Dopo lustri in cui l'Aida è stata presentata con regie intimiste (John Dexter a New York, Bob Wilson a Roma, Giancarlo Del Monaco a Washington, lo stesso Franco Zeffirelli a Busseto), il lavoro composto per il Khedivé d'Egitto torna in versioni colossal. A Parma, Modena e Reggio Emilia è in scena fino ad aprile lo spettacolo ideato da Alberto Fassini riproposto dal regista Joseph Franconi Lee, con la giovane bacchetta di Antonino Fogliani sul podio.
Qui è in scena un Egitto visionario, mentre alla Scala dal 14 febbraio al 10 marzo torna la grandiosa Aida del 1962 con la regia di Franco Zeffirelli e gli eleganti costumi di Lia De Nobili. Si alternano tre cast guidati dalla bacchetta del trentenne Omer Meir Wellber. L'Aida emiliana ha inaugurato la stagione del Regio di Parma il 27 gennaio. Ancora efficaci (anche se ipertradizionali) le scene di Mauro Carosi e le coreografie di Marta Ferri con la loro patina di decadentismo incipiente. Fogliani tiene bene l'equilibrio tra orchestra e voci, ma non coglie tutte le finezze di una partitura tra le più raffinate di Verdi. Mariana Pentcheva (Amneris) e Susanna Branchini (Aida) si contendono abilmente un Walter Fraccaro (Radamès) un po' legnoso. Alberto Gazale (Amonasro) conferma di essere uno dei migliori baritoni verdiani su piazza. Ottimo il coro guidato da Martino Faggiani. Tanto la versione emiliana quanto l'imminente edizione scaligera sono per chi ama l'opera come si faceva una volta. (riproduzione riservata)
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