Se è l’informazione a pilotare l’andamento
dei contratti Cds
Se le tensioni sui mercati finanziari preludessero ad una
nuova crisi diretta – specialmente – al debito sovrano, chi ne sarà il
conducente? La speculazione a breve termine oppure altre determinanti ? È un
interrogativo da porsi perché, nonostante il 'compromesso' raggiunto al vertice
europeo del 18-19 febbraio, i sondaggi non escludono affatto che il referendum
del prossimo giugno porti all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea,
con la conseguenza di una crisi finanziaria che prenda di mira specialmente i
titoli di Stato.
Utile ricordare che tra il 2009 ed il 2014, il rischio di
credito e il mercato hanno avuto un ruolo importante nello spiegare l’andamento
asimmetrico della sterlina e della corona danese rispetto all’euro; la prima si
è deprezzata , la seconda apprezzata, come documentato da un lavoro di Shin
Ichi Fukuda, dell’Università di Tokio, distinto e distante dalle nostre beghe
intra-europee. In una crisi di questa natura, l’indicatore più utilizzato dai
media è lo spread , il differenziale tra l’interesse sui titoli di un Paese e
quello considerato, a torto o ragione, l’architrave dell’unione monetaria (ove
non dell’Ue): la Germania federale. È un indicatore semplice e che si comunica
bene, soprattutto alla radio o in televisione. È, però, anche un indicatore
superficiale e che non consente di percepire le determinanti dell’andamento del
mercato. Nella professione e nel mondo accademico, si utilizza invece il Cds,
acronimo di «Credit default swap», ossia uno 'swap' (scambio) che ha la
funzione di trasferire il rischio di credito, ossia uno strumento di copertura
che è il più comune tra i derivati creditizi. In un lavoro ancora inedito, Bart
Frijns dell’Auckland University of Technology e Remco J. Zwunkels hanno
analizzato con pazienza e cura certosine l’andamento dei titoli di stato a
medio-lungo termine (di solito utilizzato come riferimento per lo spread) con
quello dei Cds. La strumentazione utilizzata è molto ricca in quanto contiene
opportunità di 'arbitraggio' tra obbligazioni sovrane e Cds. Le conclusioni
smentiscono il ruolo della speculazione (gli 'gnomi di Zurigo' di nixoniana
memoria che farebbero il bello e cattivo tempo sui mercati finanziari), ma
sottolineano invece quello dei media nel pilotare i Cds ed anche i titoli di
Stato. In sintesi, il mercato obbligazionario è condotto, per l’80%, da scambi
di liquidità, per il 13% da 'news' (informazione giornalistica in varie forme),
e solo per il 5,5% da speculazione. Il mercato dei Cds è, invece, pilotato per
il 49% da 'news', per il 45% da scambi di liquidità, e per il 5,3% da
speculazione.
Giuseppe Pennisi
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