Kurtág, 90 anni
senza schemi
GIUSEPPE
PENNISI
SIENA
Al novantesimo
compleanno di György Kurtág, uno dei maggiori compositori contemporanei (tra i
numerosi premi anche un Leone d’Oro alla carriera conferitogli nel 2009) è
dedicato l’International Chigiana Festival and Summer Academy 2016 (8 luglio-31
agosto) in corso a Siena. Kurtág assurse a fama internazionale tardi nella
vita; rifugiatosi nel 1956 in Francia (dove studiò con Darius Milhaud e Olivier
Messiaen), rientrato in Ungheria e diventato docente di musica da camera al
conservatorio di Budapest, la sua fama restò all’interno dei patri confini sino
a quando negli anni Ottanta Pierre Boulez a Parigi letteralmente lo scoprì con
il suo Ensemble InterComporain e quindi negli anni Novanta Claudio Abbado lo
portò a Berlino come “compositore in residenza” dei Berliner Philharmoniker. Ha
creato una propria “scuola” diventata internazionale.
Compositore
specialmente di musica cameristica, sta ora completando la sua prima opera
teatrale Fin de Partie (dal lavoro di Samuel Beckett) commissionatagli
dalla Scala e dal Festival di Salisburgo: già slittata dal 2014 al 2016, la
prima è rimandata sine die e verrà annunciata solo quando l’autore completerà
l’orchestrazione della partitura. A Kurtág la manifestazione senese dedica tre
concerti e numerosi richiami in altre serate. Il primo concerto ha avuto luogo
il 9 luglio nel delizioso Teatro dei Rozzi. La prima parte è composta da
un’antologia di suoi lavori (ciascuno molto breve e per uno strumento solo). La
seconda dedicata alla prima italiana di un trio per clarinetto, violoncello e
pianoforte ( Schattenspiel, ossia “Teatro di Ombre”) di Lásló Tihanyi,
suo allievo e amico, ora sessantenne. L’aspetto più interessante è come Kurtág
e Tihanyi, saltino a piè pari barocco, classicismo, romanticismo e anche
dodecafonia per riallacciarsi alle tradizioni folcloristiche e alla musica
medievale e rinascimentale. Come fece, ad esempio, Gianfrancesco Malipiero
nell’Italia degli anni Trenta. In Kurtág più che in Tihanyi si avverte, oltre
che grande attenzione al contrappunto ed allo spazio sonoro, anche l’eco di un
legame con l’identità romantica tedesca e la seconda scuola di Vienna. Ottimi i
tre giovani solisti ( Yoshua Fortunato, Francesco Dillon, Francesco Prode).
Applausi calorosi da un pubblico di specialisti di musica d’oggi.
© RIPRODUZIONE
RISERVATA
A Siena il
festival della Chigiana dedica una serie di omaggi al grande compositore
ungherese
György
Kurtág
Copyright ©
Avvenire
Powered by
TECNAVIA
Nessun commento:
Posta un commento