È tempo di un tagliando per la
regolamentazione della finanza europea
Sono alla studio nuove disposizioni per aggiornare la
regolazione finanziaria. In effetti, le regole europee che hanno causato (e
stanno causando) tanto clamore – a ragione del bail in – non riguardano
soltanto un’unione bancaria che sarà monca sino a quando non verrà definita una
garanzia europea sui depositi in conto corrente, ma lasciano un certo grado di
autonomia alle autorità nazionali. Un primo schema sarebbe dovuto essere
esaminato dal Consiglio dei ministri del 5 febbraio, che poi è slittato,
sembrerebbe a causa di un ritardo tecnico, e dovrebbe essere analizzato domani.
L’aggiornamento della regolazione non riguarda unicamente il bail in, ma anche
varie modalità di commerciare crediti deteriorati (la bad bank impostata con il
meccanismo delle cartolarizzazioni). Si stanno affollando proposte
estemporanee. La regolamentazione finanziaria italiana non è ottimale, quella
europea è incompleta. Comunque tutte le regolamentazioni richiedono 'tagliandi'
e revisioni, specialmente se l’applicazione meccanica di nuove misure ne mette
in luce deficienze o imperfezioni. Tuttavia, in Italia non siamo all’anno zero.
Da almeno un decennio, ad esempio, il Dipartimento della Funzione Pubblica,
promuove l’analisi dell’impatto della regolazione (Air) che riguarda anche la
regolazione finanziaria; per alcuni anni la Scuola nazionale d’amministrazione
ha condotto uno vasto studio empirico (i cui risultati,però, non sono stati
ancora pubblicati) e in collaborazione con il Formez ha organizzato corsi di
formazione per dipendenti delle amministrazioni centrali e locali. In materia
specifica di regolazione finanziaria, la Febaf (Federazione di banche,
assicurazione e finanza) ha pubblicato un interessante guida (a cura di Paolo
Garonna) sui costi ed i benefici della regolazione italiana ed europea. Che
potrebbe rivelarsi uno strumento utile per procedere al necessario 'tagliando'.
Inoltre, l’Italia non l’unico Paese alle prese con
l’aggiornamento della regolazione finanziaria di un’unione bancaria incompleta.
Nel fine settimana, il Center for European Policy Research ha diffuso un
interessante studio empirico di tre economisti tedeschi (Alexander Schäfer,
Annabel Schnabel, Beatrice Weber) sul nesso tra bail in e capacità degli Stati
di intervenire con bail out a spese dell’erario. Un’analisi del Trinity College
di Dublino (ne sono autori Rishi Neil Ahuja e Charles Larkin) lancia proposte
concrete su la regolazione europea. E anche un lavoro di Thomas Hoertas della
Università di Francoforte (CRPS, Task Force Report, 2016) contiene suggerimenti
per migliorare le regole.
Giuseppe Pennisi
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