CANDIDE: LA SATIRA POLITICA ARRIVA ALL’OPERA
Beckmesser
Leonard Bernstein ha dovuto aspettare quasi un quarto di secolo dopo la morte perché la sua principale opera per il teatro Candide arrivasse, il 18 gennaio, al Teatro dell’Opera. La si era ascoltata in forma di concerto all’Auditorium di Via della Conciliazione nel 1998 e, nell’ambito di una tournée di una compagnia californiana, al Teatro Argentina nel 2003. Tuttavia, Candide richiede un grande allestimento scenico e voci, orchestra e coro di livello. E’ una doppia satira; tratta dal romanzo di Voltaire e scritta nell’America maccartista, è corrosiva contro l’arroganza del potere politico ed ecclesiastico ed è ironica nei confronti delle convenzioni dell’opera lirica – dalle arie di coloratura, ai duetti appassionati, ai concertati. Ultima raffinatezza un finale in “diminuendo”.
Nell’ambito di una politica di efficienza, l’allestimento in scena Roma viene dal San Carlo di Napoli. E’ uno spettacolo di rilievo. Dalla regia (Lorenzo Mariani) che situa la vicenda in uno studio televisivo dove si svolge qualcosa a metà tra una telenovela ed un talk show, all’ottimo cast vocale agli spigliati balletti Efficaci le proiezioni, specialmente quelle in bianco e nero stile anni Cinquanta (l’opera è del 1956). Adriana Asti, nel ruolo di Voltaire, riassume la complicata vicenda, sostituendo (in italiano) gli originali dia¬loghi parlati che rallentano l’azione.
Tra le voci spiccano Michael Spyres,Bruno Taddia Jessica Pratt, Derek Welton Jane Henschel e il coro, vero protagonista del lavoro,Sul podio il britannico Wayne Marshall, forse un po’ troppo lento nei tempi e senza il brio di Lenny, ma con un tocco di malinconia nel finale.
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