Jazz al Quirinetta
febbraio 29, 2016 Giuseppe Pennisi
A Roma la John Papa Boogie suonerà e
canterà due ore di musica all’insegna del loro inconfondibile suono firmato da
Gianni Frasi
Il jazz ed un jazz davvero speciale
approda al Quirinetta nell’ambito di un programma musicale intitolato “barocco
al jazz”. Per chi non è romano, e per le generazioni più giovani, ciò significa
forse poco perché non sanno che si era pensato di trasformare in locale da fast
food una delle più eleganti piccole sale del centro storico. La storia del
Teatro Cinema Quirinetta comincia con la trasformazione dei palazzi Sciarra
alla fine del XIX sec., «trasformazioni innescate dalle nuove ipotesi
urbanistiche sul tessuto tra Fontana di Trevi e il Corso dai primi piani per
Roma Capitale».
Il Principe Maffeo Sciarra si
impegnò in un piano di riorganizzazione dell’intero isolato tra via delle
Vergini, via dell’Umiltà, via delle Muratte e via del Corso. La prima concreta
conseguenza che riguarda il nostro argomento fu la costruzione del Teatro
Quirino nel 1871 (sala e palcoscenico completamente in legno); in seguito, nel
1882, il Quirino fu ricostruito su progetto dell’architetto De Angelis, al
quale si deve «l’orchestrazione del tono architettonico e urbano dell’intero
complesso».
Il Teatro Cinema Quirinetta viene
realizzato nei sotterranei di Palazzo Sciarra, con ingresso in via Marco
Minghetti, tra il 1923 e il 1926, da Marcello Piacentini, vero “archistar” in
quegli anni dopo i suoi interventi progettuali nell’Expo del 1911, e a cui si
doveva già nel 1914-15, lo splendido restauro dell’adiacente Teatro Quirino.
Al Teatro Quirino fa peraltro riferimento anche nel nome il nuovo Teatro Cinema, che dispone di duecento posti e di un ristorante/bar collocato nelle sei salette annesse (indicate ciascuna da nomi suggestivi dovuti alle pitture caratterizzanti, Sala etrusca, di Venere, di Bacco, dell’Ombrello, degli Stucchi Bianchi), che fanno parte integrante del progetto culturale/gestionale del nuovo Teatro. Il Quirinetta segnò anche la sperimentazione di un sistema di climatizzazione assolutamente rivoluzionario per quei tempi, a cicli caldo e freddo, con intercapedini tra i vari locali e aspiratori per consentire un ricambio d’aria completo ben quattro volte ogni ora. La sala teatrale veniva descritta come «cosa davvero signorile e ha un palcoscenico assai curioso e bizzarro, lungo e pieno di meandri, ove uno scenografo moderno potrebbe sbizzarrirsi parecchio. Il Teatro è, si capisce, in miniatura, ma può essere adibito a spettacoli d’eccezione e di raffinatezza, a piccole opere da gustare da vicino in tutti i particolari». Per anni, prima della Seconda guerra mondiale, il Qurinetta era l’unica sala cinematografica romana che presentava film in lingua originale. Nell’immediato dopo guerra programmò per oltre un anno Via col Vento (ovviamente in edizione originale integrale). Dopo essere stato per anni un cinema d’essai, inizio la decadenza, impedita da un intervento della Fondazione Roma (la cui sede è a Palazzo Sciarra) che lo ha trasformato in uno spazio per spettacoli culturali,
Al Teatro Quirino fa peraltro riferimento anche nel nome il nuovo Teatro Cinema, che dispone di duecento posti e di un ristorante/bar collocato nelle sei salette annesse (indicate ciascuna da nomi suggestivi dovuti alle pitture caratterizzanti, Sala etrusca, di Venere, di Bacco, dell’Ombrello, degli Stucchi Bianchi), che fanno parte integrante del progetto culturale/gestionale del nuovo Teatro. Il Quirinetta segnò anche la sperimentazione di un sistema di climatizzazione assolutamente rivoluzionario per quei tempi, a cicli caldo e freddo, con intercapedini tra i vari locali e aspiratori per consentire un ricambio d’aria completo ben quattro volte ogni ora. La sala teatrale veniva descritta come «cosa davvero signorile e ha un palcoscenico assai curioso e bizzarro, lungo e pieno di meandri, ove uno scenografo moderno potrebbe sbizzarrirsi parecchio. Il Teatro è, si capisce, in miniatura, ma può essere adibito a spettacoli d’eccezione e di raffinatezza, a piccole opere da gustare da vicino in tutti i particolari». Per anni, prima della Seconda guerra mondiale, il Qurinetta era l’unica sala cinematografica romana che presentava film in lingua originale. Nell’immediato dopo guerra programmò per oltre un anno Via col Vento (ovviamente in edizione originale integrale). Dopo essere stato per anni un cinema d’essai, inizio la decadenza, impedita da un intervento della Fondazione Roma (la cui sede è a Palazzo Sciarra) che lo ha trasformato in uno spazio per spettacoli culturali,
In questo contesto “dal barocco al
jazz” i martedì sera. Il jazz della John Papa Boogie inserisce un eccezionale
interludio domenicale; nel quadro di una tournée in varie città italiana, terrà
un concerto domenica 6 marzo alle 17.45. La John Papa Boogie «enigmatica e
misteriosa blues band di caratura europea» suonerà e canterà due ore di musica
all’insegna del loro inconfondibile suono firmato da Gianni Frasi, la Voce
“nera” del blues italiano. Grande è la dignità contenuta nel loro particolare
“Blues de l’Haitienne”, concerto celebrativo che dedica e devolve ad Haiti tutto
ciò che la John Papa Boogie propone. “Blues de l’Haitienne” nasce da un’idea
ispirata di Gianni Frasi, che è stato pervaso in Haiti da questa “visione”, che
deve a quella terra e al suo popolo, il manifestarsi della sacralità e della
radicalità del segno musicale. I musicisti che accompagnano Frasi hanno aderito
a questa “visione” in nome dello Spirito che gli dà Vita. Il suono, il
sentimento di passione, il grido, il Mistero, sono tutti nell’emozione dei loro
concerti in Italia e in Europa. Il recente microsolco della John Papa Boogie,
TRIDUO, è stato presentato con ottimo riscontro alla 55ma Biennale di Venezia e
con un concerto a Londra all’Electric Lane di Market Row a Brixton, è il
riflesso su vinile di questo grido mistico. Nell’esclusivo concerto al
Quirinetta accanto a Gianni Frasi, ci saranno Antonio Piacentini e Leonardo
Zago alle chitarre, Gianmaria Tonin alla batteria, Marco Bosco al basso,
Giorgio Peggiani all’armonica, Simone Bistaffa al piano, organo e chitarra.
Ricordiamo che la band si era costituita,
quasi per scherzo, all’inizio del 1985, per esaudire un grande desiderio del
“giovane” Gianni Frasi che fin da adolescente portava segretamente con sé la
passione per il canto e una sconfinata attrazione per la musica nera dei grandi
padri del Blues (Robert Johnson, Elmore James, Muddy Waters, Albert King e
Freddy King). In quella prima formazione faceva parte anche il chitarrista
Antonio Piacentini: l’incontro tra i due fu determinante, nacque subito un
sodalizio artistico, proficuo e ininterrotto durato fino al 1997.
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