Olimpiadi 2024 a Roma: serve una (seria) analisi costi-benefici
di Giuseppe Pennisi
Non sta certo a me esprimere un’opinione sul
dibattito relativo alle possibili Olimpiadi del 2024 a Roma. Da economista,
però, ritengo di avere il dovere etico di ricordare che da decenni si fanno
analisi economiche sulla base di solidi numeri per quantizzare costi e ricavi,
delineare strategie vincenti, mettere in guardia da tattiche perdenti.
Ad esempio, l’Università di Amburgo ha esaminato
(in uno studio pubblicato su Hamburg Contemporary Economic Discussions)
48 candidature nell’arco di tempo tra il 1992 e il 2012 e costruito
un modello che tiene conto della logistica, della situazione climatica, e del
tasso di disoccupazione. Una conclusione importante è che il parco
infrastrutturale, i trasporti pubblici e la nettezza urbana devono essere
eccellenti. Questo non il caso di Roma.
Le Olimpiadi, comunque, non sono affatto “un
affare” in termini di ricavi finanziari (giustapposti ai costi finanziari) per
la città, o le città, che le ospitano. Tre economisti greci hanno condotto una
valutazione ex-post delle Olimpiadi di Atene del 2004 (è pubblicata sulla
rivista Applied Financial Economics, Vo. 18 n. 19 del 2008);
finanziariamente, hanno guadagnato solo gli sponsor, le azioni delle cui
imprese hanno avuto una rapida ma breve impennata quando la capitale greca è
stata scelta – quindi, un effetto annuncio. Di recente, economisti greci hanno
individuato nelle Olimpiadi del 2004 una delle determinanti dell’impennata del
debito pubblico greco.
Interessante una dettagliata valutazione dei
giochi invernali: i costi superano i benefici, anche senza contabilizzare le
spese per le infrastrutture (perché permanenti e non connesse solo
all’evento) e quantizzando “l’orgoglio della città e della Provincia” di
ospitare le gare. In effetti, stime analitiche dei probabili flussi turistici
sono modeste (ed i costi associati al turismo olimpico superano i ricavi) come
peraltro già rilevato in occasione di altre Olimpiadi, ad esempio quelle tenute
nel 1996 ad Atlanta in Georgia).
Uno dei lavori sugli esiti economici non
brillanti delle Olimpiadi di Atlanta è intitolato: “Perché gareggiare per
essere sede di Giochi?”. La risposta viene data da due saggi relativi uno alle
Olimpiadi di Pechino del 2008 (pubblicato nello Sports Lawyer Journal)
e l’altro alla Coppa del Mondo giocata in Germania nel 2006 (CESifo Working
Paper No. 2582). I costi per la collettività vengono in questi casi
superati, anche di molto, dai benefici per la collettività perché l’evento
riguarda l’intera Nazione e contribuisce al “Nation Building”.
Si potrebbe dire che le Olimpiadi di Roma del
1960 contrassegnarono la ripresa dopo una lunga fase di guerre. Dimentichiamo
che allora il Pil dell’Italia cresceva del 5-6% l’anno, il debito pubblico era
un terzo del debito nazionale e il tasso di disoccupazione si avvicinava al 3%
toccato nel 1963. Si dovrebbe anche ricordare che Ferenc Janossy (uno dei
maggiori economisti, in un lavoro del 1971 (tradotto in tedesco) giudicò le Olimpiadi
del 1960 (e le spese improduttive ad esse connesse) come un segno della fine
del miracolo economico.
Ho la mente aperta: la proposta di tenere
olimpiadi a Roma nel 2024 dovrebbe essere corredata da un’analisi
costi-benefici dinamica secondo il metodo Dixit-Pindyck, insegnato per anni
alla Scuola Nazionale d’Amministrazione e di cui tanto il Ministero
dell’Economia e Finanza quanto il Ministero dello Sviluppo Economico hanno
dimestichezza, al fine di uscire da monologhi alterni e di valutare con un metodo
solido che impone analisi anche esse solide.
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