Rimini, King Arthur si mette a dieta
di Giuseppe
Pennisi
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King Arthur
di John Dryden ed Henry Purcell è considerato un capolavoro del teatro musicale
britannico, difficilmente rappresentabile: i protagonisti attori in ruoli
recitanti e le parti secondarie (in generale figure mitologiche) sono in tutto
circa 40, per oltre cinque ore e mezzo di spettacolo. Soprattutto, la pièce racconta di un complesso quadro storico-politico: la
nascita della nazione britannica nella guerra tra i cattolici di Giacomo II e i
sassoni di Guglielmo d'Orange. In Italia, una versione di tre ore e
mezza è stata presentata decenni fa nel cortile di Palazzo Pitti. Memorabile,
invece, un'edizione integrale curata da Graham Vick a Parigi. Dalla Sagra
Malatestiana di Rimini è partito un allestimento che, dopo una sosta al teatro
Rossini a Pesaro, arriverà a Roma il 18 ottobre. L'operazione è affidata al
gruppo sperimentale Motus, al giovane ensemble Sezione Aurea e a un
intelligente impiego di video (Acqua Micans Group). Qui viene presentato un
assaggio del lavoro di Dryden e Purcell, con meno di un'ora e mezza di
messinscena e un unico episodio: l'amore tra il giovane Re Artù e la
principessa Emmeline sullo sfondo di una guerra cruenta, di cui, però, non si
captano le determinanti politico-religiose. Quindi, in scena ci sono due soli
attori: Glen Çaçi e Silvia Calderoni. I numerosi personaggi della mitologia
greco-latina a germanica sono affidati a tre voci: l'ottimo controtenore Carlo
Vistoli e i buoni soprani Laura Catrani e Yuliya Poleshchuk. D'effetto
l'impianto scenico e i video. Lo spettacolo non manca di fascino ma chi conosce
King Arthur si augura che dopo l'assaggio arrivi la pietanza.
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