lunedì 11 luglio 2016

Kurtág, 90 anni senza schemi in Avvenire 12 luglio



Kurtág, 90 anni senza schemi
GIUSEPPE PENNISI
SIENA
Al novantesimo compleanno di György Kurtág, uno dei maggiori compositori contemporanei (tra i numerosi premi anche un Leone d’Oro alla carriera conferitogli nel 2009) è dedicato l’International Chigiana Festival and Summer Academy 2016 (8 luglio-31 agosto) in corso a Siena. Kurtág assurse a fama internazionale tardi nella vita; rifugiatosi nel 1956 in Francia (dove studiò con Darius Milhaud e Olivier Messiaen), rientrato in Ungheria e diventato docente di musica da camera al conservatorio di Budapest, la sua fama restò all’interno dei patri confini sino a quando negli anni Ottanta Pierre Boulez a Parigi letteralmente lo scoprì con il suo Ensemble InterComporain e quindi negli anni Novanta Claudio Abbado lo portò a Berlino come “compositore in residenza” dei Berliner Philharmoniker. Ha creato una propria “scuola” diventata internazionale.
Compositore specialmente di musica cameristica, sta ora completando la sua prima opera teatrale Fin de Partie (dal lavoro di Samuel Beckett) commissionatagli dalla Scala e dal Festival di Salisburgo: già slittata dal 2014 al 2016, la prima è rimandata sine die e verrà annunciata solo quando l’autore completerà l’orchestrazione della partitura. A Kurtág la manifestazione senese dedica tre concerti e numerosi richiami in altre serate. Il primo concerto ha avuto luogo il 9 luglio nel delizioso Teatro dei Rozzi. La prima parte è composta da un’antologia di suoi lavori (ciascuno molto breve e per uno strumento solo). La seconda dedicata alla prima italiana di un trio per clarinetto, violoncello e pianoforte ( Schattenspiel, ossia “Teatro di Ombre”) di Lásló Tihanyi, suo allievo e amico, ora sessantenne. L’aspetto più interessante è come Kurtág e Tihanyi, saltino a piè pari barocco, classicismo, romanticismo e anche dodecafonia per riallacciarsi alle tradizioni folcloristiche e alla musica medievale e rinascimentale. Come fece, ad esempio, Gianfrancesco Malipiero nell’Italia degli anni Trenta. In Kurtág più che in Tihanyi si avverte, oltre che grande attenzione al contrappunto ed allo spazio sonoro, anche l’eco di un legame con l’identità romantica tedesca e la seconda scuola di Vienna. Ottimi i tre giovani solisti ( Yoshua Fortunato, Francesco Dillon, Francesco Prode). Applausi calorosi da un pubblico di specialisti di musica d’oggi.
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A Siena il festival della Chigiana dedica una serie di omaggi al grande compositore ungherese
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György Kurtág
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