sabato 5 dicembre 2009

TRASPARENZA GLOBALE DOPO PITTSBURGH Formiche dicembre

TRASPARENZA GLOBALE DOPO PITTSBURGH
Giuseppe Pennisi
Deciso a Pittsburgh che il compito di definire le nuove “global rules” – vi ricordate il “Lecce Framework” di alcuni mesi fa? – viene affidato al G20, occorre chiedersi perché i giuristi sembrano tanto silenti in materia. In fin dei conti, stabile “regole”, scriverle in un linguaggio che non dia adito ad ambiguità, far sì che vengano accettate da un gruppo così variegato come il G20 e , ove risultanti in convenzioni o trattati internazionali, è funzione più dei giuristi che degli economisti. Non per nulla, è stato proprio un giurista, il Ministro dell’Economia e delle Finanze dell’Italia, Giulio Tremonti, a lanciare il sasso, anche se, successivamente, il dibattito sembra diventato “croce e delizia” di economisti, di diplomatici e della variopinta schiera di “barracuda esperti” che di solito si accoda alle riunione internazionali.
Il silenzio dei giuristi pare assordante. Quindi, anche in quanto il Premio Nobel 2009 per l’Economia è stato conferito ad un giurista (Oliver Williamson), ho cercato, per questa rubrica a carattere economico, alcuni saggi recenti di esperti di diritto societario e finanziario, particolarmente versati in aspetti internazionali.
Il lavoro più provocatorio è apparso di recente sulla “European Company and Financial Law Review”, un periodico scientifico certamente in bella vista negli scaffali del Ministero dell’Economia e delle Finanze e della Banca d’Italia. Ne è autore Emilios Avgouleas, che nonostante un nome da “amante latino”, è un distinto cattedratico di diritto societario alla Università di Manchester. Tratta del “paradigma della trasparenza” nel diritto europeo (tanto comunitario quanto dei singoli Stati dell’Unione). Le “nuove regole” – ci è stato ripetuto- dovrebbero fornire ai mercati la trasparenza che sarebbe mancata innescando una delle determinanti della crisi. Emilios Avgouleas tratta in dettaglio non solamente le regole attualmente in vigore ma se ed in che misura la loro applicazione avesse fatto difetto e contribuito a scatenare la crisi. La sua conclusione è netta: si può sempre migliorare in termini di norme e di prassi sugli accantonamenti prudenziali e di protezione dei piccoli investitori, ma se si guarda con cura alle relazioni trimestrali ed ai consuntivi delle aziende (specialmente bancarie) più coinvolte nella crisi, si conclude che le regole in vigore sono state di norma seguite pedissequamente ed i rischi di molte operazioni messi in luce vividamente (pur se non drammatizzati) . Sono stati i “controllori” – collegi sindacali, assemblea societarie, authority grandi e piccole, stampa ed opinione pubblica – a non accorgersene. Cosa fa pensare che se hanno trascurato i segnali provenienti dalle regole in vigore non faranno lo stesso con le nuove “gobal rules”.
Sull’altra sponda della Manica, all’Università di Ghent, giunge a conclusioni analoghe un altro specialista in pandette di diritto societario, Eddy Wymeersch, in un saggio ancora inedito ma pronto ad inviarlo a chi lo richiede (all’indirizzo elettronico eddy.wymeersch@ugent.be ) . Wymeersch non è tanto scettico quanto Avgouleas. Il suo lavoro commenta specificatamente le conclusioni del “G20” di Pittsburgh; pur dubbioso che le fatiche del “G20” porteranno ad esiti concreti in materia di nuova regolazione , Wymeersch- che guarda in specifico a quella attinente ai mercati azionari dal punto di vista dei regolatori europei - vede uno spiraglio di lungo periodo tramite la” ri-attivazione di un dialogo internazionale sulle regole”.
Tornando alle bianche scogliere di Dover, però, le speranze, pur se timide e modeste di Wymeersch vengono freddate da una monografia – dal titolo eloquente : “Verdetto”- sulle cause e implicazioni della crisi finanziaria, pubblicata a fine novembre dall’Institute of Economic Affairs (IEA), il ”pensatoio” di cui si nutrono i”neo-conservatori” , pronti a tornare a Downing Street dove tanti anni in cui gli inquilini sono stati i laburisti. E’ un lavoro collettaneo di 15 esperti, in cui, però, i giuristi sono più numerosi degli economisti: all’origine della crisi ci sarebbe stato l’eccesso non il difetto di regolazione specialmente nel settore bancario – circa un anno fa Terry Arthur, nella rivista dell’IEA aveva definito “socialismo bancario” quello in vigore in Gran Bretagna- e, di conseguenza, sono necessarie non “nuove regole” ma pochi strumenti (distinti e distanti dal “Lecce Framework”) atti a risolvere alcune debolezze specifiche del sistema.
Quindi, i giuristi sono stati meno silenti di quel che sembra ad un’analisi superficiale. Non poteva non essere così in un campo in cui economia e diritto si intrecciano. Quando vengono ascoltati?
Per Saperne di più
T. Arthur "Banking on Socialism" Economic Affairs, Vol. 28, Issue 4, pp. 75-76, December 2008

E. Avgouleas The Global Financial Crisis and the Disclosure Paradigm in European Financial Regulation: The Case for Reform, European Company and Financial Law Review, Vol. 6, No. 4, 2009
E. Wymeersch "Global and Regional Financial Regulation, the Viewpoint of a European Securities Regulator" (in corso di pubblicazione)
"Verdict on the Crash: Causes and Policy Implications" Institute of Economic Affairs Monographs, No. HPB 37, 2009

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