Assalto finale all’Eurozona Banche Usa in pre-allerta
Merkel e Sarkozy lavorano per cambiare i Trattati Ue
DI GIUSEPPE PENNNISI
L a settimana che inizia il 28 novembre sarà quella del grande attacco all’euro: i mercati scommettono non nei con¬fronti di questi o di quei titoli di debito so¬vrano, ma sulla tenuta o meno dell’unione monetaria. A lanciare l’allarme è stata la stampa internazionale, dal The Economist al
The New York Times , ma anche i quotidiani finanziari online (specialmente quelli an¬glosassoni ed asiatici) e, quel che più conta, le 'newsletter' dei grandi fondi d’investim¬neto per i propri abbondati. Un grande fon¬do californiano descrive il recente incontro a tre di Strasburgo fra Berlino, Parigi e Roma come il percorso, nella nebbia fitta, di un au¬to guidata da un conducente (Merkel) in li¬te con il passeggero seduto al suo fianco (Sarkozy), mentre nel sedile posteriore c’è un nuovo arrivato già simile ad un pugile suonato (Monti).
Secondo un documento del colosso ameri¬cano Merrill Lynch, dunque, numerose ban¬che stanno organizzandosi per un mondo senza euro in cui le valute di Germania, Au¬stria, Benelux, e Finlandia si apprezzereb¬bero nei confronti del dollaro Usa, mentre quelle di Grecia, Italia, Portogallo e Spagna si deprezzerebbero. Alcuni istituti – ad e¬sempio, la Royal Bank of Scotland – offri¬rebbero ai loro migliori clienti di convertire i conti in euro in conti in panieri di valute. La fine dell’Eurozona fa comunque paura a tutti, poiché il caos sui mercati europei con¬tagerebbe il resto del mondo. Secondo l’Oxford Econometric Model, il dissolvi¬mento dell’unione comporrebbe, nel 2012, una contrazione del 2% del Pil mondiale in cui ovviamente l’Europa soffrirebbe più di altri. L’Italia, fra i Grandi, è non solo l’anello debole, ma uno dei Paesi che potrebbero sof¬frire di più con una contrazione del Pil at¬torno al 4% per l’anno che sta per iniziare.
Come difendersi nel breve periodo? Vengo¬no anzitutto lanciati appelli alla Bce perché intervenga massicciamente sui mercati. Ma quando le banche centrali si sono svenate per difendere una valuta (si pensi alla lira e alla sterlina nell’estate 1992) hanno finito per dovere alzare bandiere banca, restando senza riserve. Altri economisti (Chong Huand dell’Università di Pennsylvania, Jean-Yves Filbien dell’Università di Monréal e La¬bodance Fabien dell’Università di Grenoble) in lavori distinti propongono invece sem¬plicemente che la Bce parli con una sola vo¬ce e tenga la barra dritta. Nel contempo, gli Stati dell’Eurozona dovrebbero fare inten¬dere che al vertice del 9 dicembre si opterà per un sostanziale deprezzamento della va¬luta nei confronti del dollaro al fine di dare ossigeno alle economie reali.
L’attacco all’euro è stato comuneue accele¬rato dalla scarsa attenzione alla «crescita» nel documento N.11/822 della Commissio¬ne Ue finalizzato a modificare – con un sot¬terfugio – i Trattati. Del documento origina¬le ne in possesso Avvenire che lo ha riassun¬to nell’edizione di venerdì 25 novembre. Ie¬ri il quotidiano tedesco Bild parlava di 'trat¬tative segrete' fra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, riferendosi a un piano per arrivare a un nuovo patto di stabilità europeo entro l’inizio del prossimo anno. Trattasi proprio delle modifiche sulle regole dei bilanci pub¬blici citate nell’articolo di Avvenire intitola¬to «Il piano? Una politica di bilancio comu¬ne » per la modifica dei Trattati – in larga par¬te seguendo le proposte della Commissione – grazie a un negoziato condotto da Germa¬nia, Francia, ma anche dell’Italia, i cui lea¬der, nell’incontro di Strasburgo, hanno re¬cepito i punti essenziali. Se si riesce a difendere l’euro nel breve pe¬riodo, infatti, nel medio la strada maestra è una vera riforma dei Trattati per dare prio¬rità alla convergenza dell’economia reale (os¬sia della produttività e della competitività).
l’escalation. L’ipotesi del crollo fa breccia: i maggiori istituti di credito al mondo esaminano la possibilità di una disintegrazione dell’area euro
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L’AVVERTIMENTO
«Addio euro, le banche si preparano»
NEW YORK. Le maggiori banche al mondo si preparano a quello che, fino a poco fa, sembrava impensabile: la disintegrazione dell’area euro. Lo riportava ieri il New York Times, sottolineando che molti istituti di credito, quali Merrill Lynch, Barclays Capital e Nomura hanno pubblicato decine di rapporti in settimana nei quali esaminano la possibilità di una disintegrazione dell’area euro. Nel Regno Unito, Royal Bank of Scotland mette a punto piani di emergenza nel caso in cui l’impensabile diventi realtà.
Negli Stati Uniti le autorità di regolamentazione spingono le banche, fra le quali Citigroup, a ridurre la loro esposizione verso l’area euro. «Le banche in Francia e in Italia non stanno mettendo a punto piani di emergenza perché hanno concluso che una disintegrazione dell’area euro è impossibile», evidenzia il quotidiano.
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