giovedì 3 novembre 2011

CHIRURGIA PER DEBITO E BILANCIO Il Riformista 4 novembre

I LBRI DEI MINISTRI- ROBERTO CALDEROLI
CHIRURGIA PER DEBITO E BILANCIO
Giuseppe Pennisi
Il Ministro per la Semplificazione Amministrativa, Roberto Calderoli, è – ma pochi lo ricordano – un medico chirurgo che si è laureato in corso e con bel 110 e lode. Se la gestione della crisi, e del bilancio, fosse stata affidata a lui – pensano alcuni suoi sodali – forse non ci troveremmo nei cattivi panni con cui siamo arrivati al G20 di Cannes. Calderoli è quasi riuscito nell’obiettivo a disboscare la foresta pietrificata di norme grandi e piccole che frenano l’Italia e gli italiani ed a far varare, una volte per tutte, quel federalismo fiscale che – lo riconoscono economisti del livello di Yingyi Qian e Barry Weingast- è stato la vera molla della crescita degli Stati Uniti, in particolare delle loro aree meno sviluppate. Già in passato medici (come ad esempio, Gaetano Martino) hanno dato ottima prova nel trattare e risolvere problemi di politica economica internazionale.
In primo luogo, Calderoli avrebbe semplificato la gestione del debito pubblico. Sulla sua scrivania è in bella vista il recentissimo Working Paper 273 prodotto da tre i più noti economisti al servizio della Banca dei Paesi Bassi - Lex Hoogduin, Bahar Ozturk e Peter Wierts. Il lavoro include stime empiriche sulla base di dati dell’eurozona e dimostra come il debito pubblico a breve termine risponda alla curva dei rendimenti od ai tassi d’interesse , sempre con l’obiettivo di minimizzare i costi. Tuttavia, dall’inizio della crisi finanziaria la proporzione del debito pubblico a breve sul totale è aumentata e con essa anche quella del debito estero; crescono, quindi, i rischi connessi alle operazioni di rifinanziamento. Cosa fare? Maggiore attenzione , specialmente all’utilizzazione di titoli complicati.
In secondo luogo, sempre dal cuore della Banca dei Paesi Bassi – ah! Le “Province Unite” che esempio di vero federalismo!!!-, c’è un attacco al cuore della Bce che molti italiani di buon senso sarebbero pronti a sottoscrivere. Il Working Paper No. 272 (ne sono autori Janko Gorter dell’Università di Utrecht, Jan Jacobs e Jakon de Haan dell’Università di Groeningen, nonché economisti del servizio studi dell’istituto) dimostra che nel periodo 1998-2010 la Bce ha stretto i freni più del necessario con conseguenze non positive su produzione, redditi ed occupazione. La divergenza tra vari Paesi dell’eurozona è aumentata, anche se i dati non consentono di dimostrare se le regioni in ritardo sono state davvero penalizzati. Con queste analisi (al di sopra di ogni sospetto) in mano ci si dovrebbe fare ascoltare in quel di Francoforte!
In terzo luogo, dai suoi amici negli Usa ha appena ricevuto le bozze di un saggio in uscita sul “Journal of Consumer Research” . Il titolo è tutto un programma: Feeling the Future: The Emotional Oracle Effect. Il saggio sintetizza i risultati di otto studi empirici che indicano un curioso fenomeno: gli individui con maggiore autostima possono predire gli esiti futuri di azioni grandi e piccole meglio di quanto non riesca a farlo chi ha un grado modesto di autostima. Di autostima non fa difetto ed è anche un chirurgo; quindi, meglio di altri saprebbe come usare il bisturi non solo per delegificare ma anche per mettere a posto bilancio e debito.

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