OPERA/
Oedipus Rex di Igor Stravinskij all'Accademia Santa Cecilia
Pubblicazione:
martedì 1 marzo 2016
Il direttore
d'orchestra Sakari Oramo
NEWS ROMA
Anche
se mancava dal 1998 dalle ‘stagioni’ della sinfonica dell’Accademia Nazionale
di Santa Cecilia Oedipus Rex di Igor Stravinskij (su libretto di Jean
Cocteau tradotto in latino da Jean Daniéliou), è un frequentatore abituale dei
palcoscenici e delle sale di concerto romani. Si ricordano ottime esecuzioni
all’Accademia di Santa Cecilia alcuni nel 1996 e nel 1998 ed una all’Opera di
Roma nel 2005 in un allestimento di lusso (regia di Luigi Squarzina, scene e
costumi di Giacomo Manzù, concertazione di Zoltan Plesko). Ne ha presentato
un’edizione scenica nel 2008, utilizzando con intelligenza gli spazi
dell’Auditorium di Via della Conciliazone, l’Orchestra Sinfonica di Roma,
purtroppo sciolta circa un anno fa.
Nella
cultura francese il 1927 è ricordato come l’anno il cui il genio profilico e
multiforme di Jean Cocteau (scrittore, poeta, pittore e regista di film di
rottura) vide la prima di tre opere, su suoi libretti, messe in musica da tre
dei grandi musicisti dell’epoca ed accolte dalla critica e dal pubblico con grande
successo: Oedipus Rex di Igor Stravinskij al Teatro Sarah Bernard di
Parigi, Le pauvre matelot di Darius Milhaud al Palais Garnier (ossia
all’Opéra vera e propria) e Antigone di Arthur Honneger al Teatro de la
Monnaie a Bruxelles. Delle tre, le seconde due sono opere vere e proprie,
strutturate di una durata (peraltro non lunga) tale da occupare un’intera
serata. La terza è di fatto sparita dalle scena. La prima e la seconda
sono tra i capolavori del teatro in musica del “Novecento storico” (il secolo
appena trascorso ma già storicizzato sotto il profilo musicale). Sono
diversissime, anche se ambedue articolate su due “gialli noir” – uno
contemporaneo ed uno che si perde nella notte dei tempi che avvolge i miti. Il Matelot
è ispirato alle ballate marinare. Oedipus è un oratorio in due atti
(della durata complessiva di meno di un’ora) in lingua latina in 12 numeri
collegati da un narratore (che recita nella lingua del Paese in cui l’opera
viene messa in scena).
Stravinskij
(1882-1971) è uno dei giganti del “Novecento storico”. “Oedipus” è una
delle sue otto opere di cui solamente “The Rake’s Progress”
(commissionata da La Fenice) ha la durata “normale” di un dramma in musica; in
un’altra, nessuno canta; in due altre, la danza è più importante della voce e
l’ultima venne concepita per la televisione (con intervalli per la pubblicità).
Si va da lavori ispirati a leggende russe ed a musica russa (Rimisky-Korsakov
era stato il suo maestro) alla musica elettronica e dodecafonica di quello per
la televisione. Nella vita e nell’opera di Stravinskij (profondamente avverso
al comunismo) l’Italia ha avuto un ruolo importante; nonostante abbia vissuto
principalmente in Francia e negli Usa, ha chiesto di essere sepolto in suolo
italiano- e riposa all’isola di San Michele nell’arcipelago veneziano.
Oedipus
Rex viene considerata come l’epicentro del periodo “neo-classico” di
Stravinskij: la lingua latina, la struttura a numeri chiusi, la severità stessa
del lessico musicale militano per questa interpretazione. Secondo Leonard
Bernstein in una serie di conferenze tenute nel 1973. Secondo questa lettura, Oedipus
(riduzione fedele della tragedia di Sofocle) avrebbe un’ispirazione
verdiana , e come tale sarebbe un omaggio di Stravinskij al grande compositore
italiano il cui melodramma appare, ad un ascoltare superficiale, agli antipodi
stessi della sua poetica
Alla Sala Santa Cecilia dal 27 febbraio al primo marzo, la
direzione musicale del maestro finlandese Sakari Oramo un’impostazione
verdiana: grande enfasi sul ritmo (a tratti eccessiva nell’accento sugli
strumenti a percussione), tempi stringati, accento passionale (nella scena ed
aria di Giocasta).
Il coro è il vero protagonista musicale sotto il profilo vocale. fa
veri e propri miracoli con la impervia (e faticosa) scrittura. Tra i solisti
primeggiano i due due potragonisti: Edipo e Giocasta. Mati Turi che ha dato
vita al medesimo ruolo al Teatro dell’Opera nel 2005 è un “tenore eroico”
ancora di grande potenza vocale che affronta senza difficoltà un ruolo vocale
interamente articolato sul registro di centro (come in molti ruoli wagneriani a
cui è abituato). Sonia Ganassi conferma di essere uno dei migliori
mezzo-soprani su piazza; in linea con la lettura “verdiana” della partitura, la
sua è una Giocasta anche sensuale, con cenni di coloratura e discese
smaglianti vero le tonalità gravi. Di tutti gli altri particolarmente
efficace il giovane Simone Ponziani che nel ruolo del Pastore ha il
difficile compito di reggere l’ultimo lungo numero dell’opera. Di livello il
Creonte di Alfred Muff (che ha anche interpretato il ruolo del Messaggero.
Suadente e subdolo il Tiresia di Marco Spotti Elegante il Narratore di Massimo
De Francovich
Per aprire la serata, è stata suonata la breve sinfonia n.22 di
Franz Joseph Haydn ‘Il Filosofo’ che , con la grazia, contrastava la
tragica monumentalità di Oedipus.
Molti applausi da parte di un pubblico che riempiva ogni ordine di
posti.
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