OPERA/ "I
Pipistrelli" volteggiano nel cielo di Roma
Pubblicazione:
martedì 3 gennaio 2017
Foto di Yasuko Kageyama
NEWS Musica
Non credo
sia frutto di un coordinamento, ma piuttosto del caso. In questo inizio del
2017 sotto il profilo musicale due Pipistrelli volteggiano sul cielo di
Roma.Al Teatro dell’Opera è stata presentata la sera di San Silvestro la
versione in chiave di balletto approntata da Roland alla fine degli Settanta
per Zizi Jeanmaire (allora chiamata le più gambe del mondo); resterà in
scena sino all’8 gennaio.
La sera
dell’Epifania, il 5 gennaio, all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, si vedrà
ed ascolterà un Pipistrello in versione da concerto, con le parti
dialogate narrate da un attore; riguarderà la seconda parte,ampliata, però, ad
altre musiche di Strauss. In questa nota facciamo alcune considerazioni
generali sul lavoro e sull’edizione sulle punte vista al Teatro dell’Opera la
sera di San Silvestro, riservandoci di esaminare Il Pipistrello di Santa
Cecilia dopo averlo ascoltato.
Il
Pipistrello di
Johann Strauss jr è l’unica operetta che ha, da sempre, titolo a varcare
le soglie della Staatsoper di Vienna. Alle altre sono riservati tre altri
teatri della capitale austriaca: la Volksoper , il Theater an der Wien e
la Kameroper. Il Pipistrello è in scena ogni anno alla
Staatsoper il 31 dicembre, a mò di celebrazione della notte di San Silvestro,
in un allestimento, ormai storico e bellissimo, di Otto Schenk.
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Di norma, il
teatro è tutto esaurito con mesi di anticipo. Cosa associa la più nota operetta
viennese con il passaggio da un anno all’altro? L’operetta viennese della
seconda metà del XIX secolo si distingue nettamente da quella francese e
da quella ungherese. Tutte e tre hanno in comune di essere spettacolo per
eccellenza della borghesia nell’epoca dell’industrializzazione trionfante. La
prima, però, è satirica e pungente o contro il potere politico-istituzionale o
contro lo stesso ceto che pagava per andare a teatro: si pensi a Orhpée aux
enfers (crudo ritratto del Secondo Impero) e a La belle Hèlene
(presa in giro dei falsi moralismi sessuali) di Offbenbach.
La terza –
si pensi alla Vedova allegra di Léhar – è sentimentale e vagamente
malinconica. Nella scrittura viennese, invece, non c’è né satira né malinconia.
Non ci sono neanche sentimentalismi. C’è solo molta allegria a tempi di
ballabili (domina naturalmente il valzer). Il Pipistrello non ha
luogo in un ipotetico Capo d’Anno ma in quella che potrebbe chiamarsi una
“mezza stagione” (non sappiamo se primavera od autunno) in una cittadina
termale nei pressi di Vienna. E’ però l’operetta di San Silvestro in quanto la
sua musica è puro champagne della più alta classe.
Non solo se
ne tracanna a litri in scena nei tre atti (specialmente nella festa organizzata
dal principe Orlofsky nel secondo, ma anche nella sin troppo allegra prigione
del terzo), ma la vivacità delle bollicine è in buca d’orchestra e sul
palcoscenico dalla prima all’ultima battuta. Non è “musica minore”- tra le
tante edizioni in disco, ce ne sono eccellenti di Kleiber, Previn, Bhoem e
Karajan- ma grande musica che si ascolta e si riascolta con gioia.
L’intreccio
è quello di una complicata vendetta tra gentiluomini della buona borghesia
viennese. Uno dei due è stato esposto al ridicolo collettivo (sputtanamento –
si direbbe oggi) dall’altro al termine di una festa in maschera (dove si era
travestito, per l’appunto, da pipistrello); rende pan per focaccia al suo amico
in una serata, notte e mattinata in cui avviene di tutto e di più
(travestimenti, corna, prigioni allegrissime).
Nella
versione di Roland Petit, l’intreccio diviso in due parti e sette quadri,
cambia sostanzialmente rispetto al libretto originale. Siamo in una città
mittle-europea (potrebbe essere Budapest o Praga non necessariamente Vienna)
all’inizio del Novecento ed una bella, giovane e brava signora, con tanti
figli, della borghesia, pur se corteggiata dal migliore amico del marito,vuole
riconquistare lo sposo, dopo essersi accorta che egli di notte vola come
un pipistrello in cerca di avventure.
Quindi,
travestimenti ed intrighi sino al lieto fine conclusivo. La vicenda di una
complicata e divertente ‘notte brava’ è differente da quella del libretto di
Carl Haffner e Richard Genée (a sua volta tratto da una commedia parigina di
Meilhac and Halévy) messo in musica da Strauss jr. Adattandola a
balletto, viene semplificata e scarnita ed anche la partitura, non solo mancano
il canto e i dialoghi, ma viene leggermente modificata per accentuare le
sezioni che meglio si prestano ad essere presentate ‘sulle punte’.
E’ frizzante
come una coppia di champagne ghiacciato, ma si respira anche un po’ di
nostalgia per un tempo che non c’era più.
Anche Roland
Petit e Zizi Jeanmaire non sono più con noi ma Luigi Bonino (interprete
originale del personaggio di Ulrich, l’amico di famiglia corteggiatore della
protagonista) ha supervisionato con cura la coreografia originale.
Elegantissimi, pur se semplici, le scene di Jean-Michel Willmotte ed i costumi
di Luisa Spinatelli; è chiaramente uno spettacolo la cui ripresa romana è la
prima tappa di quella che si annuncia come una lunga tournée internazionale.
Questo Pipistrello è
soprattutto danza. Oltre ai cinque protagonisti (Maria Yakovieva, Friedmann
Vogel, Antonello Mastrangelo, Annalisa Cianci, Alessandro Rende), il corpo di
ballo del Teatro dell’Opera di Roma (in una cinquantina di differente ruoli) dà
una magnifica prova di non essere più secondo a nessuno nelle grandi compagnie
di balletto europeo.
Un’ultima ed
essenziale notazione: Strauss jr. è in Il Pipistrello un
grandissimo compositore, per questo motivo amato dalle maggiore bacchette del
Novecento. Diretta da David Garforth , l’orchestra del Teatro dell’Opera di
Roma ha dimostrato di essere all’altezza dei migliori complessi europei. Ha
colto tutte le sfumature , le raffinatezze e la dolcezza di una grandissima
scrittura orchestrale.
Teatro
stracolmo. Circa un quarto d’ora di ovazionipPrima di un brindisi con ottimo
prosecco, panettone e pandoro per iniziare il Nuovo Anno con allegria.
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