Candide, l'Opera di Roma riparte da Bernstein
di Giuseppe Pennisi
Al Teatro dell'Opera di Roma è in scena Candide fino al 24 gennaio, in un allestimento proveniente dal San Carlo. L'opera principale di Leonard Bernstein è stata scritta per voci rigorosamente liriche, una grande orchestra, un'esemplare ouverture e numeri molto complessi. Non mancano, infatti, arie di fioritura, duetti e concertati con cui si trattano con una punta di ironia le convenzioni del teatro in musica.
La regia di Lorenzo Mariani situa le peripezie del protagonista in Europa e in America (seguendo il romanzo di Voltaire) in uno studio televisivo dove verrebbero filmate come parte di una telenovela. Il regista ha affidato ad Adriana Asti il ruolo del filosofo-narratore che racconta la vicenda, riassumendo e sostituendo (in italiano) gli originali dialoghi parlati che rallentano l'azione. Efficaci le proiezioni, specialmente quelle in bianco e nero stile anni Cinquanta (l'opera è del 1956). Di gran livello il cast vocale, Jessica Pratt ha eseguito splendidamente l'aria di coloratura di Cunegonda e i duetti con il suo partner e protagonista, Candide, interpretato dal tenore Michael Spyres. Bravi tutti gli altri (il Pangloss di Derek Welton, la vecchia lady di Jane Henschel, il coro diretto Andrea Gabbiani). Dalla buca d'orchestra Wayne Marshall lega bene orchestra e palcoscenico, ma rallenta i tempi per mettere in risalto il senso armonico di Bernstein e dare un tocco malinconico al finale. (riproduzione riservata)
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