Cari leopoldini di centrodestra, parliamo anche di cultura?
Il commento e la proposta
dell'editorialista Giuseppe Pennisi, firma di Formiche.net, sul dibattito in
corso in vista della Leopolda Blu
Seguo con interesse il dibattito sulla Leopolda Blu aperto da Formiche.net. Credo però che una dimensione
sia stata relativamente trascurata: quella delle arti e della culturale in
generale.
E’ un tema che dovrebbe essere
particolarmente sentito in Italia dove, nel secondo dopo guerra, arti e coltura
sono diventati gradualmente appannaggio della sinistra, e soprattutto della
sinistra comunista, che ha accolto nelle proprie file i principali vincitori
dei “littoriali”.
Nel contesto dell’epoca, il
“patto ad excludendum” implicava che non potendo dare alla sinistra il governo
del Paese, gli si diedero progressivamente altri settori (come le arti e la
cultura). La sinistra, in particolare la sinistra comunista, fu lieta di
accogliere nelle proprie fila gli “esodati” dal fascismo nella consapevolezza
che essi potevano avere nell’incidere sulla società civile. In effetti, furono
pochi coloro che restarono nella cultura cattolica (ad esempio Diego Fabbri)
o nella cultura liberal-socialista (ad esempio Ignazio Silone) dato il
peso che una certa politica aveva assunto nelle case editrici, nella produzione
cinematografica e successivamente nella televisione
Tutto ciò non è cambiato nei
quasi vent’anni in cui il centrodestra ha spesso avuto responsabilità di
governo per periodi non brevi. Si legga Il Berlusconismo nella Storia
d’Italia di Giovanni Orsina (Marsilio, 2013) per toccare con mano ad
esempio come sia stata lasciata crollare la fondazione e la rivista
Ideazione che almeno per un decennio è parsa essere il faro culturale di
una “nuova destra” che aggregava anche numerosi giovani e che guardava al
futuro senza nostalgie per il passato (difetto di una piccola, anche
numericamente, cultura di una destra le cui case editrici sono ancora ancorate
ad autori di settanta anni orsono).
E’ questo in Europa per molti
aspetti un problema italiano. Francia, Germania, Gran Bretagna hanno una
cultura non solo non agganciata a vetuste teorie marxiste ma rivolta verso
l’avvenire ed alla ricerca di espressioni nuove ed ardite. E’ un problema vivo
ed importante negli Stati Uniti dove nella arti e nella cultura prevalgono
tendenze legate a quella che potremo chiamare la ” sinistra” del Partito
Democratico.
Nel fascicolo del 7 luglio di The
National Review (rivista culturale per eccellenza dell’America vicina al
Partito Repubblicano, antagonista per molti aspetti della New York Review of
Books), un saggio di Adam Bellow, direttore di una delle sezioni più
importanti di Harper Collins ed editore di Liberty Island Media –
un piccolo ma dinamico conglomerato editoriale di pubblicazioni liberali e
libertarie – ha lanciato la proposta che l’America liberale e libertaria si
rinnovi partendo proprio dalla narrativa per giungere poi ad altre forme di
espressioni artistica.
Una Leopolda Blu affronterà
questi temi?
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