JORDI SAVALL, DON CHISCIOTTE
Beckmesser
Grazie all’Accademia Filarmonica Romana, ha fatto una breve tappa a Roma il “Don Chisciotte della Mancia” di Jordi Savall, musicista, direttore d’orchestra e violista di razza, che per oltre trent’anni si è dedicato alla scoperta e allo studio di tesori abbandonati di musica antica. Savall,nominato dall’Unione Europea Ambasciatore per il dialogo interculturale e Artista per la pace, ha realizzato lo spettacolo (a metà tra opera da camera e concerto) circa un lustro fa, in occasione dei 400 anni dalla pubblicazione del romanzo di Cervantes, e da allora lo porta in tournee nei cinque continenti : le prossime imminenti tappe italiane saranno a Firenze e Vicenza. Nel lavoro, il suo ensemble strumentale Hespèrion XXI viene coniugato con le eccellenti voci della Capella Reial de Catalunya e Elio Pandolfi, voce narrante.
La lettura della sintesi di otto episodi di Cervantes è accompagnata da musica europea ed araba del Seicento: dalle canzoni d’amore e di battaglia dei cavalieri medievali giunge fino alle danze di corte del Rinascimento e del Barocco. Si tratta in gran misura di partiture strumentali e vocali che sono state ritrovate dopo lunghe ricerche e che vengono portate per la prima volta all’attenzione degli ascoltatori. Due aspetti emergono come particolarmente importanti: a) l’unità culturale che, nel Seicento, aveva ancora il Bacino del Mediterraneo almeno sotto il profilo musicale (una dimensione che pochi musicologi italiani hanno esaminato); b) il fondo di melanconia nelle “romanze” (spesso scene a più voci) e nella stessa “ciaccone” finale pervade gli anonimi compositori. Una melanconia , però, serena – “mediterranea” – differente da quella triste del “fado” che pur in quell’epoca dominava il Portogallo e quello che oggi è il Marocco. Spettacolo, quindi, affascinante. Un solo neo in uno spettacolo di alto livello : Pandolfi non era microfonato adeguatamente e si perdevano parte delle battute. Lo si può facilmente correggere in altre esecuzioni.
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