Le strategie per la crescita e la coesione
Piano per le riforme,
una risorsa al vaglio dell'Ue
di Giuseppe Pennisi Ad aprile, l’Unione Europea esaminerà il Piano nazionale di riforme predisposto dall’Italia sotto la guida dell’allora ministro per le Politiche Europee Andrea Ronchi. In questi giorni, il Piano è al vaglio del Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel). Il Pnr è anche la base – ma nessuno lo dice – del programma di rilancio dell’economia di cui si discute in questi giorni.
Nell’ambito del nuovo sistema di governance dell’Ue nel primo semestre di ogni anno, vengono coordinate ex ante le politiche economiche nazionali, sia quelle di bilancio sia quelle strutturali. All’inizio di gennaio la Commissione europea ha approvato l’indagine annuale sulla crescita (Annual growth survey) con cui ha individuato le azioni e le misure prioritarie da adottare. A fine marzo, il Consiglio europeo per elaborare a marzo le linee guida di politica economica e di bilancio da indirizzare agli Stati membri perché le incorporino nei Piani nazionali di riforma (Pnr, elaborati nell’ambito della nuova Strategia Ue 2020) e nei Piani di stabilità e convergenza (Psc, elaborati nell’ambito del Patto di stabilità e crescita), da presentare a metà aprile alla Commissione e in seguito al Consiglio. Un ulteriore passaggio avverrà a inizio giugno allorché la Commissione europea sulla base dei vari Pnr e Psc presentati, formulerà le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati membri. Sarà poi il Consiglio Ecofin e, per la parte che gli compete, il Consiglio occupazione e affari sociali, ad approvare sempre a giugno le raccomandazioni della Commissione europea, anche sulla base degli orientamenti che verranno espressi dal Consiglio europeo.
In materia di mercato del lavoro e prospettive dell’occupazione, il Pnr (predisposto lo scorso novembre) dovrebbe, alla luce dell’evoluzione degli ultimi mesi, rendere più chiari e definiti anche quantitativamente gli obiettivi legati alle specifiche politiche, azioni, piani e programmi ed esplicitare per ciascuno di essi strumenti, risorse dedicate e soggetti sociali e istituzionali che si intende coinvolgere attivamente. Inoltre, il ruolo delle parti sociali, andrebbe pertanto valorizzato stabilmente nel processo decisionale, nella gestione e nell’attuazione del Pnr. Esso rappresenta una “risorsa” fondamentale per la crescita, l’occupazione, la coesione.
In particolare, la disoccupazione giovanile, con una tasso del 29%, è la vera emergenza alla quale occorre dedicare politiche, azioni, risorse all’interno di una strategia organica e di medio periodo. Ma necessita anche di una terapia d’urto e di scelte che raccolgano e facciano sintesi di indicazioni e proposte che provengono dalle parti sociali e dalle Regioni insieme a quelle presentate da varie parti in Parlamento.
Sarebbe, poi, utile aggiornare gli obiettivi al 2020 assunti nel Pnr anche alla luce delle proposte formulate dagli altri Stati membri dell’Ue. In particolare, si sottolinea: la spesa per ricerca-sviluppo-innovazione sul Pil fissata pari al 1,53% a fronte di un obiettivo UE del 3%; la riduzione degli abbandoni scolastici al 15/16% con l’Ue che propone il 10%; l’incremento dell’istruzione terziaria o equivalente al 26/27% a fronte di un obiettivo Ue fino al 40%.
Altro aspetto critico è una credibile politica europea nazionale e territoriale soprattutto nel mezzogiorno. Gli obiettivi 2020 fissati dalla Ue non sono in coerenza con le politiche di bilancio comunitario e le stesse innovazioni sul futuro dei fondi strutturali dopo il 2013 non sono certamente favorevoli al sostegno delle politiche di coesione in Italia. In tale contesto vanno valutate con attenzione le proposte formulate da più parti al livello europeo che auspicano l’emissione di nuovi strumenti finanziari volti ad agire sul debito e/o sul finanziamento dello sviluppo.
Per favorire la ripresa dell’economia meridionale è necessaria la riqualificazione della spesa ordinaria e la completa attivazione della spesa aggiuntiva, serve quindi instaurare un rinnovato metodo di collaborazione tra il Governo, le Regioni e le altre istituzioni locali, con sede stabile di confronto tra Governo e Regioni aperta al contributo sistematico delle parti economiche e sociali.
L’insieme delle riforme per la crescita e l’occupazione di Europa 2020 devono concorrere a ridurre la povertà. Ma, come viene indicato nella comunicazione della Commissione Europea, occorrono politiche e azioni specifiche e di ampio respiro per lottare contro la povertà e perseguire l’obiettivo di ridurla drasticamente (obiettivo italiano 2.200.000 poveri in meno al 2020).
24 febbraio 201
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