce ne vuole illustrare
i contenuti?
Più che un
oratorio ‘Apokàlypsis ‘ è una sacra rappresentazione moderna in due atti con un
prologo ed un epilogo. Per fare un raffronto, ricorda ‘Jedermann’ di Hugo Von
Hofmannsthal che dal 1920 viene rappresentata ogni anno per una quindicina
di repliche nella Piazza del Duomo di Salisburgo. A differenza del lavoro
di Hofmannsthal, in versi ma senza musiche (in questi quasi cento anni di
rappresentazioni, numerosi compositori hanno composto musiche di scena),
‘Apokàlypsis’ è in primo luogo un lavoro musicale tratto dal libro
‘L’Apocalisse’ di San Giovanni.
Come ne ha
tratto un libretto per un vasto lavoro con un grande organico orchestrale,
attori, grandi cori?
I versetti
sono stati scelti secondo le indicazioni di S.E. Cardinal Ravasi, uno dei
massimi commentatori delle Sacre Scritture. Le due voci recitanti, un uomo ed
una donna , recitano i versetti in italiano, alternandosi ed a volte
sovrapponendosi alla musica . Il coro, invece, intona la versione in latino, ma
anche in francese, inglese, tedesco e spagnolo e nel finale, in greco, lingua
in cui probabilmente l’Apocalisse si è diffusa nei primi secoli del
cristianesimo.
Quali
aspetti dell’Apocalisse’ di Giovanni, Le sono stati di supporto per la
composizione?
‘L’Apocalisse’ di Giovanni è densa
di riferimenti musicali: suonano, e più volte, le sette trombe e le sette arpe,
si intonano cori angelici e di Anziani, che adorano l’Agnello, ci sono i rumori
naturali della tempesta, del tuono, del divampare delle fiamme,del terremoto.
Come dare corpo a questa gigantesca visione sonora?
Ho adottato il numero sette come elemento portante ritmico e strutturale della musica.
Ho adottato il numero sette come elemento portante ritmico e strutturale della musica.
E’
un’Apocalisse tecnologica con ricorso a musica elettronica ed elettroacustica?
Sarebbe
stata una lettura banale e riduttiva. Per un testo così complesso, ho
scelto una lettura austera con cui viene evocata una sacralità primitiva da
rito sciamanico, con elementi di folklore latino americano innestandole su una
rievocazioni di forme contrappuntistiche medievali e sulla salmizzazione
gregoriana.
Quale è il
significato più profondo?
Apokàlypsis
non illustra ‘gli ultimi giorni dell’umanità - per mutuare il titolo dalla
tragedia di Karl Kraus in cinque atti ed un epilogo - ma è piena di
speranza. Non solo le voci bianche si inserisco più volte come segno di
purezza, ma alla fine della prima parte Satana viene sconfitto ed in quella
della seconda si entra nella Gerusalemme Celeste.
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