martedì 19 luglio 2016

Si ride a Caracalla con il “Barbiere” hollywoodiano in Avvenire 20 luglio



Lirica.
Si ride a Caracalla con il “Barbiere” hollywoodiano
GIUSEPPE PENNISI
ROMA
Rossini aveva sempre un occhio al botteghino. Ne sarebbe stato lieto: il suo
Barbiere di Siviglia, che il 20 gennaio 1816 alla prima assoluta al teatro Argentina di Roma era stato un fiasco, ha segnato un record storico di incassi (182.000 euro), invece, il 18 luglio 2016, nella prima esecuzione della “ripresa” di una produzione del 2014 alle Terme di Caracalla. Anche se “ripresa” è un termine improprio: nell’estate rovente di due anni fa era in corso un duro scontro sindacale e, lo spettacolo andò in scena solo un pario volte. Ora si replica sino al 10 agosto e molte rappresentazioni segnano già il “tutto esaurito”.
Il barbiere è essenzialmente una farsa. Non averlo metabolizzato è stata la ragione per cui, sempre a Roma (dove per il bicentenario della prima assoluta, il Teatro dell’Opera propone tre differenti produzioni), ha fatto cilecca quella con la regia di David Livermore. Prima di lui, a Pesaro, avevano raccolto pochi consensi Luigi Squarzina che nel 1992 ha ambientato l’opera nel lugubre gabinetto di anatomia dell’Archiginnasio di Bologna, e Luca Ronconi che nel 2005 fece “volare” attrezzeria e personaggi dentro qualcosa a metà tra una gabbia e una prigione. Tra i grandi nomi della regia, solo Jean-Pierre Ponnelle nel 1975 alla Scala si accostò al Barbiere con grandissima umiltà nella consapevolezza che la combinazione del genio di Rossini, di Sterbini e di Beaumarchais non necessita altro che assoluta fedeltà al libretto, alla partitura e quel po’ di “disposizioni sceniche” dell’epoca (e un’orchestra e cantanti all’altezza) Risate ed applausi, il 18 luglio. Lo spettacolo è una pura farsa come quella che trionfò al Rossini Opera Festival nel 2013 quando scena e costumi contemporanei vennero dettati da ristrettezze finanziarie e il lavoro venne proposto come una «commedia all’italiana anni Sessanta». Questa volta l’ambientazione è nella Hollywood degli anni ruggenti, del cinema muto, delle torte in faccia e delle commedie musicali di George Michael Cohan (idea del regista italo-americano Lorenzo Mariani; scene di William Orlandi; costumi di Silvia Aymonino) dove tutto avviene al ritmo di gag irrefrenabili.
Concerta con perizia (e ritmo) il maestro Yves Abel. Giovani e ancora poco conosciuti i tre protagonisti (Giorgio Misseri, Almaviva; Teresa Iervolino, Rosina; Mario Cassi, Figaro). Cassi è un baritono spigliato con grandi capacità attoriali. Iervolino un mezzo-soprano “anfibio” in grado di raggiungere acuti altissimi e scendere a registri quasi da contralto. Misseri (che non ha cantato l’impervia aria Cessa di più resistere) deve controllare meglio il vibrato. Paolo Bordogna (Bartolo), Mikhail Korobeinikov (Basilio) e Eleonora de la Peña (Berta) anche se giovani, sono da considerare già veterani dei rispettivi ruoli. Si ride dall’inizio alla fine. Come voleva Rossini, che non si scompose affatto all’insuccesso al teatro Argentina. Perché sapeva di aver prodotto un capolavoro.
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Nello spazio delle terme romane l’opera di Rossini diretta da Lorenzo Mariani fa il record d’incassi. Si replica fino al 10 agosto. Diverte l’ambientazione da “torte in faccia”
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