giovedì 24 febbraio 2011

Non c'è crescita se non si frena la corruzione Il Velino 24 febbraio

ECO - Non c'è crescita se non si frena la corruzione

Roma, 24 feb (Il Velino) - In questi giorni, il ministero dell’Economia e delle Finanze sta rivedendo, alla luce dei nuovi obiettivi di crescita annunciati dal presidente del Consiglio (un aumento del Pil di 3-4 per cento l’anno da realizzare entro il 2013-2014) il Piano Nazionale di Riforme (Pnr) che l’Ue esaminerà in aprile congiuntamente con il Piano di Stabilità. Sul Pnr sta naturalmente lavorando anche il Cnel, utilizzando in essenza il testo approvato dal Consiglio dei ministri del novembre scorso (che proponeva l’obiettivo di portare il tasso di crescita da rasoterra negli ultimi 15 anni al 2 per cento l’anno entro il 2012) in attesa che venga formalizzato l’aggiornamento. È in questo contesto che deve essere esaminata la relazione del procuratore generale della Corte dei Conti sull’aumento della corruzione, specialmente nelle pubbliche amministrazioni. L’indignazione permanente che permea molti editorialisti quando si affronta questo tema serve poco o nulla. Il nodo centrale è che la corruzione è uno dei principali freni allo sviluppo quali che siano le altre strategie di crescita che si vogliano adottare. Nell’ultimo rapporto annuale, Transparency International pone l’Italia al 67simo posto (dietro il Ruanda e appena un gradino dopo la Georgia) tra i 178 Paesi censiti; nel 2010 c’è stata addirittura una retrocessione poiché nel 2009 eravamo al 63simo posto. L’indicatore di Transparency International è spessoutilizzato da manager, imprenditori , uomini d’affari per “percepire” la corruzione di un Paese; ciò spiega in gran parte perché l’Italia è uno dei Paesi che meno attrae investimenti dall’estero. All’ultima conta (novembre 2010), in percentuale del Pil, gli investimenti diretti dall’estero in entrata sono il 18,6 per cento in Italia, contro il 21 per cento della Germania, il 42,8 per cento della Francia, il 45,9 per cento della Spagna e il 51,7 per cento del Regno Unito.

Il premio Nobel Douglas C. North individua negli alti “costi di transazione” (il balzello implicito o esplicito per effettuare una transazione economica) causati dalla corruzione il freno principale allo sviluppo di Paesi o aree arretrate e la determinante principale del declino di quelli già ad alto reddito. Il quadro peggiora se dalle classifiche mondiali si passa a quelle europee. Secondo uno studio comparato condotto dalla Università di Göterburg per conto della Commissione Europea, sui 27 Stati dell’Ue l’Italia si colloca al 25simo posto, seguita soltanto da Bulgaria e Romania. Dagli indici regionali si ricava che in Italia coesistono regioni (geografiche oltre che amministrative) tra le più virtuose d’Europa (Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta) e tra le più peccaminose del continente (Campania e Calabria). Ad esempio, secondo la ricerca, mentre per le assunzioni del settore pubblico allargato alle municipalizzate, nelle prime tre regioni conta la meritocrazia accertata tramite concorsi asettici, nelle altre due fanno premio “i rapporti interpersonali”. Circa venti anni fa, quando infuriava Tangentopoli, stimai che la corruzione comportava un aumento dei costi di produzione del 10-15 per cento, causando, quindi, una perdita di competitività e la riduzione della quota di mercato mondiale del “made in Italy” che si sarebbe aggravata negli Anni Novanta e nel primo lustro del nuovo secolo.

Cosa fare? Si sono varate leggi e creati Alti Commissariati ma occorre una profonda rivoluzione concettuale. È quanto si propone un progetto pluriennale della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione (Sspa). Il progetto si inserisce nel Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità del Governo, volto a favorire la diffusione della cultura della legalità e della trasparenza all’interno della pubblica amministrazione. I direttori della ricerca (Giorgio Bernando Mattarella e Gustavo Piga) e il Comitato Scientifico, i ricercatori e i docenti che collaborano in varie aspetti del progetto non hanno la presunzione di voler essere la soluzione al problema; il progetto vuole semplicemente rappresentare una delle modalità con le quali stimolare la reazione della società, per renderla parte attiva e consapevole nella lotta contro la corruzione. Un sito web (http://integrita.sspa.it) fornisce un toolkit informativo ed è soprattutto uno strumento per un dialogo tra esperti e società civile (il sito contiene un “blog”, http://blogintegrita.sspa.it a cui tutti possono accedere e contribuire). Non si tratta certo di una misura risolutiva. Ma di un passo importante nella direzione giusta. Anche perché le stime che circolano in questi giorni pongono in due punti percentuali l’aumento di Pil che si avrebbe ove si facesse un’attività intensa di liberalizzazioni, soprattutto a livello locale. Con una significativa riduzione della corruzione si otterrebbe almeno altrettanto.

(Giuseppe Pennisi) 24 feb 2011 12:41

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