“Nabucco” a
Caracalla, ritorno in Medio Oriente
GIUSEPPE
PENNISI
ROMA
Con una
nuova produzione diNabucco di Giuseppe Verdi (in scena sino al 9 agosto)
è stata inaugurata la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme
di Caracalla. Il progetto si inquadra nel più vasto programma “Roma Opera
Aperta” diretto a portare nuovo pubblico (soprattutto giovane) al teatro in
musica a prezzi contenuti.
La sezione
di lirica in senso stretto comprende tre opere molto conosciute: Nabucco, Il
Barbiere di Siviglia e Madama Butterfly. Delle tre solamente la
prima è una nuova produzione. In particolare
Madama
Butterfly,
nell’allestimento della Fura dels Baus, è stata un grande successo l’estate
scorsa e torna a richiesta del pubblico. De Il Barbiere, in un’edizione
divertente curata da Lorenzo Mariani, si è avuto poco più di un assaggio l’anno
scorso; solo tre repliche. Ed è una delle opere favorite dal pubblico romano.
Il balletto (tre serate dedicate a Nureyev) ha dato il via alla stagione estiva
della fondazione romana il 22 giugno. La danza tornerà il 25 e 26 luglio con
Roberto Bolle and friends. Ci sarà anche pop e rock con Lionel Richie e
Neil Young (il 14 ed il 15 luglio) e una serata (3 luglio) è stata dedicata a
Lang Lang.
Un programma
“popolare” con un occhio al botteghino non vuole dire di bassa qualità. Le
riprese riguardano spettacoli lodati l’anno scorso dalla critica. I balletti ed
i concerti sono di alto livello.
Veniamo a
Nabucco. Sull’opera grava una leggenda: deluso dall’insuccesso della sua
prima opera comica ( Un giorno di regno) e, soprattutto,
psicologicamente distrutto dalla morte della moglie e dei due figli bambini,
Verdi avrebbe deciso di buttare la spugna e fare un altro mestiere, ma il suo
editore Ricordi gli fece trovare, quasi per caso, il libretto di Nabucco
aperto sulla pagina del coro Va pensiero; patriotticamente, il
compositore sarebbe stato acceso di sacro fuoco e avrebbe ri-cominciato la
carriera. In effetti, Verdi era sì disperato per le tragedie familiari e
professionali che lo colpivano in quegli anni (ne aveva 27-28 di età), ma poco
aveva a che fare con le tensioni prerisorgimentali e i movimenti carbonari già
nell’aria a Milano. Aveva un dramma più intimo: vacillava quella fede che lo
aveva accompagnato sin da quando suonava l’organo nella chiesa di Busseto.
Nello
scombinato libretto di Temistocle Solera (lui sì patriota, ma anche libertino,
politicante, cospiratore e antiquario fallito), tutti perdono la fede (e più o
meno la ritrovano): la principessa assira Fenena si converte all’ebraismo,
Zaccaria gran sacerdote degli ebrei minaccia di accoltellare la figlia del re
assiro, questi impazzisce e, quando rinsavisce, distrugge la statua del dio dei
suoi avi, la protagonista Abigaille ha un solo nume – il potere politico
assoluto – e conosce una sola strada – il tradimento di tutto e di tutti.
La regia di
Federico Grazzini (giovane affermato soprattutto all’estero) situa la vicenda
tra le rovine di una guerra in Medio Oriente al giorno d’oggi. Il clima è cupo.
Alcune idee sono ingegnose ( Va pensierocantato dietro i fili spinati di
una prigione). Altre restano irrisolte. Corretta la concertazione di John
Fiore. Nabucco è soprattutto voci. Eccellente il coro (vero
protagonista) diretto da Roberto Gabbiani. Di grande livello, Luca Salsi (nel
ruolo del titolo) e Csilla Boross (Abigaille). Buoni gli altri. Teatro
affollato e plaudente.
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