G I N A S T E R A
CD
GINASTERA Bomarzo S. Novoa, I. Pena- gos, J. Simon, C. Turner,
B. Ellis, R. Torigi,
M. Devlin, R. Gregory, J. Romanguera, N. Castel, D. Prather, P. Porras, A. Aranda, M. Folgars; Coro e Orchestra della Washington Opera Society,
direttore
Julius
Rudel
SONY CLASSICAL 0889853508822
ADD 140:00
HHHHHH
A ragione della mia eta` ,
ebbi la fortuna di vedere dal vivo la prima produzione di Bo- marzo al Lisner Auditorium
di
Washington (la capitale
USA avrebbe
avuto un vero teatro dell’opera, nel complesso del Kennedy Center,
so- lo un lustro piu` tardi): nel maggio del 1967 a Washington
ero « studen- te e povero » con una borsa di stu- dio alla Johns Hopkins University e la Washington Opera Society (che aveva commissionato il lavoro) ave- va posti fortemente scontati per studenti. L’opera non manco` di
creare controversie sia per l’impie- go, specialmente nel secondo atto, della dodecafonia, sia per il caratte- re sessualmente esplicito di parti del libretto. La messa in scena al Colo´ n di Buenos Aires, programma- ta per pochi mesi dopo, venne addi- rittura vietata per oscenita` .
Ebbe enorme successo
alla New York Ci- ty
Opera (NYCO) , anche grazie alla regia di Tito Capobianco (che a New York poteva fruire di un palco- scenico con la profondita` appro- priata, maggiore di quella del Li- sner); alla NYCO resto` in
cartellone per diversi anni. Nel 1972 arrivo` fi- nalmente al Colo´ n. In Europa ricor- do la prima in versione ritmica in inglese all’English National Opera nel
1976, che credo sia stata ripresa in
teatri tedeschi, per poi sparire:
in Italia non e` stata mai vista in scena. La sua durata (meno di due ore e mezzo, in due atti con un preludio e 15 scene intercalate da intermezzi orchestrali) la renderebbe pero` per- fetta per una inaugurazione di sta- gione. Dall’opera e` stato anche trat- to un film per la televisione, girato nei
luoghi dell’intreccio.
Ginastera puo` essere annoverato tra i maggiori compositori
latino americani del secondo Novecento; Bomarzo appartiene alla terza ed ultima fase della sua espressione creativa; dopo due fasi marcate in vario modo dalla ricerca
della musi- ca tradizionale argentina (anche e soprattutto di
quella folcloristica) in questa terza fase, che alcuni chia- mano « espressionista », si orienta alla fusione tra il ritmo sanguigno latino-americano e la musica euro- pea,
specialmente di quella
tedesca del periodo tra le due guerre mon- diali. Quando venne concepito e messo in musica, Bomarzo non po- teva essere considerata un’opera d’avanguardia (come fece la critica di
Washington e come ritenne parte
musica 283, febbraio 2017 95
del pubblico).
Gli stilemi (e lo stes- so scabroso intreccio) ricordano la- vori come Die Gezeichneten di Franz Schreker (del 1918) e Der Ko¨nig Kandaules
di Alexander Zemlinsky (che era stata
completa- ta nel 1966 ma ebbe la sua prima rappresentazione in forma scenica solo
nel 1996 ad Amburgo). In bre- ve, si tratta di lavori espressionisti- ci, post o tardo romantici
con in- fluenze della seconda scuola di Vienna.
Anche Bomarzo e` un lavo- ro
post o tardo romantico con forti influenze della scuola di Vienna ed anche pronunciati accenni
alla mu- sica
latino-americana. La vicenda
(il libretto di Manuel Mujica La´ inez e` basato su
un suo proprio racconto del 1962) riguarda
– come peraltro Die Gezeichneten – un deforme af- flitto da impotenza sessuale (che e` costretto a celare nella Roma rina- scimentale) e di una serie di delitti per ottenere il Ducato di Bomarzo, dove il protagonista fa costruire il
noto parco dei mostri. E` raccontata
tramite una serie di flashback men- tre il protagonista muore lentamen- te
avvelenato.
IL CD e` una ristampa della versione in LP effettuata dopo la prima di
Washington e l’esito strepitoso
a
New York. E` un’ottima iniziativa per fare conoscere
un’opera che ri-
schiava di essere dimenticata. Non so se si tratti di una registrazione live o di una effettuata in studio con
gli stessi artisti
che la misero in scena nel 1967: ma senza dubbio i mezzi tecnici per la riproduzione non erano i piu` avanzati disponibili all’epoca. Anche il cast e` buono ma non eccezionale; l’opera e` in spa- gnolo (cio` limita la scelta degli arti- sti) e la Washington Opera Society era un piccolo ente privato che metteva in scena tre-quattro produ- zioni l’anno e doveva fare attenzio- ne ai conti. La parte piu` affascinan- te, ancora oggi, e` la direzione di Ju- lius Rudel che, abituato al reperto- rio dei vent’anni tra le due guerre mondiali (nonche´ alla seconda scuola di Vienna) fa quasi toccare con mano i nessi che si sono illu- strati in precedenza, specialmente nei
brevi ma molto suggestivi inter- mezzi. Nel canto prevale
il declama- to che si apre ad ariosi:
tra gli inter-
preti spiccano Salvador Novoa (il protagonista, Pier Francesco Orsi- ni), Isabel Panagos (Julia Farnese, sua moglie) e Richard Torigi (l’al- chimista Silvio De Narni).
Il disco e` presentato in una confe- zione molto scarna, priva di una presentazione dell’opera, senza li- bretto e senza
biografie degli inter- preti, con solo un breve riassunto dell’opera ed una sinossi
dei numeri musicale. Per riproporre Bomarzo si sarebbe potuto fare uno sforzo maggiore.
Giuseppe Pennisi
DVD Video
GLINKA Ruslan e Ludmila
A. Shagimurato- va, M. Petrenko,
Y. Minenko, A. Svilpa, A. Pendatchanska, C. Workman, E. Zaremba,
V. Ognovenko, A. Polkovnikov; Orchestra e Coro del Teatro Bolshoi, direttore Vladimir Jurowski
regia e scene Dmitri Tchernia- kov costumi
Elena Zaytseva
BELAIR CLASSIQUES BAC120 (2 DVD)
197’ (opera) + 35’ (bonus)
HHHHHHHH
L’applauso che accoglie l’apertu- ra
della scena, du- rante le ultime battute dell’Ou- verture del Ru- slan e Ludmila, e` la traduzione del- la palese
soddi-
sfazione del pubblico moscovita
nel vedere una classica scena
da opera russa: il soffitto a volta riccamente decorato della sala, gli ori e gli stuc- chi turchini, i costumi sfarzosi e « al- l’antica », le pellicce,
il clima di una volta della buona e cara tradizione d’epoca sovietica. Gia` , perche´ affida- re la riapertura
del Bolshoi, dopo in- terminabili anni
di restauri,
allo
« scandaloso » Tcherniakov (s`ı, lui, quello della Traviata scaligera « del- le zucchine
»...) sapeva tanto di pro- vocazione: termine
stupido, natural- mente, perche´ il
regista russo non e` che un uomo di teatro, ed uno dei massimi del nostro
tempo. Alle prese con un’opera
di impianto fortemente favolistico, che con la precedente di Glinka – Una vita
per lo Zar
– stabi- lisce (ma con minore successo, la struttura drammaturgica essendo molto piu` lassa e divagante) il cano-
ne dell’opera russa ottocentesca (siamo nel 1842), Tcherniakov, co- me al solito, compie l’operazione fondamentale che
tutti, artisti e spet- tatori, dovremmo mettere in opera alle
prese con qualsiasi testo che va- da su un palcoscenico: cosa dice a noi, pubblico
degli anni 2000?
Come renderlo in maniera rispettosa della musica ma che abbia una presa emo-
tiva e razionale? E` lo stesso regista a
spiegarlo nella lunga
intervista
ac- clusa al video, realizzata nel 2013, quindi due anni dopo queste recite moscovite (del
novembre 2011): Ru- slan e Ludmila sono due giovani vi- ziati e annoiati, che non
conoscono davvero ne´ se stessi, ne´ il proprio partner, ne´ l’amore, e il loro matri- monio, che si svolge a`la manie`re de, ossia con i costumi
e le scene della vecchia tradizione russa (ma con un cameraman che riprende in diretta, mandando immagini su due grandi schermi posti in fondo alla sala: e qui l’illusione si spezza subito). Il rapi- mento della ragazza
e` un gioco di so- cieta` , che pero` sfugge di mano per l’intrusione dei due « maghi
», Nanı`a e
Finn: il loro dialogo muto e` proiet- tato (e a volte sottotitolato) sull’e- norme sipario, durante il preludio al secondo atto,
e da qui capiamo come tutta la vicenda diventi una sorta di scommessa di questi due strani, ma potenti personaggi, la donna inacer- bita e disillusa, che rifugge dall’amo- re, mentre l’uomo, pur deluso dai ca- si della propria
vita, non ha smesso di credere
alle possibilita` di riscatto. Quanto segue, quindi, e` per i due gio- vani un percorso iniziatico che li mettera` alla prova:
per Ruslan avre- mo prima la scoperta dell’orrore della morte, con quella scena in
un magazzino pieno di cadaveri e la
« testa » proiettata sul retro, che e` un
esempio chiarissimo di quanto si possa rispettare persino le virgole di un libretto con una sensibilita` as- solutamente contemporanea, e poi la scoperta delle lusinghe del piace- re
con l’arrivo in una specie di bor- dello soft ove Ratmir, novello
Rinal- do nel giardino di Armida, ha gia` ceduto alle bellissime ragazze.
Lud- mila, dal canto suo, in una sorta di clinica-hotel, vedra` sciorinarsi
da- vanti a se´ ogni sorta di tentazioni, fisiche e psicologiche: e lo sciogli-
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