venerdì 25 febbraio 2011

Quattro buone ragioni per non turarsi il naso Il Foglio 26 febbraio

25 febbraio 2011
Quattro buone ragioni per non turarsi il naso
Gallerie immagini:

Perché correre a Parma o a Reggio Emilia a vedere una messa in scena concepita nel lontano 1974 del “Naso” di Dmitri Šostakovi? In primo luogo, per studiare come con pochi rubli (del 1974) ma tanto ingegno si possa fare uno spettacolo ancora oggi fresco e divertente. In un momento in cui si paventa la chiusura di templi della lirica in Italia (i cui costi medi sono il doppio di quelli dell’Unione europea) è salutare vedere come nel piccolo “teatro d’opera da camera” (200 posti) il regista Boris Prokrovksij e i suoi collaboratori siano stati in grado di ricreare la Pietroburgo di fine Ottocento, spaziando dall'immensa cattedrale ai palazzi del potere con un minimo di attrezzeria, sapienti giochi di luce e costumi sgargianti: ciò che più sorprende è che lo spettacolo affascini anche oggi non solo gli anziani ma soprattutto i giovani (come si è visto all’anteprima per gli under 30).
In secondo luogo, il regista Boris Prokrovksij mise in scena l’opera dopo ben 41 anni dall’ultima rappresentazione in Russia. Era stata vietata dopo due recite nel 1931 (una ripresa dopo 14 repliche trionfali nel 1930): anche se era stata messa in scena in un teatro secondario di Leningrado, dava fastidio alla “Mosca-che-poteva”, quella di Stalin e del suo entourage. Graffia ancora contro tutte le bigotterie ed è, quindi, attualissima. In terzo luogo Dmitri Šostakovi ci insegna a non turarci il naso ma ad andare dritti.
Nel 1930, aveva 24 anni, era un gran bevitore di champagne di Crimea e assiduo frequentatore dei letti di mogli altrui. A maggior ragione, nel suo primo lavoro per la scena metteva alla berlina i falsi perbenisti puritani. In quarto luogo, lo spettacolo è frutto di un lavoro di équipe in cui i cantanti recitano e ballano con brio un “Wozzeck” alla rovescia. Un’epoca analoga a quella dipinta da Berg viene mostrata non con amarezza ma con allegria e ironia con una partitura eclettica e ardita sotto il profilo sia orchestrale che vocale.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Giuseppe Pennisi

Nessun commento: