di Giuseppe Pennisi
Ruggero Cappuccio, regista del nuovo allestimento del donizettiano Elisir d'Amore (a Roma fino al 18 febbraio), porta il melodramma giocoso dai Paesi baschi sempre un po' nuvolosi a un assolato villaggio nei pressi di Napoli (le scene sono di Nicola Rubertelli, i costumi di Carlo Poggioli). Cappuccio non forza sul comico e non cede alla tentazione di attualizzare la vicenda ai giorni nostri (come fanno altri registi) ma tiene l'equilibrio tra il sentimentale-larmoyant e l'ironico (così come il lavoro venne pensato da Gaetano Donizetti e dal suo librettista Felice Romani) in paesaggi da cartolina illustrata.
Complici del godibile spettacolo sono la sperimentata concertazione di Bruno Campanella, esperto in questo tipo di repertorio, e due giovani interpreti: la slovacca Adriana Kucerová (Adina) che, a circa 25 anni ha già trionfato nel ruolo al Festival di Glynbourne, e l'albanese Saimir Pirgu (Nemorino) che, appena trentenne, è già uno dei tenori lirici più affermati su scala internazionale. Applauditissimo il rondò finale della Kucerová e Una furtiva lacrima di Pirgu. A fronte dei loro vocalizzi, e degli svettanti «do» acuti di Pirgu, con un'orchestra che li accompagna più che guidarli, impallidiscono i pur valenti Fabio Maria Capitanucci (Belcore) e Alex Esposito (Dulcamara). I personaggi loro affidati mancano di quel velo di malinconia che renderebbe lo spettacolo perfetto. (riproduzione riservata
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