Visivo e musica nel barocco napoletano ed emiliano
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Quando si parla delle musica barocca
italiana, si va immediatamente a due scuole: quella veneziana e quella
napoletana dimenticando che ci sono state altre scuole, a volte meno diffuse
nel resto d’Europa, ma non meno importanti. Per anni, ad esempio, il Maestro Lorenzo
Tozzi ha condotto un’indefessa battaglia a favore del terso, limpido
barocco romano che fu essenziale nella formazione di Haendel, di cui
sono apprezzate di recente due differenti produzioni ,alla Scala ed al Festival
di Aix en Provence, dell’opera-oratorio ‘romano’ “Il Trionfo del Tempo sul
Disinganno“, capolavoro in repertorio da anni a Zurigo (ed altri
teatri tedeschi) ma che in Italia si era vista unicamente una diecina di anni
fa e per due sole sere. alla Sagra Malatestiana di Rimini.
Ancora meno nota di quella della
Capitale è quella che potremo chiamare “scuola padana” o “scuola bolognese” in
quanto ha avuto il suo centro nella città felsinea. Se ne è presa carico da
alcuni anni la Cappella Musicale di San Giacomo Maggiore, un piccolo gioiello
di pittura barocca e rinascimentale quasi prospiciente il Teatro Comunale, dove
si offrono concerti del barocco “padano” o “bolognese”.
La Dirige il Maestro Roberto
Cascio. Meno terso di quello “romano”, ha comunque una maggiore sobrietà
rispetto a quello napoletano o veneziano (anche a ragione dei minori mezzi a
disposizione) e tratta principalmente di temi spirituali (anche per la
collocazione di Bologna come grande città di frontiera dello Stato della
Chiesa).La Cappella ha trovato una propria cassa di risonanza nella casa
discografica Tactus, che, come mostra il catalogo (www.tactus.it),
si è specializzata su questi temi. Gradualmente, Roberto Cascio e la casa
editrice Tactus stanno facendo riscoprire le caratteristiche del barocco padano
o bolognese e ne stanno facendo apprezzare la maestria.
E’ appena uscito il DDD TC 640001
dedicato al Seicento Italiano “alla spagnola” che propone brevi composizioni di
Andrea Falconieri e Filippo Coppola, in gran misura raramente
eseguite in tempi moderni e mai registrate sino ad ora. Si differenzia da
dischi precedenti in quanto con Falconieri e Coppola si ha una contaminazione
del barocco napoletano con quello dell’Italia centrale. E’ un seicento alla
spagnola perché tanto il visivo quanto la musica guardavano alla Spagna , dove allora
il siglo de oro, iniziato alla metà del cinquecento, era in pieno
fulgore. Nel visivo, l’aspetto saliente è il contrasto tra tinte ombrose e luci
abbaglianti ed intense, un rinnovamento rispetto al barocco sontuoso del
cinquecento. In musica, l’innovazione à l’aggiunta di nuovi strumenti, di nuovi
linguaggi e di sperimentazioni timbriche. Le tinte e le sfumature musicali
appaiono tanto importanti quanto la ricerca di nuove soluzioni timbriche.
Il disco propone un’interessante
antologia che ben consente i tratti salienti del barocco padano o bolognese del
Seicento. Sia Falconieri sia Coppola, operarono a Bologna e nel centro Italia,
ma conclusero la loro carriera come Maestri della Reale Cappella Napoletana ed
incisero profondamente sul barocco napoletano del seicento e della prima parte
del settecento. Il disco contiene gran parte dell’opera Proserpina di
Coppola affiancati a brani di Falconieri che fanno riferimento al mondo degli
inferi.
E’ lavoro non solo per gli
specialisti del periodo ma che si ascolta con piacere.
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