martedì 12 luglio 2016

Nabucco” a Caracalla, ritorno in Medio Oriente in Avvenire 13 luglio



“Nabucco” a Caracalla, ritorno in Medio Oriente
GIUSEPPE PENNISI
ROMA
Con una nuova produzione diNabucco di Giuseppe Verdi (in scena sino al 9 agosto) è stata inaugurata la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla. Il progetto si inquadra nel più vasto programma “Roma Opera Aperta” diretto a portare nuovo pubblico (soprattutto giovane) al teatro in musica a prezzi contenuti.
La sezione di lirica in senso stretto comprende tre opere molto conosciute: Nabucco, Il Barbiere di Siviglia e Madama Butterfly. Delle tre solamente la prima è una nuova produzione. In particolare
Madama Butterfly, nell’allestimento della Fura dels Baus, è stata un grande successo l’estate scorsa e torna a richiesta del pubblico. De Il Barbiere, in un’edizione divertente curata da Lorenzo Mariani, si è avuto poco più di un assaggio l’anno scorso; solo tre repliche. Ed è una delle opere favorite dal pubblico romano. Il balletto (tre serate dedicate a Nureyev) ha dato il via alla stagione estiva della fondazione romana il 22 giugno. La danza tornerà il 25 e 26 luglio con Roberto Bolle and friends. Ci sarà anche pop e rock con Lionel Richie e Neil Young (il 14 ed il 15 luglio) e una serata (3 luglio) è stata dedicata a Lang Lang.
Un programma “popolare” con un occhio al botteghino non vuole dire di bassa qualità. Le riprese riguardano spettacoli lodati l’anno scorso dalla critica. I balletti ed i concerti sono di alto livello.
Veniamo a Nabucco. Sull’opera grava una leggenda: deluso dall’insuccesso della sua prima opera comica ( Un giorno di regno) e, soprattutto, psicologicamente distrutto dalla morte della moglie e dei due figli bambini, Verdi avrebbe deciso di buttare la spugna e fare un altro mestiere, ma il suo editore Ricordi gli fece trovare, quasi per caso, il libretto di Nabucco aperto sulla pagina del coro Va pensiero; patriotticamente, il compositore sarebbe stato acceso di sacro fuoco e avrebbe ri-cominciato la carriera. In effetti, Verdi era sì disperato per le tragedie familiari e professionali che lo colpivano in quegli anni (ne aveva 27-28 di età), ma poco aveva a che fare con le tensioni prerisorgimentali e i movimenti carbonari già nell’aria a Milano. Aveva un dramma più intimo: vacillava quella fede che lo aveva accompagnato sin da quando suonava l’organo nella chiesa di Busseto.
Nello scombinato libretto di Temistocle Solera (lui sì patriota, ma anche libertino, politicante, cospiratore e antiquario fallito), tutti perdono la fede (e più o meno la ritrovano): la principessa assira Fenena si converte all’ebraismo, Zaccaria gran sacerdote degli ebrei minaccia di accoltellare la figlia del re assiro, questi impazzisce e, quando rinsavisce, distrugge la statua del dio dei suoi avi, la protagonista Abigaille ha un solo nume – il potere politico assoluto – e conosce una sola strada – il tradimento di tutto e di tutti.
La regia di Federico Grazzini (giovane affermato soprattutto all’estero) situa la vicenda tra le rovine di una guerra in Medio Oriente al giorno d’oggi. Il clima è cupo. Alcune idee sono ingegnose ( Va pensierocantato dietro i fili spinati di una prigione). Altre restano irrisolte. Corretta la concertazione di John Fiore. Nabucco è soprattutto voci. Eccellente il coro (vero protagonista) diretto da Roberto Gabbiani. Di grande livello, Luca Salsi (nel ruolo del titolo) e Csilla Boross (Abigaille). Buoni gli altri. Teatro affollato e plaudente.
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