È la lentezza della giustizia civile a
fare crollare il valore delle 'sofferenze' nei bilanci
Numerosi lettori sono rimasti sorpresi
leggendo, sul Sole 24 Ore del 2 febbraio, la
sintesi di un rapporto di Mediobanca Securities secondo il quale il valore
attuale dei crediti deteriorati (tranche junior) si situa tra il 27% ed il 37%
del valore nominale dei titoli. Un 'taglio di capelli' (per utilizzare il gergo
del mestiere) simile a quello subito dai detentori di tango bond argentini. La
'rasatura' argentina fece scalpore perché i 'tagli' alle obbligazioni di altri Paesi
latinoamericani nei guai si aggiravano, allora, sul 20%. I detentori di titoli
bancari della inguaiatissima Grecia hanno subito tagli mediamente inferiori al
50%.
Poco prima dello studio di Mediobanca
Securities ne è stato diramato uno di Neil Unmack della Reutersche aveva raggiunto conclusioni analoghe. Questo studio traccia due
differenti scenari in merito alle ipotesi di come i 'deteriorati' verranno
'impacchettati' e venduti a chi opera in finanza e li acquista con una leva
finanziaria per rivenderli gradualmente (od ottenere qualcosa dai debitori
iniziali) su un arco di sette anni. A seconda della leva finanziaria, il valore
attuale si porrebbe sui 25-39 centesimi per ciascun euro di valore nominale di
credito deteriorato. Ho rielaborato i calcoli di Unmack sulla ipotesi che il
lasso di tempo per rivenderli (oppure incassare dai debitori iniziali) sia di
dieci non sette anni; sono giunto a 20-25 centesimi per ciascun euro di valore
nominale. Un 'taglio' del 75-80%, molto più severo di quello effettuato pochi
anni fa (50-60%) nel liberare, tramite bad bank,
grandi istituti di altri Paesi europei dai loro crediti deteriorati.
Le ragioni sono due. In primo luogo, la
soluzione decisa dopo lunghe trattative comporta non una bad bankma numerosi 'veicoli speciali'; ciò rende più difficile
'impacchettare' crediti di differente grado di deterioramento inserendo , ad
esempio, in ciascun lotto, un po’ di deteriorati con garanzia (fanno aumentare
il valore di almeno cinque punti percentuali). In secondo luogo ,la lentezza
della giustizia civile italiana che comporta lunghissime procedure per ottenere
qualcosa (con pignoramenti e quant’altro) dai debitori iniziali. Per questo
motivo nei miei calcoli ipotizzo dieci anni invece dei sette della
Reuters.
Sul primo punto, siamo stati tardivi noi
italiani. Operando prima dell’entrata in vigore dei nuovi regolamenti europei
avremmo avuto la nostra bad bank. Sul secondo
punto, c’è poco da commentare: è semplicemente un fatto noto ed accertato.
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