WERTHER DI MASSENET/ L'opera al cinema in diretta HD
Pubblicazione:
sabato 2 luglio 2016
Jules Massenet
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Sono un melofilo appassionato, pronto a prendere un aereo per
ascoltare e vedere una delle opere che più amo. Al tempo stesso, mi rendo conto
che il settore appartiene al passato, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti
mentre in Asia centrale ed orientale sono in costruzione ben 800 teatri per il
teatro in musica occidentale che per la fusione di dramma, canto, musica
e danza è molto simile alle loro forme tradizionali.
Per questo motivo penso che nell’avvenire mentre continueranno a
fiorire i piccoli ed economici teatri ‘di tradizione’ o ‘di provincia’,
diminuirà, in Occidente (unica eccezione il mondo di cultura tedesca e la parte
nordica. centrale ed orientale del Vecchio Continente ) il numero dei templi
della lirica. Quindi, considero le ‘dirette in HD’ al cinema come una grande
opportunità per vedere il meglio della produzione internazionale. Purtroppo,
dopo tre stagioni, il distributore italiano ha smesso di portare il meglio
della stagione del Metropolitan nel Belpaese. Abbiamo fortunatamente un
distribuire coraggioso ed illuminato che ci porta spettacoli dalla Royal Opera
House di Londra e da altri teatri (come l’Opéra di Parigi ed il Bolshoi di
Mosca). Un’ottima occasione per gustare spettacoli di livello a prezzi bassi, e
tali da attirare i giovani ed i pensionati.
La ‘stagione’ HD del Royal Opera House di Londra si è chiusa il 27
giugno con Werter di Jules Massenet diretto da Antonio Pappano, con la
regia di Benoit Jacquot, le scene di Charles Edward, i costumi di Christian
Jacques . I protagonisti : Vittorio Grigolo, Joyce DiDonato, Jonathan
Summers, David Bizic. La prossima stagione porterà da Londra ed in diretta,
in numerose sale italiane specialmente attrezzate: Norma (26 settembre),
Così Fan Tutte (12 ottobre), Les Contes d’Hoffmann (15 novembre), Il Trovatore
(31 gennaio), Madama Butterfly (30 marzo), Otello (28 giugno), oltre ad un
nutrito programma di balletti.
Questo Werther di Jules Massenet differisce dalle
impostazioni tradizionali, in cui il drame lyrique viene letto principalmente
come una Literaturoper tardo romantica, in quanto, attraverso una scenografia
essenziale e giochi di luci e di colori, si sottolinea come nel 1893 (a quasi
120 anni di distanza dal romanzo epistolare di Goethe su cui è basato) Jules
Massenet anticipi il simbolismo e l’espressionismo.
Scene, costumi, luci e drammaturgia enfatizzano la solitudine di
Werther e di Charlotte rispetto a tutti gli altri personaggi dell’azione
scenica, la loro estraneità alla città stilizzata e piccola in cui si dipana la
vicenda. Nel primo atto, ad esempio, il villaggio è presentato quasi come una
prigione e nel secondo della piazza centrale si vede solo un muretto ed una
scalinata sotto un cielo tra il blu scuro ed il plumbeo.
Quasi nude la casa di Albert e Charlotte e la stanza di Werther
In questo contesto di solitudine ed alienazione Werther si ritira sempre
più in un proprio mondo di poesia in cui Charlotte (che vede come un angelo,
vergine e madre) rappresenta tutto ciò che egli desidera. Non è, però,
abbastanza forte per combattere contro i vincoli della realtà effettuale della
vita quotidiana ed i doveri che la giovane ha assunto sposando Albert (come
promesso alla propria madre morente). Charlotte sopprime i propri sentimenti
sino a quando Werther rompe tutte le barriere manifestando con sempre maggiore
chiarezza il proprio percorso verso il suicidio.
A differenza del romanzo epistolare di Goethe e di numerose
produzioni dell’opera di Massenet, Pappano e Jacquot mettono in risalto le
personalità di Charlotte, Albert e Sophie e la gretta società borghese che li
circonda. Mentre il romanzo fa perno sul potere della poesia, il centro del
drame lyrique è la potenza della musica. Werther e Charlotte si innamorano
danzando ed il parlato che svela il rientro anticipato di Albert interrompe il
sogno musicale del mondo della musica.
“I dolori del giovane Werther” di Goethe è un romanzo epistolare
imperniato esclusivamente sui sentimenti. La sua pubblicazione, alla fine del
Settecento, provocò un vero e proprio uragano in Europa perché interpretava lo
spirito del tempo meglio di quanto scritto sino ad allora. Innescò anche
numerose imitazioni come “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo. Lo
sviluppo drammatico è quasi esclusivamente nelle crescente solitudine ed “ennui
de vivre” del protagonista giovane aristocratico 23enne della Westfalia,
innamorato della ventenne Charlotte , promessa sposa al suo migliore amico
Albert (25 anni) poiché ciò è stato richiesto alla giovane dalla madre
morente.
Sempre più solo, Werther giunge al gesto estremo: suicidarsi con le
pistole dategli dallo stesso Albert, consapevole della situazione. Goethe
sviluppò in modo magistrale la dissonanza crescente tra la prestanza fisica,
l’amore per la natura e i momenti di gioia del protagonista, da un lato, e la
sua sempre più straziante disperazione. Nel romanzo, Charlotte non ha un vero e
proprio sviluppo drammatico-psicologico: ama Werther ma deve sposare un altro
perché così dicono le consuetudini del tempo e la parola data alla madre.
Pochi ricordano che il romanzo attirò quasi da subito autori di teatro in musica: già nel 1792 andava in scena un’opera di Kreutzer. Furono molto i musicisti italiani che trassero opere dal lavoro: Vincenza Pucitta (Venezia, 1802), Niccolò Benvenuti (Pisa , 1811), Roberto Gentili (Roma 1862). Non mancarono gli spagnoli , Eduardo Ximenes (Velancia , 1879). E naturalmente i tedeschi. Pochi di questi lavori sono oggi ricordati. L’unico sempre sulle scene è quello di Massenet. Ci volle una cooperativa di librettisti (Eduard Blau, Paul Millier, Geroges Hartmann) per permettere a Jules Massenet di farne un “dramme lyrique”, inizialmente rifiutato dai teatri francese, ma di successo in tutto il mondo dopo il trionfo a Vienna nel 1892. Più importante del libretto, peraltro fedele alla vicenda, è la scrittura orchestrale e vocale di Massenet ,specialmente nelle due arie di Werther sul tema del nesso tra l’uomo e la natura: in ambedue i casi, la natura è qualcosa di oggettivo (e di oggettivamente bello ed attraente) in cui il giovane proietta la propria tormentata vita interiore.
Nonostante si tratti di dramma in musica, molto francese e chiaramente agganciato all’inizio del Romanticismo,“Werther ha ancora grande successo in Italia. Nel 2007, ci furono ben tre differenti allestimenti. Uno a Roma (regia di Alberto Fassini ripresa da Joseph Francioni Lee), molto oleografico in cui si giustapponeva la solitudine di Werther (sino al passo estremo) a un ambiente La direzione di Alain Lombard era lirica. Giuseppe Filianoti era un Werther fervido ed ardente. Accanto a lui Beatrice Uria Manzon, bella e passionale. Un secondo a Napoli, offriva un Werther stilizzato e sensuale, in cui i due protagonisti erano in scena già nella sinfonia. La regia di Decker e le scene di Gussman non erano descrittive ma allusive. L’accento poggiava sugli stati d’animo. A differenza di Filianoti (un bari-tenore dal repertorio già vastissimo), José Bros è specializzato nei ruoli “belcantistici”: il suo era un Werther struggente e dalla vocalità spericolata ma mai volgare. Non fu facile essere sexy (come voleva Decker) per Sonia Ganassi, la cui Charlotte giocava interamente sull’abilità vocale. Un terzo allestimento, innovativo e inconsueto, ci fu a Savona e Rovigo. Nel 2009, un “Werther” all’acquerello (con Filianoti nel ruolo del protagonista) si è visto al teatro Cilea di Reggio Calabria.
La produzione della Royal Opera House coglie bene lo spirito del
lavoro di Massenet, Pappano dirige in modo impeccabile, sottolineando il
sinfonismo in buca (non peraltro Wagner aveva lasciato il segno). Vittorio
Grigolo (purtroppo raramente chiamato in Italia) è un protagonista perfetto;
con un fisico attraente, un forte piglio erotico passionale, ed una voce
abilissima in cui massa dal mezza voce all’acuto senza dar segno di alcuna
difficoltà, è forse oggi l’unico al livello di José Carrera che all’inizio
degli Anni Settanta proprio a Londra diede corpo ad un Werther da manuale.
Joyce Di Donato , che debuttava nel ruolo, riesce a sviluppare molto bene un
ruolo che richiederebbe due mezzosoprani: uno leggero e lirico nei primi due
atti per dare vita ad una fanciulla perbene, gentile ed ingenua e nel secondo
atto (è passato un anno) ad una donna travolta dalla passione e dall’eros ma
anche incapace di tradire il proprio marito.
Un grande spettacolo.
© Riproduzione Riservata.
bigotto descritto nei minimi particolari con scene grandiose e tradizionali.
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