Istituzioni e debito pubblico ritardano l’Italia
La
Banca centrale europea si è dotata di un servizio studi da fare invidia
anche a quello della Federal Reserve Usa, formato tramite sia concorsi
pubblici a livello di tutta l’eurozona sia tramite una accurata politica
di distacchi e comandi dalle banche centrali nazionali. Purtroppo la
stampa italiana pare non averne contezza (a differenza di quelle
inglesi, francesi e tedesca) e non fruga in un cassettone pieno di vere e
proprie gemme. I suoi working paper, spesso di una qualità superiore di
quelli prodotti dalle banche centrali nazionali, sono scaricabili dal
sito della Bce e i loro abstract vengono inviati via mail ogni settimana
a chiunque li richieda.
Un lavoro interessante e molto
pertinente ai dibattiti anche politici di queste settimane riguarda ad
esempio il ruolo che le istituzioni e il debito pubblico rivestono nei
differenziali di crescita in Europa ed in particolare nei Paesi
dell’eurozona. Si tratta de “Institutions, Public Debt and Growth in Europe”
(ECB Working Paper No. 1963) curato da Klaus Masuch e Beatrice
Pierluigi (ambedue nello staff della Bce) e da Edmund Moshammer
(componente del Meccanismo europeo di Stabilità, il cosiddetto “Fondo
Salva Stati”).
Il lavoro utilizza un modello
econometrico sofisticato e – dopo avere controllato per reddito
pro-capite e rapporti debito pubblico/Pil le differenze iniziali tra i
vari Paesi membri in termine di assetto, efficacia ed efficienza
istituzionale – spiega in modo significativo le differenze del loro
andamento economico a partire dal 1995. Viene provato anche che un
miglioramento della qualità delle istituzioni può portare ad aumenti
significativi del Pil pro-capite. Dimostra inoltre come un livello
iniziale di debito pubblico superiore al 60-70% del Pil, unitamente a
una qualità delle istituzioni inferiore alla media dell’Unione Europea,
tende a essere associato con una crescita reale dell’economia più
debole. E’ interessante notare che gli effetti negativi di un alto
debito pubblico tendono a essere mitigati da un buon assetto
istituzionale. Questo potrebbe essere determinato in vari modi: ‘buone’
istituzioni possono facilitare un efficace consolidamento della finanza
pubblica nel lungo termine, un miglior uso della spesa pubblica, una
maggiore attenzione alla crescita economica, una migliore equità sociale
e un’amministrazione tributaria di livello. Questi risultati vengono
confermati se il campione viene esteso all’OCSE (che include anche Paesi
extra europei).
I risultati empirici dell’importanza
della qualità delle istituzioni sono statisticamente ‘robusti’ rispetto a
varie misure di crescita dell’output, differenti indicatori
istituzionali, diversi campioni, vari raggruppamenti di Paesi e
l’inclusione di più variabili di controllo. Complessivamente, i
risultati dimostrano che le riforme strutturali che più aiutano la
crescita sono quelle che promuovono l’efficienza della pubblica
amministrazione e del settore giudiziario nonché la lotta contro le
rendite e la corruzione.
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