Sfide all´italiana
01/01/2012 | Giuseppe Pennisi
In Italia, i governi "tecnici" hanno contribuito a rasserenare il clima ma, visti con la serenità derivante dalla distanza dagli eventi, non hanno avuto grandi risultati in materia economica.
La squadra guidata da Mario Monti ha bisogno di una forte dose di buona fortuna nel 2012, specialmente in questo mese (gennaio) quando dovrà collocare titoli per 30 miliardi di euro e, in parallelo, la politica sarà scossa dall´ammissione o meno (da parte della Corte costituzionale) del referendum sul sistema elettorale.
In Italia, i governi "tecnici" hanno contribuito a rasserenare il clima ma, visti con la serenità derivante dalla distanza dagli eventi, non hanno avuto grandi risultati in materia economica. Gli esiti dei governi "tecnici" Ciampi e Dini sono analizzati in due documenti della Banca d´Italia i Temi di discussione n. 334 e 335. Il percorso definito a Maastricht giusto o errato che fosse ha avuto costi maggiori nei Paesi che invece di seguirlo gradualmente ma con perseveranza, hanno alternato "episodi di restrizione" (di politica di bilancio) con "episodi di espansione"; si sono disorientati gli agenti economici interni e internazionali e si è pagato un prezzo più alto del dovuto. L´Italia ha effettuato un forte aggiustamento nel 1991-‘93 (quasi il 6% del Pil) seguito però da una pausa fino al ‘95-‘97. La manovra della primavera 1995 (governo Dini) è stata effettuata essenzialmente operando sulle imposte indirette attizzando aumenti dei prezzi.
Questi errori "tecnici" hanno accentuato l´effetto di un altro errore "tecnico" compiuto a fine ‘89: la decisione di entrare nella fascia di oscillazione stretta dello Sme (2,25%) e contestualmente rimuovere le ultime vestigia di controlli valutari. Sarebbe stato preferibile abolire quel che restava dei controlli, fare oscillare per qualche mese la lira nella fascia larga (6%), vedere dove il cambio si assestava e entrare, poi, in quella stretta. Si sarebbe evitato il rischio di un sovrapprezzamento ancora sulle nostre spalle. Allora, Guido Carli era ministro del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi governatore della Banca d´Italia e Lamberto Dini direttore generale. Infine, il principale merito del governo Dini, la riforma delle pensioni, è stato corredato da un periodo di transizione variamente stimato dai 18 ai 36 anni (per tener conto dei trattamenti di reversibilità), nel 1995 la spesa previdenziale pubblica era il 13,7% del Pil, nel 2011 il 15,3.
I monocolore "tecnici" del periodo della "solidarietà nazionale", nati dalla crisi valutaria del gennaio 1976, sono stati contrassegnati da un deprezzamento della lira del 16% tra il 1976 e il 1978, un tasso d´inflazione che nel 1978 superava di dieci punti quello della Germania, un forte incremento del debito pubblico. Le due "riforme" cardine di quel periodo la normativa sulla riconversione industriale e il varo del servizio sanitario nazionale si sono rivelate poco efficienti: venivano modificate già all´inizio degli anni Ottanta.
Cattiva sorte o qualcosa di fondo che non funziona nel modello? Ci fu sviluppo nell´Atene oligarchica, ma non tecnocratica, di Pericle mentre Sparta, affidata a "tecnici", ebbe un triste destino. Secondo Karl Wittfogel, gli Imperi "idraulici" (Babilonia, Egitto, Inca) governarono i corsi d´acqua ma bloccarono la crescita. Per Douglas C. North, premio Nobel per l´Economia, lo sviluppo è di norma associato a giochi cooperativi e bassi costi di transazione scaturenti dalla politica e dal suo corretto funzionamento. Robert Putman ha applicato il "metodo North" all´Italia: in quella parte dove sono cresciute "repubbliche comunali" piene di politica c´è stato sviluppo, mentre c´è stata stagnazione in quelle dove i re regnavano ma il governo era affidato a tecnocrazie. Nel 2010, la Banca mondiale ha pubblicato uno studio comparato di Brian Levy e di Francis Fukuyama: giunge a conclusioni analoghe.
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