lunedì 22 febbraio 2016

Se è l’informazione a pilotare l’andamento dei contratti Cds in Avvenire 23 febbraio



Se è l’informazione a pilotare l’andamento dei contratti Cds
Se le tensioni sui mercati finanziari preludessero ad una nuova crisi diretta – specialmente – al debito sovrano, chi ne sarà il conducente? La speculazione a breve termine oppure altre determinanti ? È un interrogativo da porsi perché, nonostante il 'compromesso' raggiunto al vertice europeo del 18-19 febbraio, i sondaggi non escludono affatto che il referendum del prossimo giugno porti all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, con la conseguenza di una crisi finanziaria che prenda di mira specialmente i titoli di Stato.
Utile ricordare che tra il 2009 ed il 2014, il rischio di credito e il mercato hanno avuto un ruolo importante nello spiegare l’andamento asimmetrico della sterlina e della corona danese rispetto all’euro; la prima si è deprezzata , la seconda apprezzata, come documentato da un lavoro di Shin Ichi Fukuda, dell’Università di Tokio, distinto e distante dalle nostre beghe intra-europee. In una crisi di questa natura, l’indicatore più utilizzato dai media è lo spread , il differenziale tra l’interesse sui titoli di un Paese e quello considerato, a torto o ragione, l’architrave dell’unione monetaria (ove non dell’Ue): la Germania federale. È un indicatore semplice e che si comunica bene, soprattutto alla radio o in televisione. È, però, anche un indicatore superficiale e che non consente di percepire le determinanti dell’andamento del mercato. Nella professione e nel mondo accademico, si utilizza invece il Cds, acronimo di «Credit default swap», ossia uno 'swap' (scambio) che ha la funzione di trasferire il rischio di credito, ossia uno strumento di copertura che è il più comune tra i derivati creditizi. In un lavoro ancora inedito, Bart Frijns dell’Auckland University of Technology e Remco J. Zwunkels hanno analizzato con pazienza e cura certosine l’andamento dei titoli di stato a medio-lungo termine (di solito utilizzato come riferimento per lo spread) con quello dei Cds. La strumentazione utilizzata è molto ricca in quanto contiene opportunità di 'arbitraggio' tra obbligazioni sovrane e Cds. Le conclusioni smentiscono il ruolo della speculazione (gli 'gnomi di Zurigo' di nixoniana memoria che farebbero il bello e cattivo tempo sui mercati finanziari), ma sottolineano invece quello dei media nel pilotare i Cds ed anche i titoli di Stato. In sintesi, il mercato obbligazionario è condotto, per l’80%, da scambi di liquidità, per il 13% da 'news' (informazione giornalistica in varie forme), e solo per il 5,5% da speculazione. Il mercato dei Cds è, invece, pilotato per il 49% da 'news', per il 45% da scambi di liquidità, e per il 5,3% da speculazione.
Giuseppe Pennisi
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