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ECO - Il programma di rilancio economico visto con il cannocchiale
Londra, 9 feb (Il Velino) - Guardando un bosco a distanza, con il cannocchiale, se ne vedono meglio i contorni anche se non si scoprono con immediatezza punti di forza e di debolezza dei singoli alberi. Il vostro “chroniqueur” è a Oxford, distinto e distante dalle beghe sulle singole misure del piano di rilancio economico e di riforme che in Italia si sta varando oggi. Non è, quindi, nella condizione migliore per valutare le misure specifiche: il loro orientamento generale, tuttavia, non si distingue che in misura limitata dal Piano Nazionale di Riforme (PNF), approvato dal Governo prima di Natale, ora all’esame del Cnel e del Parlamento, e in attesa di essere vagliato in aprile dalle autorità europee. L’unica innovazione sostanziale è il maggior accento sulla libertà d’impresa, specialmente sulle piccole e medie imprese che, come ricordano con frequente insistenza le analisi della Fondazione Edison, rappresentano l’ossatura del sistema manifatturiero italiano.
Restano interrogativi di lungo periodo, specialmente se senza una politica a lungo termine che “svecchi” la struttura demografica del Paese e ne allarghi la dimensione media delle imprese industriali, l’Italia possa riprendere a segnare tassi di crescita da “Paese maturo”, non aumenti del Pil “rasoterra”: a Oxford – si badi bene - ci si dice che si dovrebbe considerare un successo se l’Italia tornasse, entro il 2014, a saggi di sviluppo sul 2,5% l’anno, di buon livello per un Paese “maturo” ma inferiori al 3%-4% l’anno di cui si parla in questi giorni.
Occorre poi situare il programma di riforma nella strategia in sei punti che rappresenta il cuore stesso dell’accordo franco-tedesco perché l’UE esca dalla crisi iniziata nell’estata 2007. In Italia, lo si fa raramente. Con il cannocchiale dal Nuffield College di Oxford, ciò diventa un requisito indispensabile.
I sei punti del “patto per la competitività” sono i seguenti: a) un sistema comune di tassazione per le rendite finanziarie e per la tassazione societaria in generale; b) l’uniformazione dei sistemi previdenziali (portando a 67 anni l’età della pensione); c) misure costituzionali per il pareggio di bilancio; d) riduzione (drastica) dell’arco temporale per giungere ad uno stock di debito pubblico non superiore al 60 per cento del Pil (e per non superarlo) e) riconoscimento reciproco dei titoli di studio (ed abolizione del loro valore legale) e f) definizione di regimi “nazionali” (non europei) per trattare le crisi bancarie.
In effetti, l’Italia auspica da anni un sistema di tassazione europeo sulle rendite finanziarie e sulle spa e si è già data un sistema previdenziale che rende possibile il raggiungimento degli obiettivi del “patto per la competitività”. L’art.81 della Costituzione dovrebbe essere lo strumento per realizzare c) e d) ma ha ormai così poca credibilità che sarebbe illusorio pensare che i partner europei lo prendano sul serio; non solo occorrerà una misura costituzionale più cogente, l’eventuale attuazione di questi aspetti del “patto” rallenterebbe, nel breve termine, la crescita nell’UE non l’accelererebbe, ponendosi, quindi, da ostacolo, non da supporto, alle misure italiane per accelerare lo sviluppo. All’auspicabile abolizione del valore legale dei titoli di studio, infine, si oppongono lobby dalle radice profonde e dall’ambito diffuso.
Cosa concludere? Programma di rilancio e “patto per la competitività” franco tedesco non possono e non devono restare su binari vicini ma distinti. Uno dei due potrebbe deragliare.
(Giuseppe Pennisi) 9 feb 2011 08:46
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