giovedì 7 luglio 2016

Vi racconto la climatologia delle pensioni dopo la sentenza della Consulta in Formiche 7 luglio



Vi racconto la climatologia delle pensioni dopo la sentenza della Consulta
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Vi racconto la climatologia delle pensioni dopo la sentenza della Consulta
Il commento dell'economista Giuseppe Pennisi
E ormai noto il succo della sentenza della Corte Costituzionale sulle cosiddette “pensioni d’oro”. Degli aspetti giurisprudenziali si è occupato, su questa testata, il collega ed amico Giuliano Cazzola con più competenza di me.
A mio avviso più importanti di quelli giurisprudenziali sono gli aspetti “climatologi”, ossia del “clima” che la sentenza, di cui non è stato pubblicato il dispositivo, fa percepire. In questi ultimi anni la “neuro-economia” e  l’’economia comportamentale’ affrontano queste dimensioni di soluzioni giuridiche anche tecnicamente (sotto il profilo della dottrina) perfette. Se ne sta interessando anche la scienza della politica, specialmente il ramo che studia i sentiments che portano a determinate decisioni del corpo elettorale.
A mio avviso, questi aspetti “climatologi” sono molto importanti tanto da costituire una trappola per il governo. In particolare, la sentenza ha fissato tre paletti importanti: eccezionalità (della crisi economica), temporaneità e ragionevolezza. Nel preparare la legge di bilancio, il governo ha una decisione difficile: se estende il prelievo forzoso, ammette implicitamente che la crisi economica è almeno tanto eccezionale quanto lo era quando entrò in carica e quindi dichiara il fallimento della sua politica economica  Inoltre, una misura prorogata per quattro anni cozza con la “temporaneità” e con la “ragionevolezza”, penalizzando i pensionati più anziani che hanno pagato contributi pari al 33% dei loro stipendi nella speranza di potere avere le cure e l’assistenza personale una volta giunti alla terza età. Infine, alimenta il movimento dei pensionati  contro l’Esecutivo alle prossime tornate alle urne ormai fortemente personalizzate.
Se non lo estende, dopo avere guidato direttamente o indirettamente una campagna contro “i pensionati d’oro”,  Palazzo Chigi e dintorni si trovano in imbarazzo con parte delle forze politiche che li sostengono.
Soprattutto, a ragione o a torto, la sentenza della Corte Costituzionale dà adito a pensare che sono valide le critiche più pesanti nei confronti del combinato disposto riforma della Costituzione e nuova legge elettorale: un indebolimento delle “garanzie” e dei “checks and balances” essenziali in ogni società democratica. Chi ottiene al primo turno anche solo il 20% del voto (che data la bassa percentuale di partecipazione può essere pari al 10% degli aventi diritto al voto) e vince pur di uno solo voto al ballottaggio, fa “asso pigliatutto” e nomina ed elegge tutti gli organi di garanzia. E’, a torto o ragione, il sentiment che si avvicina di un Salazar, meno versato in economia del portoghese, noto cattedratico all’Università de La Coimbra.
Argomento importante è che la sentenza contraddice orientamenti precedenti della Corte. I sentiments sarebbe stati differenti se la Corte avesse stabilito che per il passato “chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato ha dato”, ma posto fine da oggi ad un prelievo forzoso che tanto assomiglia ad un’imposta di scopo sulle spalle solo dei pensionati.
Ma ormai l’autogol è fatto.
07/07/2016

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